22. Rialzati.

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«Mamma! Papà! Aspettatemi.»

Correva verso le persone che amava di più al mondo. La mamma quella mattina le aveva fatto indossare il vestitino rosa che lei adorava e ora era al settimo cielo,sorrideva come quando sua nonna le aveva insegnato a cucinare i suoi biscotti preferiti, o come, quando, suo nonno le raccontava le favole, che per lei, erano le più belle del mondo. Adorava i suoi nonni, perchè erano sempre con lei quando i suoi genitori lavoravano; la nonna giocava con lei, le curava le piccole ferite, e il nonno aiutava lei e il suo fratellone a fare i compiti,o li portava a pesca, non smettendo un attimo di raccontare storie super interessanti. Ma quel giorno, loro non c'erano; era una bellissima giornata di fine estate, il sole splendeva alto nel cielo e la piccola correva gioiosa contro la sua mamma e il suo papà. Si era allontanata per ripetere la capriola sul prato che voleva mostrare al papà, ma lui e la mamma all'improvviso si erano incamminati senza aspettarla.

«Mamma! Dove vai? Perché non mi aspetti? urlò affannosamente la bambina stremata dalla corsa. Invece di diminuire la distanza con i genitori, aumentava ogni secondo di più«Papà! Non lasciatemi da solaPerché non mi sentite? Perchè nessuno mi ascolta? Papà!» la bambina a quel punto, scoppiò in lacrime, non riusciva più a distinguere le sagome dei suoi genitori e cominciava ad avere paura, era diventato buio di colpo e il prato era scomparso, rimpiazzato da tremende mura grigie. La bambina si ritrovò in un attimo nel corpo di una ragazza,dal riflesso della lastra di vetro di fianco a lei, distinse il suo volto, nuovo, più adulto, con gli occhi azzurri cupi, contornati da ombre nere, di cui non sapeva distinguerne la sostanza, o la provenienza. Era in una cella, in cui l'unica flebile luce era quella che proveniva dagli spiragli lasciati tra un mattone enorme e l'altro. La ragazza tremava, in preda al panico, ricominciò ad urlare.  «Mamma! Vieni a prendermi ti prego! Ho paura!» singhiozzava e le parole le uscivano come un leggero sussurro detto al vento. La ragazza urlò ancora e ancora, ma nessuno la sentì. Nessuno era con lei, nessuno le insegnò a crescere. Pian piano cominciò a dimenticare la voce di sua madre, le carezze di suo padre, il sapore delle torte che le cucinava sua nonna, il viso di suo fratello, il colore dei suoi occhi, e le storie del nonno. Come se qualcuno gliele stesse strappando via con la forza... più tempo passava, più i pezzi della sua vita la abbandonavano, come avevano fatto i suoi genitori quel giorno. Nessuno si prese mai cura di lei o si preoccupò delle sue continue richieste d'aiuto. Nessuno le fece mai le treccine o le allacciò le scarpe, come era, forse, successo un tempo, nessuno le aveva insegnato più niente, e anche quello che una volta le avevano insegnato, lo resettò completamente. Nessuno l'aveva mai cercata tra le mura grigie, nessuno l'aveva mai trovata.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now