28. Rapporti che cambiano.

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Fuori era ancora buio ma non sarei più riuscita a riaddormentarmi. Guardai l'orologio, segnava le 5:22. Mi ero addormentata tardi la sera precedente ma i miei occhi non volevano saperne di restare chiusi nemmeno un secondo di più.  Decisi di scendere e prendere un bicchiere di succo. Restai in cucina per un'oretta giocando ad uno stupidissimo gioco sul cellulare, e dopo un pò udii dei passi provenienti dalle scale. Sobbalzai quando mi ritrovai Dylan mezzo addormentato davanti agli occhi. Aveva i capelli tutti arruffati e gli occhi color nocciola ancora socchiusi. Rimase anche lui interdetto quando apri' meglio gli occhi e mi squadrò in volto, stranito.

"Già sveglia? ...tutto bene?" mi chiese con voce ancora rauca dal sonno.

"Si, mi sono svegliata da poco." ero lucida come se fossero state le dieci del mattino, a dire il vero.

"Ah..." andò al frigo e si versò del succo d'arancia in un bicchiere, ma la sua attenzione era ancora rivolta a me. Mentre prima non mi rivolgeva neanche la parola, in quel periodo sembrava addirittura troppo preoccupato nei miei confronti. "Hai...hai dormito bene?" si schiarì la voce.

"Si, abbastanza. Tu?" era strano parlare normalmente con lui, ma in un certo senso, se prima lo trovavo strano-fastidioso, in quel periodo era addirittura diventato piacevole. Non avevo mai avuto un fratello e non immaginavo come ci si potesse sentire in un legame del genere...avevo Kat che era come una sorella da una vita, ma con lei era tutta un'altra cosa.

"Abbastanza..." sospirò.

"Come và con..." annaspai cercando di trovare le parole giuste. "con quella...faccenda?" evitai le parole forti come "dipendenza" o "droga".

"E' dura ma...penso di potercela fare. Devo dar conto ai sensi di colpa, e non è facile, ma ce la farò..." aveva uno sguardo triste e mi si strinse il cuore nel vederlo in quel modo. Non avrei mai immaginato di poter pensare qualcosa del genere, ma volevo abbracciarlo, e consolarlo in quel momento.

"Hai...bisogno di aiuto?" mi alzai per avvicinarmi al bancone dove era lui. "Potremmo trovare qualche centro...non so."

"Non mi sono rovinato fino a quel punto, Desteny..." sospirò ancora, questa volta in modo grave. "Mi sono fermato in tempo, è tutto sotto controllo. Sicuramente non voglio ricaderci." pensai che parlarne già apertamente fosse un passo in avanti. Di solito le persone che avevano problemi tendevano a nasconderli e negarli. Anche se lui era sempre stato "l'estroverso" della famiglia, io ero quella complicata e chiusa, lui era sempre circondato da gente, era sempre amichevole e solare da piccolo, me lo ricordavo.

"Se posso fare qualcosa per aiutarti..." mi sforzai di essere più dolce possibile, ma mi era difficile, non ero affatto abituata a parlare con lui in quel modo.

"Hai già dovuto sopportare tanto, non meriti anche i miei problemi." scosse la testa ritornando a guardare il fondo del suo bicchiere di succo.

"Sei mio fratello, ci sarò sempre per te." le mie parole lo fecero sussultare e alzò lo sguardo su di me. Io feci per girarmi e andarmene ma la sua voce mi bloccò.

"Desteny..."

"Si?" voltai il viso verso di lui rimanendo, però, di spalle.

"Solo...prova a non odiarmi, prova a perdonarmi...se puoi." il suo tono era sommesso e il suo sguardo implorante. Avrei voluto dirgli che non avrei mai potuto odiarlo, perchè dopo tutto era mio fratello, era sangue del mio sangue e non avrei potuto odiarlo, anche se commetteva errori su errori. Ressi il suo sguardo per qualche secondo, dopo di chè mi limitai ad annuire e corsi in camera. Feci una doccia, indossai un leggins e un maglioncino grigio, afferrai lo zaino e corsi a scuola ed ero anche in ritardo, anche se mi ero alzata prestissimo, ero finita a perdere un sacco di tempo.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now