65. Innamorati oppure no?

4.7K 208 10
                                    

"L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso. L'amore non è mai presuntuoso o pieno di se, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore. L'amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta." .

Appena lessi il messaggio di Jace, corsi ad infilarmi una felpa e le ciabatte per raggiungerlo fuori al vialetto. Mi precipitai di sotto senza badare a non far molto rumore perchè mio fratello sicuramente dormiva di già, aprii la porta e la richiusi alle mie spalle, prendendo le chiavi per rientrare. Fuori faceva freddo, io indossavo solo una maglietta a mezze maniche con sopra una felpa e i pantaloni del pigiama, ma il desiderio di vedere Jace superava ogni cosa. Dovetti aspettare per circa dieci minuti prima di sentire il rumore di un auto provenire dalla strada principale. Appena l'auto si fermò corsi verso di essa e verso Jace, che scese subito e mi venne incontro. Aveva gli stessi vestiti di quando l'avevo visto nel pomeriggio, ancora il livido sulla guancia e il taglio sul labbro, ma a parte quelli sembrava stare bene fisicamente.Presi un piccolo sospiro di sollievo. Appena era qualche passo più vicino mi precipitai addosso a lui e lo strinsi in un abbraccio fortissimo. Non riuscivo a credere che fosse lì con me; nelle ultime ore avevo fatto talmente tanti pensieri, alcuni orribili, che rivederlo in carne ed ossa davanti a me mi sembrava una sorta di miracolo.

"Avrei dovuto aspettare domattina ma..." lo zittii posando le mie labbra sulle sue, con urgenza. Avevo bisogno di sentire che non stavo sognando, che era lì sul serio, e che quei brutti pensieri erano stati solo pensieri e non sarebbero mai stati realtà.

"Stai bene?" gli chiesi sulle sue labbra.

"Adesso si." sussurrò e mi baciò un'altra volta. "Stai morendo di freddo, entriamo in casa tua?" stavo tremando ma non sapevo se fosse per il freddo o perché, come succedeva sempre, quando mi toccava e mi baciava rabbrividivo. Entrammo in casa, mano nella mano, e questa volta,però, feci attenzione a non fare troppo rumore. Non avrei voluto dare spiegazioni, che in realtà non potevo dare, a Dylan. Ci sedemmo sul divano e in quel momento mi resi conto che in realtà non sapevo niente di com'era andata la serata; non sapevo se il piano avesse funzionato, non sapevo se Jace fosse libero e al sicuro da Mark e che fine avesse fatto il padre di Derek. Avevo paura delle parole che avrebbe dovuto pronunciare, avevo paura che cambiassero le cose tra noi, che cambiassero ciò che eravamo, ma non ciò che sentivamo. Quello non sarebbe cambiato, in ogni caso. Ed era quella la cosa che non mi avrebbe mai fatto perdere la speranza in noi, quella era la nostra forza.

"Cosa...cosa è successo, Jace?" gli chiesi titubante, non avevo voglia di sentire la risposta ma sapevo che prima o poi sarebbe successo quindi, via il dente, via il dolore.

Lui sospirò pesantemente, prima di cominciare a parlare. Mi raccontò tutto ciò che era successo. Steven e Derek erano riusciti a trovare suo padre, ma purtroppo non come speravano, anche se si era rivelato ciò che aveva davvero salvato la situazione: Carl Reed era stato ricoverato in ospedale la notte prima ed era in pessime condizioni. Anche se quell'uomo meritava tutto ciò e forse anche di peggio, mi si strinse il cuore nel pensare a come molto probabilmente Derek stava affrontando tutta quella situazione. Era stato messo faccia a faccia con una verità che probabilmente non era pronto a scoprire, oppure aveva scoperto fin troppo tardi. Aveva scoperto che suo padre era un assassino, oltre che un drogato,ubriacone, e una marea di altre cose. Ed ero stata io a metterlo davanti a quella verità, quindi ora doveva conviverci. Era un'altra cicatrice da aggiungere alla collezione. Lo stesso era per Jace; stava affrontando qualcosa che un ragazzo di diciannove anni non dovrebbe neanche immaginare. Aveva scoperto che l'assassino di sua madre era il suo patrigno, quello con il quale aveva giocato da piccolo. E probabilmente lo stesso era per me, per Dylan; stavamo affrontando le questioni dei nostri genitori che erano più grandi di noi, ed eravamo solo degli adolescenti. C'era chi diceva che quelli fossero gli anni più belli dell'intera vita, ma era chiaro che per noi tutto ciò era più che lontano dalla realtà. Quelli non erano gli anni più belli, erano i più difficili. Crescere era difficile. Crescere senza qualcuno che ti guidava, era come camminare in un tunnel buio con nessuno che ti porgesse la mano e ti portasse verso il lato giusto. Noi ce la stavamo facendo, nei modi più improbabili e complicati, forse i più dolorosi, ma ce la stavamo facendo. Conoscendo Jace mi ero sentita come se qualcuno mi avesse preso la mano, e mi avesse portata via da quel tunnel. Lui,Kat,Dylan,mia madre,persino Derek, mi stavano dando quella mano di cui avevo sempre avuto bisogno. Ce l'avevo finalmente, ce l'avevo, e riuscivo a ancora a respirare.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora