16. Un passato che ritorna.

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Jace uscì da quella stanza dopo circa dieci minuti. Aveva gli occhi puntati a terra e fece per portarsi una sigaretta spenta alle labbra. Alzò lo sguardo su di me e quasi gli cadde; aveva un alone violastro dove Derek gli aveva dato quel pugno, ma per il resto sembrava completamente illeso, sicuramente Derek stava molto peggio visto che aveva ricevuto molti più colpi. Mi alzai dal pavimento prima di parlare e lui mi squadrò con lo sguardo, come per verificare che fossi davvero lì.

"Che ci fai tu qui?" mi precedette.

"Volevo sapere come stavi e cosa stava succedendo..." la mia voce tremava. Mi faceva sempre uno strano effetto essere sotto il campo visivo di quegli occhi meravigliosi, ma quello non era proprio il momento di pensarci.

"Mi hanno sospeso per tre giorni." rispose non curante. Non gli fregava nemmeno di essere stato sospeso? Cosa avrebbe detto ai genitori? Probabilmente i suoi erano comprensivi, oppure abituati ai suoi guai. Sicuramente la seconda.

"C-cosa?" restai a bocca aperta per qualche secondo, dopodichè ritrovai un briciolo di voce. Era stato sospeso per colpa mia. "Non è giusto, è stata colpa mia e di Derek. Devo parlare con il preside e dirgli tutto." ero agitata e feci per dirigermi verso la porta dell'ufficio presidenza ma lui mi afferrò per un polso.

"Cosa?! Non dire sciocchezze Desteny, tu non centri niente." mi guardava come se avessi appena detto la cosa più folle dell'universo.

"Hai difeso me e Kat. Non posso permettere che tu venga anche punito per questo." aveva ancora la mano avvolta intorno al mio polso e gli occhi fissi su di me.

"Gli ho assestato tre pugni, Desteny, sanguinava." rispose freddo. Mi lasciò andare e si allontanò da me come se lo avessi spinto. "Non è stata colpa tua. Volevo farlo e l'ho fatto."

"Allora perchè? Perchè lo hai picchiato così? Cosa succede tra voi due?" alzai la voce con aria frustrata. Ero davvero stufa di non sapere, ormai ci ero dentro fino al collo e non potevo più far finta di niente.

"Sono cose che non ti riguardano." fece per andarsene.

"Allora perchè mi dici che vuoi che "parliamo", se poi non mi dici niente? Non parlare sarebbe la stessa cosa." lo seguii. "Ho scoperto che il nuovo ragazzo della mia migliore amica era un pazzo maniaco, dopo avergli permesso di avvicinarsi tanto a lei. Non lascerò che qualcun altro si avvicini, senza conoscerlo. Se non vuoi dirmi niente va bene, ma non devi più avvicinarti nè a me, nè a Kat." Si fermò per un attimo alle mie parole ma poi continuò a camminare, allontanandosi sempre di più. Mi aveva lasciata lì senza nemmeno una parola ed ero infastidita, ma lo capivo. Capivo quello che cercava di fare, non voleva parlare di se stesso e si chiudeva a riccio. Capitava spesso anche a me, praticamente sempre, ma lui sembrava molto più forte di me, sembrava diverso. Sembrava non importargli di niente, anche se sapevo che non era così. Io ero stata costretta a quell'ultimatum; non avrei più permesso a nessuno di entrare nella mia vita così, senza esserne sicura. Anche se di Jace, mi ero praticamente fidata da subito, non potevo lasciar correre nemmeno con lui. Le persone erano capaci di mentire facilmente quanto respirare, e io dovevo difendermi da quelle bugie. Persi la lezione di chimica, ma non ne feci un dramma, odiavo quella materia. Le altre lezioni passarono velocemente, soprattutto perchè non le avevo seguite per niente. Ero troppo impegnata a cercare di non pensare a Jace, che mi balenava in testa continuamente. I suoi occhi, i suoi tatuaggi, la sua voce... sembravano non voler abbandonare i miei pensieri. All'uscita vidi Kat e le andai in contro, non le avevo più parlato dall'ora di pranzo.

"Hei." la richiamai avvicinandomi.

"Hei, com'è andata con Jace? Sei riuscita a parlargli?" era preoccupata, si notava dall velocità con la quale aveva pronunciato quelle parole.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now