29. Un dolce attimo.

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"Quegli occhi avevano smesso di fare guerre, ora avevano solo voglia di amare."


"Che significa che non vuoi festeggiare?!" mi chiese quasi urlando Kat. "Compi diciassette anni Desteny, perchè non vuoi che lo sappiano nemmeno Jace e Steven?" Ovviamente l'omissione di quella mattina sul mio compleanno era stata oggetto di un'ampia e non proprio calma discussione con lei, e ora, mi aveva messa in trappola tra urla e isterismi.

"Lo sai che non mi è mai piaciuto festeggiare! Voglio solo che sia come gli altri anni, non vedo perchè quest'anno debba essere diverso." insistetti.

"Perchè quest'anno è diverso!...dovresti dirlo a Jace. Siete amici no?" indagò, ma sapevo non intendesse solo ciò che aveva chiesto. Eravamo amici sì, ma con lui era diverso, sicuramente non era come il rapporto che avevo con Kat...e oltre a lei, mai nessuno si era disturbato di scoprire in quale giorno fossi nata.

"Si ma..." non avevo una spiegazione accettabile in realtà. "Va bene. Solo Jace e Steven. Nessun tipo di festa o cose del genere. Sarà un venerdì assolutamente normale." dettai le mie condizioni in tono assolutamente autoritario.

"Va bene..." si rabbuiò. "Nemmeno la torta?" chiese con tono sommesso e gli occhioni teneri.

"Kat!" la rimproverai.

"Va bene. Va bene." sbuffò. "Allora...come và con Jace?" chiese con un sorriso a trentaquattro denti, che sfoderava per tirarmi fuori più informazioni possibili. Le lanciai un'occhiataccia e per il resto del pomeriggio ci limitammo a discutere sulla mia presunta relazione con Jace e non riuscimmo quasi a studiare nulla. Verso sera tornai a casa e sprofondai in un sonno profondo, senza sogni.

Il mattino dopo ero finalmente tranquilla e ben riposata. Arrivai a scuola appena in tempo per la lezione di chimica. A lezione di matematica Derek prese posto al banco accanto al mio, voltandosi per rivolgermi un sorriso. 

"Sicura che per te non è un problema?" mi chiese per la decima volta mentre uscivamo dall'aula,dopo un'ora di formule e grafici dei quali non avevo capito niente.

"Sicurissima. Ci vediamo dopo le lezioni." affermai, abbozzando un sorriso per convincerlo. Ero passata dall'odiarlo ad aiutarlo in poche settimane, ed era alquanto strano, ma ci stavo andando con i piedi di piombo e conoscevo il limite che c'era tra noi, quindi ero abbastanza tranquilla.

"Alla mia auto?" mi chiese cominciando ad incammincarsi verso il corridoio di lato.

"Si." annuii.

"Allora a dopo." mi salutò con un cenno della mano allontanandosi.

"A dopo." lo salutai di rimando, andando a sbattere contro qualcosa. Ok, come sempre, non era 'qualcosa', ma 'qualcuno'. Mi girai di scatto e mi ritrovai Jace a qualche centimetro di distanza, con le mani sui miei fianchi. Le mie guance cominciarono ad accendersi quando tenni gli occhi sui suoi per qualche secondo. Dannata pelle che mi andava a fuoco appena era a contatto con la sua!

"Hei.." feci per allontanarmi e ricompormi ma ad un mio passo indietro, lui ne faceva uno avanti.

"Dove..." si schiari' la voce. "Dove devi vedere Derek dopo?"

"Cosa?" mi innervosii all'istante e riuscii a mettere qualche centimetro in più di distanza tra noi.

"Gli hai detto che vi vedrete dopo, no?" aveva un tono pacato ma c'era del nervosismo nella sua voce, che io già non sopportavo.

"Si e allora? Dobbiamo studiare." incrociai le braccia sul petto.

"Un altro compito?" indagò con una nota di fastidio nella voce.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now