30. Fammi spazio nel tuo cuore.

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Quella notte non chiusi occhio; non avevo avuto incubi,nè brutti pensieri ma un insieme di dubbi e ansie si era insinuato nella mia testa senza lasciar spazio al riposo. Non facevo altro che pensare alla sera precedente, a Jace e alle sue labbra sulle mie. Dopo quel bacio non ero riuscita più a dire nulla, Jace mi aveva accompagnata a casa in completo silenzio; lui aveva provato ad aprire argomenti ma senza la mia partecipazione ne era solo rimasto deluso. Anch'io ero delusa da me stessa per quel comportamento, ma non sapevo davvero come comportarmi o cosa dire. Non ero mai stata in una posizione del genere, non avevo mai provato quelle emozioni ed ero in preda al panico. Ero certa di non voler rinunciare a lui e a ciò che stava accadendo,ma pensavo continuamente che sarebbe stata la cosa più semplice. Per me era sempre stato più semplice ignorare ciò che sentivo ma in quel momento ero costretta a pensare a lui da chissà quale forza dell'universo. Se Jace non fosse stato Jace, avrei potuto mettere fine a tutta quella storia, ma il peggio era proprio quello: lui era lui, e non riuscivo a stargli lontana. Ci avevo provato e sicuramente lo avrei ancora fatto, ero cosi' per mia natura, ma avrei avuto comunque sempre la consapevolezza di non volerci riuscire davvero e tutto ciò non mi lasciava scampo. Iniziare una relazione con lui sarebbe stato qualcosa di nuovo per me, forse la cosa più bella che mi sarebbe potuta capitare, ma non riuscivo a non esserne spaventata. Avevo passato la vita a cercare di non essere ferita, a cercare di evitare il dolore, eppure in quel momento mi ritrovavo faccia a faccia con qualcosa che me lo avrebbe procurato sicuramente. Perchè non poteva esserci amore senza sofferenza, si sapeva.

Al mattino mi alzai con ancora una gran confusione in testa; se la notte portava consiglio, allora io l'avevo sicuramente scambiata per il giorno. Ero terribilmente in ansia al pensiero di rivederlo e ancora di più perchè non avrei sicuramente saputo come comportarmi. Indossai velocemente uno dei miei jeans neri strappati sul ginocchio e un maglione largo color panna, spazzolai i capelli lunghi e misi un po' di matita nera sugli occhi; non lo facevo sempre, solo quando stavo un po' meglio per riuscire a ricordarmene. Arrivai a scuola con il cuore in gola e faticai a deglutire quando davanti al cancello riconobbi Jace, Steven e Kat. Stavano tranquillamente conversando, fino al mio arrivo. Kat mi strinse in un abbraccio appena mi avvicinai, mentre sentivo già lo sguardo di Jace su di me.

"Buongiorno."

"Come và, Dè?" Kat sciolse l'abbraccio sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori. Sembrava davvero raggiante e mi chiesi se fosse successo qualcosa. In quel momento rammentai di non averle detto nulla sul bacio con Jace, non ne avevo avuto ancora il tempo ma sapevo che mi avrebbe sicuramente ucciso con la forza del pensiero se non glielo avessi riferito al più presto.

"Sei di ottimo umore stamattina." le feci notare con un sorriso. Lei sorrise nuovamente, in quell'istante la campanella suonò. Ci avviammo verso le classi ma ad un certo punto mi sentii trattenere da dietro. Sapevo chi era,ovvio, e il cuore cominciò a balzarmi nel petto senza sosta. Non mi girai ma sentii la sua voce calda sul mio collo che mi fece quasi il solletico e sussultai.

"Io e te dobbiamo parlare." sussurrò. Mi girai dopo qualche secondo ma Jace era già poco lontano da me, con un sorriso stampato in faccia. Sospirai e raggiunsi la mia classe, con l'ansia che mi consumava e le mani tremanti.  Scappavo da una vita; scappavo di casa da piccola per non sentire le grida dei miei, scappavo quando c'erano delle situazioni difficili e scappavo da sempre dalla gente e da tutte le emozioni che portava stare a contatto con essa. Tra queste cose ovviamente c'era l'amore, mi ero ripromessa di non lasciare a nessuno il controllo sul mio cuore, l'avevo fatto con la mia famiglia ed ero rimasta delusa...non avrei voluto farlo mai più. Tuttavia il cuore stesso mi portava verso quel ragazzo tatuato, verso quei profondi occhi verdi che ormai mi erano entrati dentro come una seconda anima.

A pranzo mi ritrovai in terrazzo senza nemmeno pensarci. Faceva parte della formula fisica di attrazione che ormai circoscriveva il mio rapporto con Jace, oppure, era solo una mia deficienza non pensare a certe cose, come ad esempio, al fatto che sapevo che mi avrebbe trovata lì.

