7. Strane situazioni.

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Il lunedì mattina era una tortura alzarsi per chiunque, ma io sembravo davvero la comparsa di un film horror. Infilai distrattamente un paio di jeans scuri, una maglietta a maniche lunghe e un giacchetto nero col cappuccio. Misi le cuffiette e arrivai a scuola giusto in tempo per l'ora di scienze. Le prime ore passarono troppo lentamente e arrivata l'ora di pranzo mi sentii sollevata in un modo inspiegabile. In mensa mi ritrovai davanti Derek, con un sorriso smagliante in volto, che mi fece quasi male guardare. Io ero ancora mezza addormentata ed ero più simile ad uno zombie più che ad un essere umano, mentre lui sembrava appena uscito da una pubblicità di dentifrici. Indossava una maglietta bianca a maniche lunghe da cui trasparivano tutti i suoi muscoli; dovevo ammettere che la sua corporatura era notevole, ma ero sempre stata contro i ragazzi "tutto muscoli e niente cervello", quindi cercai di non dare troppa importanza alla cosa, perchè poi me ne sarei pentita. Dio solo sapeva quanto fosse difficile che io avessi una buona opinione sull'intelligenza delle persone. Perchè il genere umano di per sè, era dotato di intelligenza dalla nascita sì, ma la maggior parte poi era rimasto a quello; se pianti un seme, ma poi non te ne curi e non gli dai ciò di cui ha bisogno, il seme continua ad esserci, ma resta per sempre un seme, non sarà mai una pianta. E pensando al fatto che il 70% delle persone preferiva avere come hobby lo shopping, piuttosto che la lettura, si capiva quanto piccolo fosse, il seme in questione.

"Hei" mi salutò, facendomi distogliere lo sguardo dalla sua maglietta, sulla quale mi ero incantata, e mi maledii per quello.

"Hei,ciao." risposi cercando di abbozzare un sorriso.

"Ti và di pranzare insieme? Kat, Tyler e gli altri sono già fuori." L'idea di mangiare davanti a lui non mi entusiasmava granchè, ma non potevo rifiutare.

"Certo." risposi con un mezzo sorriso. Io presi un hamburger con una mela, lui un piatto di pasta. Ci sedemmo nel tavolo dove pranzavo io di solito. Iniziai a mangiare imbarazzata, io mangiavo lentamente e tendevo a tagliuzzare e scartare parte del cibo, per non so quale ragione, quindi mi faceva sentire molto a disagio mangiare davanti a qualcuno. E poi, la pausa pranzo era un po' di tempo che impiegavo a rilassarmi, leggendo, oppure pensando. Era un mio spazio, una consuetudine così radicata che liberarmene sarebbe stato quasi impossibile; in tre anni mai nessuno mi aveva chiesto di pranzare insieme, tutte le volte ero da sola o al massimo con Kat.

"Allora, come sono andate le prime ore di lezione?" chiese lui, cercando palesemente di rompere il silenzio imbarazzante che si stava creando.

"Tutto normale,avevo scienze,matematica e fisica. Una noia mortale. Non vado matta per le materie scientifiche." risposi buttando giù il primo boccone, che faticai a deglutire perchè...ero nervosa? Si, ero nervosa e l'appetito era l'ultima cosa a cui pensavo in quel momento.

"Sei più il tipo da lettere e filosofia tu, giusto?" domandò curioso.

"Si, diciamo che mi piace avere un perchè a tutto. Ma mi piacciono molto anche le lingue.." continuai mentre lui teneva il suo sguardo fisso su di me. Era terribilmente fastidioso per me, adoravo il suo sguardo intenso ma tendevo ad innervosirmi quando qualcuno mi fissava per troppo tempo, come era già successo il sabato precedente.

"Ma nella vita non si può avere sempre una spiegazione a tutto...purtroppo." rispose, sembrava realmente assorto in quel ragionamento. Lui aveva quasi finito il suo piatto,mentre io ero ancora al secondo boccone. Era stata una pessima idea mangiare con lui. Mi sforzai di mangiare velocemente altri due bocconi, dopodichè mi fermai.

"Hai finito?" mi chiese.

"Si,non avevo molta fame." risposi. In realtà ne avevo prima di incontrare lui.

"Okey, va bene, ti và di fare un giro?" chiese mentre ci dirigevamo verso l'uscita della mensa qualche attimo dopo, ficcando le mani in tasca.

"Si...magari cerchiamo anche gli altri." 

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now