23. Una promessa difficile.

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"Guardami negli occhi: lo vedi? Lo vedi quel vuoto?
Resta in silenzio: lo senti? Lo senti quell'urlo?
Toccami le mani: lo senti? Lo senti quel gelo?
Abbracciami e senti, senti i miei pezzi."

La doccia fu davvero rigenerante, mi sentii subito più fresca e lucida. Ero di un umore decisamente migliore rispetto alla sera precedente, in realtà non mi sentivo così sollevata da molto tempo,forse troppo.
Jace mi aveva prestato una sua t-shirt per togliere la mia e appena la indossai vidi che mi cadeva addosso come una tenda. Lui era alto e muscoloso, io invece avevo a stento le forme di una donna perché non mi ero mai nemmeno avvicinata ad una palestra e non avevo una continua alimentazione corretta, e ciò mi portava ad essere debole e spigolosa. Non avevo mai avuto alcuna voglia di pensarci ma in quel momento capii che in futuro non avrei voluto essere così; avrei voluto assumere le vere e proprie sembianze di una donna in salute,perché sicuramente in quel momento sembravo tutto tranne che quello. Sapevo di non essere considerata una 'bella ragazza' da nessuno, le sentivo le voci nei corridoi di scuola, e ci avevo anche sofferto su quelle stronzate che dicevano, anche se erano persone di cui non me ne fregava niente, ma poi avevo capito che era inutile; avevo capito che dovevo imparare a fregarmene davvero. Le persone mi vedevano fredda e distaccata ma non sapevano come tutto, proprio tutto, mi lancinasse dentro ogni volta. Ogni parola era un pugno alla mia anima e io non ero mai riuscita a parare i colpi.

Uscii dal bagno scalza e andai verso quella che mi sembrò la cucina. L'appartamento era davvero carino e per niente piccolo, l'arredamento era super moderno ed era tutto nelle tonalità del bianco,nero e grigio. Mi sorpresi nel trovarci una luce forte in ogni angolo e mi accorsi che quella luce mi faceva pensare ai suoi occhi verdi, che luccicavano ogni volta che sorrideva. Quel sorriso che vedevo di rado, però, non il sorriso che rifilava a tutti, quello presuntuoso e finto, ma quello che sapevo riservasse alle persone delle quali gli importava realmente qualcosa, quello che rivolgeva a Steven, anche se lui non l'avrebbe mai ammesso, e forse, anche quello che regalava a me raramente, ma che sapevo per lui fosse già troppo spesso. Entrai in cucina e trovai Jace davanti ad una piccola finestra affianco al frigo, stava fumando e guardava assorto il panorama di fronte a lui, non si accorse nemmeno del mio arrivo.

"Hei." dissi e lui si girò di scatto.

"Desteny." mi chiamò, sorpreso. "Com'è stata la doccia?" domandò facendo l'ultimo tiro e buttando la sigaretta dalla finestra.

"Mm...rilassante,sì." mi avvicinai e lui mi analizzò dalla testa ai piedi, soffermandosi sulla sua maglietta.

"Ti sta bene...insomma come..." balbettò soffocando una risata.

"Una tenda." completai lanciandogli un'occhiataccia. "Beh dovrei ritornare così a casa quindi..." continuai indicando i miei vestiti. Lui balbettò un 'stai benissimo' cercando di evitare una risata, ma non ci riuscì. Lo fulminai con lo sguardo e lui si bloccò all'istante. Presi posto su uno degli sgabelli posti davanti alla penisola e appoggiai il mento sulle mani.

"Loro...non sanno che sei qui?" s'incupì all'improvviso, e capii che si stava riferendo ai miei genitori.

"No. Non gli interessa, tranquillo." liquidai la domanda con un gesto della mano, distogliendo lo sguardo.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora