20. Il mio angelo.

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"Fa troppo freddo fuori perché un angelo possa volare."
-Ed Sheeran

"Kat è un concerto, non una serata di gala. Un jeans e una t-shirt andranno più che bene. Sbrigati che saranno qui tra poco." urlai alla porta del mio bagno in cui la mia amica era chiusa da un'eternità. Jace e Steven sarebbero dovuti arrivare a momenti, Kat era venuta da me dopo scuola per andare al concerto e si sarebbe fermata anche a dormire. Ero agitata, soprattutto perché avrei dovuto rivedere Jace e non ero sicura di essere pronta dopo quello che era successo il giorno prima, o quasi successo.

"Sono pronta." urlò Kat aprendo la porta. I lunghi capelli corvini le ricadevano dritti sulla schiena, indossava un maglioncino corto color crema e dei pantaloni neri a vita alta. Era davvero incredibile la facilità con cui riusciva ad essere perfetta senza nemmeno impegnarsi tanto.

"Wow stai proprio bene lumacona" le feci la linguaccia e lei mi diede uno schiaffo sul sedere mentre tornavamo in camera.

"Anche tu sei niente male." io avevo deciso di indossare dei semplici pantaloni neri strappati alle ginocchia e un maglioncino a strisce bianco e nero, giusto per rimpiazzare le solite felpe e t-shirt scure. Sentii il telefono vibrare dalla mia borsa nera e quando lo agguantai vidi sullo schermo il nome di Jace. Uscimmo di casa e salimmo in macchina prendendo posto sui sedili posteriori.

"Buonasera." ci accolse Steven. Era davvero carino e solare,aveva sempre in volto un sorriso genuino ed era sempre gentile. Aveva i tatuaggi e tutto l'aspetto di un cattivo ragazzo ma, a differenza di Jace, lui non cercava di nascondere la sua bontà.
"Hei ciao!" rispondemmo all'unisono io e Kat.
"Pronte per..." Steven si bloccò "com'è che si chiamano?" chiese a Jace.
"The Five Stones." rispose Jace annoiato. "Dopo la trentesima volta che lo senti dovresti ricordarti almeno una dannata sillaba di quel nome." 

Kat rise e tra Steven e Jace iniziò una discussione di chi avesse la memoria migliore o qualcosa del genere. Notai che Jace di tanto in tanto guardava dietro attraverso lo specchietto, sembrava rilassato, anche durante il divertente battibecco con Steven. Iniziai a ridere anch'io al "cervello di zucchina del cazzo" di Steven per Jace, il quale rispose prontamente con altre offese non propriamente sottili.
Arrivammo dopo un po a concerto già iniziato,ma da poco, probabilmente.
La musica era forte e anche molto bella, il locale era grande ma molto affollato, anche se non si sentiva il caldo soffocante che si sarebbe potuto immaginare. Mi persi completamente nella melodia mentre sentivo vicino a me Kat e Steven ridacchiare, non mi accorsi nemmeno che Jace era accanto a me finché non parlò al mio orecchio distogliendomi dalla musica.

"Sei bellissima." sussurrò, anche se non ci fosse stato rumore l'avrei sentito solo io. Il mio cuore accellerò di colpo e io gli pregai di fermarsi prima di rischiare un infarto.Mi girai verso di lui con fare interrogativo. Non permisi alle mie guance di accendersi e tradirmi...almeno non prima di essere stata rapita dai suoi occhi. "Ti piace la musica?" chiese facendo un cenno al gruppo che suonava. "Eri completamente persa."

"Prima che arrivassi tu ad interrompermi si." risposi con un mezzo sorriso, non volevo essere acida ma con lui sembrava essere l'unico modo. O ero antipatica e intrattabile o mi sarei buttata tra le sue braccia completamente. Non riuscivo a trovare una via di mezzo.

"Hai mandato Derek a farsi f..." gli misi una mano davanti alla bocca per zittirlo e lui trasalì. La ritirai quasi subito avvertendo l'imbarazzo e distolsi lo sguardo. Non ero cosciente delle mie azioni quando ero con lui e questo mi spaventava parecchio.

"No e non sono affari tuoi comunque." risposi tornando a rivolgere la mia attenzione al palco.

"Certo che lo sono. Siamo amici, anche se cerchi di nascondere le tue emozioni al mondo, so di piacerti." trasalii a quelle parole.

"Infatti, siamo amici, come dici tu, ma non sei il mio padrone. Decido io con chi parlare e con chi no." cercai di controllare il tono di voce per farlo apparire più duro possibile.

"Certo, ma pensavo avessi capito che razza di idiota è Derek." ribatté.

"Sono obbligata a fare quel compito con lui." sbuffai. A quel punto lo zittiii definitivamente perchè non avevo intenzione di ricominciare una discussione, e ascoltai il concerto finalmente in pace.

Dopo un'oretta iniziai a sentire dei dolori alle gambe e alla testa,andai in bagno e uscii a prendere una boccata d'aria. Kat e Steven sembravano in un loro mondo ed ero contenta per loro,potevo scommettere che non si erano nemmeno accorti della mia assenza. Jace dopo mezz'ora dalla nostra ultima conversazione si era alzato per andare a prendere da bere al bancone e non era più tornato, ma non si sarebbe sicuramente accorto che ero uscita, con tutta quella gente.
L'aria fuori era fresca e tranquilla, si sentiva solo il rumore proveniente dal locale mentre il resto della città sembrava già immersa nel silenzio della notte. Le stelle pulsavano numerose, decorando meravigliosamente il cielo scuro e mi persi a guardarle, quasi iniziai a contarle, erano così luminose e lontane.. Da piccola credevo fossero delle aure angeliche, pensavo che ognuno avesse il proprio angelo e che si manifestasse di notte perché era al buio che se ne aveva bisogno, era nelle tenebre che ci si poteva perdere, e un angelo avrebbe potuto farti ritrovare la giusta direzione, illuminandoti il cammino,e non facendotelo percorrere da solo. Io mi ci perdevo spesso in cieli stellati come quello, anche da bambina. I miei genitori litigavano di continuo e mio padre passava da un centro di recupero all'altro perché era un alcolizzato cronico. Aveva smesso di bere 'ufficialmente' più o meno da quando avevo quattordici anni, quando l'avevano dimesso dall'ultimo centro, ma questo non aveva risolto niente. Anzi, in realtà, ero proprio certa che non avesse nemmeno smesso, perchè, anche se ormai capitava un po' più di rado, continuava a non ritornare a casa o a tornarci in condizioni pessime. Continuava a litigare con la mamma  e avevano cominciato a stressare mio fratello affinché avesse un futuro migliore del loro e andasse al college perfetto che non potevano nemmeno permettersi di pagare. Di me invece non si preoccupavano, io non esistevo, soprattutto per quel fannullone di mio padre con il quale non avevo mai avuto una vera e propria conversazione. Da piccola piangevo continuamente quando li sentivo litigare, crescendo avevo imparato a non dar loro troppa importanza. La sera ,quando mio padre tornava ubriaco un giorno si e l'altro pure, mi perdevo a guardare le stelle e parlavo con il mio angelo, gli parlavo dei miei desideri e delle mie paure, così riuscivo finalmente ad addormentarmi. Le favole me le raccontavo da sola, le inventavo e mi piaceva credere di poter scappare dalla mia stanza e diventare una fata, o una sirena. Con il passare degli anni, le favole erano state sostituite dai libri, e dalla musica, in cui praticamente avevo un'altra vita. Una vita senza dolore, senza rabbia, senza urla, una vita in cui guardavo le stelle abbracciata a mia mamma, e in cui mio padre mi accarezzava i capelli e mi insegnava ad andare in bici.

"Hei." sentii la voce di Jace alle mie spalle. "Ti stavi annoiando?"
"No, ero solo uscita a prendere un po d'aria." risposi continuando a guardare il cielo. "Sono così luminose..." dissi senza pensare. "Non credo che la mia anima abbia nemmeno un pizzico di quella luce." continuai senza sapere dove volessi arrivare, ero solo stanca di fingere.
"La tua anima è come il sole Desteny, devi farti un po male gli occhi per riuscire a vedere bene quanta luce e quanto calore è in grado di emanare." disse senza esitare.
"Non credo..."
Mi prese il mento con le mani per farmi girare lo sguardo verso di lui.
"Fidati di me."



La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now