51. Occhi luminosi.

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Jace continuò a parlare per molto tempo. Lui parlava e io ascoltavo in silenzio, si stava finalmente aprendo, mi stava permettendo di conoscerlo e non avrei fatto assolutamente niente per fermarlo. Dalle sue parole mi sembrava sempre più chiara e dolorosa la sua storia, la sua vita, molto più complicata della mia. Lui aveva visto morire sua madre, mentre io mi sentivo in colpa per non aver mai cercato di perdonare la mia... lui aveva visto morire una sua amica, mentre io non stavo dando la dovuta importanza alla mia unica amica. Tutto questo mi portava solo ad un senso di colpa che non riuscivo a sopportare, mi portava a pensare che forse la mia vita non era sbagliata, forse ero io che la affrontavo nel modo errato. Forse ero io il più forte nemico di me stessa. Perchè era quello il problema; perchè non si dava la dovuta importanza alle cose? Alle persone? Perchè era tutto sopravvalutato? Perchè una parola poteva salvare il mondo e una guerra riuscire a raderlo al suolo? La forza era così sopravvalutata, come potevo dare tanta forza alle cose che non avevo, a quello che mi mancava? Eppure lo facevo; eravamo tutti intrappolati in bolle di vita, che di vitalità non avevano nulla. Tutti intrappolati in anime ribelli e corpi troppo deboli. Tutti sbagliati, e così azzeccati. Forse la vita era davvero facile, forse bastava solo saperla prendere. 

Arrivai in libreria in leggero ritardo, e sperai che nessuno se ne accorgesse, soprattutto Jane; non volevo essere licenziata ancora prima di essere stata assunta. Arrivai nella biblioteca grande e iniziai a mettermi a lavoro, sarei voluta andare a salutare Noah, ma non ero già in ritardo, non volevo davvero rischiare. Mi misi a lavoro e il tempo passò in fretta, come sempre quando era a contatto con i libri. Il silenzio e la tranquillità di quel posto mi facevano davvero bene. Mi sentivo molto più rilassata, nonostante lo stato d'ansia che avevo raggiunto parlando con Jace di un argomento tanto delicato. Non volevo lasciarlo dopo aver saputo tutto ciò, non avrei voluto lasciarlo comunque in realtà, ma lui aveva insistito nel farmi arrivare a lavoro e mi aveva promesso che sarebbe venuto a prendermi alla fine del mio turno. Jane passò a controllare, lanciandomi solo un'occhiata gelida , e ringraziai il cielo quando se ne andò pochi istanti dopo. La freddezza di quella donna mi faceva venire i brividi...era così strano vedere una ragazza giovane come lei con quegli occhi gelidi e quell'aria risoluta e minacciosa. Di solito le ragazze della sua età non sapevano ancora cosa fare nella vita, mentre lei sembrava avere sotto controllo ogni momento, ogni emozione, ogni persona.

Dopo un po' sentii la porta cigolare e mi girai di scatto, pensando fosse di nuovo Jane o al massimo pensai di trovarci Noah, ma ci ritrovai ancora una volta quella bambina...Kylie, mi sembrava di ricordare. Era la sorellina di Jane, ma non aveva assolutamente niente della sorella maggiore. I suoi tratti innocenti, dolci e, a volte, smarriti erano completamente diversi da quelli severi e duri di Jane. Anche se non erano sorelle biologicamente parlando, avevo sempre creduto che non importava in realtà il sangue quando si veniva cresciuti da persone che ti amavano... eri incondizionalmente legato a coloro che ti avevano regalato amore, anche se non avevano il tuo stesso DNA. 

"Hei, sei di nuovo qui?" le chiesi avvicinandomi e cercando di rivolgerle un sorriso per non spaventarla. Sembrava così fragile e ne ero quasi intimorita, aveva una brutta storia alle spalle, e nonostante il fatto che era solo una bambina, immaginavo quanto in realtà aveva sofferto. 

"Hai bisogno di qualcosa? Kylie..giusto?" annuì impercettibilmente e io mi piegai sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza e guardarla negli occhi. "Io sono Desteny. Come mai sei qui? Ti piacciono i libri?" non sapevo proprio cosa dirle e lei non partecipava alla conversazione...quindi... Annuì di nuovo e si avviò verso un lato della libreria centrale e capì che era quella che mi indicava anche l'altra volta, quella delle fiabe e dei racconti. 

"Ti piacciono le fiabe eh? Ti piace leggere?" le chiesi raggiungendola. Annuì ancora e indicò un libro che si trovava troppo in alto per lei. "Il Mago di Oz? Vuoi che te lo prenda?" come previsto, lei fece si con la testolina scura e io le sorrisi. Presi il libro da lei indicato e vidi i suoi occhi illuminarsi quando glielo porsi. Aveva quegli occhi verdi che non sembravano per niente quelli di una bambina di quell'età e mi si strinse il cuore quando riconobbi lo sguardo sognante che aveva assunto aprendo quel libro...era lo stesso che sapevo di avere io ogni volta che entravo in un'altro mondo con una semplice lettura. Era davvero incredibile come delle semplici parole riuscissero a smuovere così tanto in una persona, anche più della vita stessa...era incredibile ma anche un po' triste a pensarci. Perchè la vita non era mai bella e accogliente quanto le pagine di una storia che tu avevi deciso di vivere, la vita vera non la sceglievi , era lei a scegliere te. 

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora