42. Perché nessuno resta?

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"Cosa ci fai tu qui?"

Quella sera nell'aria c'era un non so che di strano e appena lo vidi ne ebbi un'ulteriore conferma. La luce chiara della luna gli baciava una parte di volto e teneva in ombra la parte opposta. I suoi occhi verdi scintillavano, fin troppo in realtà. Avvicinandomi leggermente notai degli schizzi rossi nella parte bianca dei suoi occhi, aveva una pessima cera e quando tentò di muoversi barcollò.

"Jace che diavolo ci fai qui?"  Era in condizioni pietose, non volevo essere troppo dura in realtà, ma l'immagine di quel pomeriggio non voleva ancora abbandonare la mia mente e la rabbia aumentava con lui davanti.

"Desteny" biscicò. Era decisamente ubriaco marcio, me ne accorsi da come la voce impastata gli era uscita in un mezzo grugnito. Sapevo riconoscere una persona ubriaca da miglia ormai, con mio padre avevo decisamente fatto pratica. Quella cosa mi provocò una fitta allo stomaco, che portò la rabbia verso il ragazzo che avevo di fronte ad aumentare sempre di più.

"Sei ubriaco Jace. Prendi un taxi e vai a casa." gli dissi con tono quasi scocciato. In un solo giorno era riuscito a farmi arrabbiare e soffrire troppo. Non poteva presentarsi da me ubriaco dopo che aveva quasi limonato con un'altra davanti a me, e a tutta la scuola. Feci per superarlo ma mi bloccò, anzi, si aggrappò decisamente al mio braccio.

"Non lasciarmi." quelle parole sembravano dette con disperazione, con necessità, come una preghiera. "Ti prego." sussurrò dopo qualche secondo. Quegli occhi verdi, screziati di rosso facevano uno strano effetto su di me. Mi guardava come se dalla mia risposta dipendesse tutta la sua vita, come se fossi la cosa più importante del mondo, la più preziosa. Quello sguardo mi colpì dentro, mi fece sussultare.
Ma poi ricordai che era solo ubriaco, e che in quelle condizioni non controllava le sue azioni,le sue parole o i suoi gesti. Probabilmente non controllava nemmeno quello sguardo così intenso.

"Jace, vai a casa." ripetei cercando di apparire sicura e distaccata. In quell'istante staccò la mano dal mio braccio e in un gesto violento investì il muro che aveva alle spalle con un pugno.
Avrei potuto giurare di aver sentito le ossa della sua mano scricchiolare come grissini.

"Perché non vuoi stare con me?!" sbraitò prima che potessi aprir bocca o fare qualcosa per vedere in che condizioni era la sua mano. "Sono io vero? Non vado bene per nessuno cazzo." staccò il pugno dal muro e dalle sue nocche si intravidero delle macchie rosse. La sua voce risultò estranea alle mie orecchie, totalmente sconosciuta. Non era la voce sicura, calda e impassibile che avevo sempre sentito dalla sua bocca. Era tremante e fragile.

"Jace, stai dicendo delle sciocchezze. Sei ubriaco, devi andare a casa e dormire." cercai di avvicinarmi per calmarlo ma non volle saperne, riprese ad agitarsi passandosi con frenesia le mani nei capelli, scuotendo la testa.

"Perché nessuno vuole rimanere con me?" chiese con aria stanca e disperata, mi si stringeva il cuore nel vederlo in quello stato. Era orribile vedere la paura che si impossessava dei suoi occhi, era una paura oscura, una paura che conoscevo bene. Quella di rimanere da soli. Era sempre stata una delle mie più grandi paure. Mi piaceva passare dei momenti da sola, ma vivere la propria vita con solo se stessi, quella, era un'altra cosa. Una cosa difficile da accettare. E ancora più difficile era cercare di convincersi del contrario, come stava facendo Jace. Stava lottando contro i suoi demoni. I demoni che avevano caratterizzato la sua infanzia e che abitavano ancora la sua vita.

"Perché tutti mi lasciano? Tutti quelli che amo mi lasciano, sempre. Mio padre mi ha lasciato prima ancora che lo conoscessi, anche mia madre mi ha lasciato. Anche Isabelle. E ora anche tu. Tutti mi lasciano Desteny, perché? Perchè perdo sempre tutto? Ho paura di restare completamente solo in questa merda di vita Desteny." la sua voce era priva di vita, era straziante sentirla. Era evidente l'immenso dolore, mi chiesi chi fosse Isabelle, non l'aveva mai nominata prima, ma non mi sembrava quello il momento per indagare.
Mi avvicinai per rassicurarlo, la rabbia era passata in secondo piano appena avevo visto quello sguardo perso nei suoi occhi e sentito quelle parole tanto disperate.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now