"Sapevo di trovarti qui." Ecco, appunto. Mi voltai e vidi Jace, con gli occhi verde giada luccicanti, la maglietta blu con il collo slabbrato e le macchie nere che gli marchiavano il petto fuoriuscivano dalla stoffa leggera, completando il quadro alla perfezione. "E tu sapevi che ti avrei trovata qui. Ma da ieri sera cerchi in tutti i modi di evitarmi, no?.." si incupì al suono delle sue stesse parole.

"Jace..." scossi la testa cercando di trovare qualcosa di convincente da dire, per non ammettere quanto fossi idiota. 

"No aspetta, fammi parlare." mi bloccò. "Non voglio farti pressioni, aspetterò tutto il tempo necessario. Voglio solo che tu stia bene e penso che insieme potremmo stare davvero bene...non credo di essere in grado di prendermi cura di te come meriti, ma ci voglio provare e aspetterò finchè non l'avrai capito anche tu." si passò frustrato le mani tra i capelli e sentii le lacrime iniziare a salirmi agli occhi. Idiota, idiota, idiota. "Desteny, sono un casino, la mia vita è sempre stata un casino, non ho mai avuto un posto da considerare davvero casa, ma con te...con te sento che posso provare a mettere tutto a posto." si avvicinò e sentii il calore che emanava il suo corpo all'istante. Le lacrime ormai erano ben visibili sul mio volto.

"Jace..." iniziai, prendendo coraggio. "Non sono...quella giusta, per mettere le cose a posto. Sono più incasinata di te, non riusciremmo ad arrivare a capo di questa storia. Non arriveremmo da nessuna parte..." mi posò le mani sulle guance e mi asciugò le lacrime con i pollici, dolcemente. Chiusi gli occhi per qualche istante ma li riaprii appena sentii la sua voce.

"Non mi interessa arrivare da qualche parte adesso." scandi' ogni parola. "Voglio solo questo, noi." un pallido sorriso gli appari' sulle labbra. Tenni lo sguardo fisso nei suoi occhi per qualche minuto, ma a me sembrò un'eternità, dopodichè mi decisi a parlare. Non ero arrivata ad una conclusione, ma trasportata dalle emozioni, mi obbligai a prenderla al meglio, a credere alle sue parole, e in noi.

"Va bene..." dissi timidamente.

"Va bene cosa?" indagò lui prontamente.

"Questo... Va bene per me." abbozzai un mezzo sorriso.

"Davvero? Vuoi dire...vuoi dire che..?" sospirò, sembrava si fosse appena tolto un peso dallo stomaco. "Vuoi stare con me?" il suo sguardo era pieno di speranza e mi toccò il cuore, nel profondo.

"Potremmo provare ad andare con calma..."

"Si, certo." mi cinse in un abbraccio e mi alzò da terra facendomi roteare tra le sue braccia. "Andremo alla velocità che vuoi tu." il suo sorriso era la cosa più bella che avessi mai visto e non riuscii a nascondere la mia gioia nell'averlo provocato.

"Va bene." sussurrai sulle sue labbra.

"Okay." lo sentii rispondere ma ero già persa nel sapore dolce della sua bocca. Migliaia di brividi si impossessarono del mio corpo a contatto con le sue labbra calde. Dopo qualche istante, al suono della campanella cercai di allontanarmi controvoglia ma la sua stretta era troppo forte. 

"Non abbandonarmi dai, non puoi lasciarmi di già." piagnucolò stringendomi ancora.

"Dobbiamo andare in classe Jace." gli lasciai un bacio veloce sulle labbra, come se fosse una cosa che facessi abitualmente, e la cosa mi piacque più del previsto. Riuscii a divincolarmi e mi avviai verso le scale portandomelo dietro con la mano intrecciata alla sua. Lo sentii protestare alle mie spalle ma mi segui' comunque. Scendemmo le scale e gli lasciai la mano, lui subito mi rivolse uno sguardo interrogativo.

"Dobbiamo andare piano, ricordi? In questa scuola non sanno nemmeno della mia esistenza, non voglio che comincino a notarla adesso...tu sei nella squadra di football, ti conoscono tutti e la cosa non passerebbe inosservata." gli spiegai pacatamente.

"Quindi non posso tenerti per mano per...colpa mia?" mi domandò stranito.

"Qualcosa del genere." ridacchiai. "A dopo." lo salutai avviandomi verso la classe di storia e lasciandomelo alle spalle. Mi sentivo bene in quel momento, le ansie erano sparite e le paranoie non erano invitate in quel momento dentro di me. C'era solo tranquillità e calore, un calore che non avevo mai avuto. Me lo aveva regalato Jace, insieme ai pezzi quasi ricomposti di quella che era la mia vita. 





La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz