To freedom and beyond

2.6K 96 2
                                    

Zelda


La sala in cui ha luogo la Cerimonia è ampia e luminosa.

La folla-arcobaleno si è riversata in massa all'interno e, quando vi metto piede anch'io, la prima cosa che i miei occhi individuano è il grande tavolo dove sono poste le cinque coppe, in fila, leggermente distanziate l'una dall'altra.
Sono bianche, ovali e su ciascuna spicca il simbolo della rispettiva fazione.

Le fiamme degli Intrepidi sembrano essersi impresse indelebilmente nella mia retina, fatico a mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda.

Quel marchio...lo sento già parte di me.

Alicia è quasi costretta a trascinarmi oltre la soglia.
Mi guarda con preoccupazione, forse perché interpreta male la mia immobilità e il mio sguardo esaltato.

Cerco di darmi un contegno e la seguo attraverso quel mare di colori che riempie ogni angolo della sala.

Ci mettiamo in fila, in ordine alfabetico, assieme a tutti gli altri sedicenni che oggi sceglieranno il loro destino.
Davanti a me due Candide stanno chiacchierando tranquillamente, senza mostrare segni di nervosismo.

Tutto il contrario dell'Abnegante che mi segue: è un ragazzo smilzo, dai capelli chiari. Ha le spalle incurvate, quasi volesse chiudersi in se stesso come un riccio, e si sta massacrando le unghie a forza di mordicchiarle.
Quando vede che lo sto fissando, sbianca ancora di più, facendomi preoccupare.

Sto già riportando alla memoria la giusta procedura di rianimazione in caso di svenimento, quando noto che, da pallide, le sue guance si stanno colorando di un rosso vivo. Gli rivolgo il miglior sorriso incoraggiante che le mie labbra riescono a formare, ma lui distoglie lo sguardo in fretta.

Torno a osservare le Candide, che continuano imperterrite a parlare.
Possibile che siano così rilassate? Non hanno nemmeno un briciolo dell'ansia che sembra divorare l'intero gruppo attorno a noi come una belva affamata?

Alzo gli occhi al cielo. Non vedo fili collegati alle loro bocche, quindi deduco che vadano a batteria o energia solare.

Perlustro il resto della fila con una rapida occhiata.
Alicia è quasi negli ultimi posti, poiché il suo cognome inizia per T.
Mi manda un bacio quando i nostri sguardi si incrociano.

Io ricambio con una strizzata d'occhio.

Sto ancora sorridendo, quando i miei occhi vengono catturati da una figura che si sta facendo largo in mezzo alla folla di spettatori che si è posizionata lungo il perimetro della stanza, lasciando a noi sedicenni lo spazio centrale.

Il mio sorriso si spegne di colpo, come se avessi premuto un interruttore.

Mio padre, col suo passo atletico, raggiunge Clark e gli dà una pacca sulla spalla.
Accanto a lui prende posto Alfred, il maggiore dei miei fratelli.
Li osservo ridere e scherzare sentendo una fitta al petto.

Nessuno di loro mi sta guardando, non fanno neanche finta di cercarmi.
Come se non esistessi.

Stringo i pugni e le unghie si conficcano nella carne morbida del palmo, facendomi sussultare.

Cosa ti aspettavi? Che venissero ad abbracciarti?

La voce nella mia testa è tornata a farsi sentire.
Me la immagino con le sembianze di un piccolo scarafaggio che zampetta avanti e indietro sulle mie spalle.
Ho il terrore degli scarafaggi, insetti inutili e disgustosi.

Sii realista, Zelda. A loro non importa un beneamato cavolo di te e della tua Scelta.
Loro sono qui solo perché è un evento pubblico e possono farsi notare.


La blatta blatera a vanvera, ma per una volta mi trova d'accordo.

La mia 'famiglia' non è qui per me, né per la mia Scelta.
Mi hanno sempre data per scontata, come fossi un fermaporta ancorato al pavimento: impossibile da spostare, fastidioso, ma, tutto sommato, utile.

Sento gli occhi pungere e abbasso lo sguardo a terra.

Non piangerò.

Non qui.

Non ora.

Non a causa loro.

Torno a fissare il simbolo degli Intrepidi, come se fosse una specie di talismano capace di infondermi una nuova forza.

Quelle fiamme bruceranno dentro me, spazzando via tutta l'oscurità che regna nel mio animo e donandomi una nuova identità, un nuovo inizio.

Pregusto già lo sconcerto che causerò ai miei cari parenti e mi sento orgogliosa di me stessa.

Immersa nei miei pensieri, ascolto a malapena il discorso di rito di uno dei leader dei Candidi.

L'anno scorso, quando ero ancora tra gli spettatori per applaudire la Scelta di mio fratello Jarod – un altro Erudito, che sorpresa – spettava ai Pacifici il compito di presentare l'evento. Le fazioni si alternano ad ogni Cerimonia: probabilmente tra un anno toccherà agli Abneganti.

Il Capofazione Candido non è l'eccezione che conferma la regola, purtroppo.
Le mie speranze di un discorso breve ed indolore sfumano come una goccia d'inchiostro versata in una bottiglia d'acqua.

Perdo la cognizione del tempo e mi rifiuto di prestare attenzione a qualsiasi altra parola pronunciata dalla sua voce fiacca e strascicata.

Un Pacifico alla mia destra ha il capo reclinato in avanti.
Quando una delle ragazze Candide tossisce, lui scatta come se l'avessero punto e si stropiccia gli occhi, guardandosi attorno disorientato.

Allora non sono l'unica che sta per addormentarsi.

Lancio un'occhiata dietro le mie spalle.

Alicia risponde roteando gli occhi.
Con le mani, senza farsi notare dagli altri, mima una fionda e fa finta di beccare il Candido in mezzo alla fronte.
Io mi copro la bocca con le dita per non lasciarmi scappare una risatina, resa isterica dalla tensione.

* * *

Dopo un'altra mezz'ora, il leader ancora non accenna a smettere.

Va avanti imperterrito a parlare, ma è evidente che nessuno gli sta più prestando attenzione.
Perfino i membri della sua stessa fazione continuano a lanciare occhiate esasperate all'orologio e ad aggrottare le sopracciglia in un cipiglio di fastidio.

La salvezza di tutti è una donna Intrepida, alta e snella, vestita di nero e con i capelli corti, tinti di verde.
Sale i pochi gradini che la separano dal palco rialzato con un balzo e afferra il microfono da sotto il naso del Candido, spegnendolo di scatto.

L'uomo la guarda, ammutolito.
Fa per obiettare, ma poi nota le espressioni non proprio benevole dei presenti e getta la spugna.
L'intera sala scoppia in un lungo applauso, ma credo sia interamente indirizzato all'Intrepida più che all'oratore soporifero.

La microscopica parte di me che aveva ancora delle riserve sulla fazione più impulsiva della città si scioglie come neve al sole.
Mi basta guardare quella donna per vedere la nuova libertà che mi aspetta.

Grazie al suo intervento, la Cerimonia della Scelta ha finalmente inizio.

La prima che viene chiamata sul palco è una delle mie amiche Erudite, Cassidy Adams.
Alta e slanciata, con una folta chioma di capelli biondi e ricci, è sempre stata la ragazza più popolare della scuola.
Quello che la maggior parte delle persone non sa è che, sotto il suo aspetto da bambolina, Cassidy nasconde un quoziente intellettivo da primato.

Non mi stupirei se riuscisse a primeggiare all'università di medicina, anzi me lo auguro.
I miei fratelli hanno un bisogno disperato di umiliazioni che li aiutino ad abbassare quelle odiose creste da galletti che si ritrovano.

Dopo di lei – che ovviamente sceglie di rimanere negli Eruditi – è il turno delle due ragazze Candide che mi precedono.
Entrambe decidono di restare nella loro fazione di nascita.

Approvo in pieno.
Nessun altro avrebbe potuto tollerare la loro parlantina insopportabile.
Se avessero scelto gli Intrepidi, mi sarei assicurata personalmente il loro silenzio.
Le avrei imbavagliate e gettate in qualche ripostiglio.

Sento che da due giorni a questa parte il lato più violento di me sta venendo a galla.
Sto risvegliando una parte del mio carattere di cui ignoravo totalmente l'esistenza.

Forse sto perdendo la passività e la condiscendenza tipiche della sindrome da topi-di-biblioteca-a-tempo-pieno.

Il mio consigliere, trattino scarafaggio immaginario trattino coscienza interiore, sembra apprezzare questo atteggiamento.
Se avesse i pollici, sono sicura che sarebbero entrambi all'insù.

- Zelda Blackburn – esclama il Sonnifero Ambulante, leggendo la lista che tiene a due millimetri dagli occhi con fare impacciato.
Dovrebbe comprarsi un paio di occhiali, se continua così diventerà cieco entro breve.

Muovo le gambe verso il palco, dove le coppe mi attendono.
Mi sembra di udire dei bisbigli tra la folla.
Alcuni sono sorpresi, altri trasudano sarcasmo.

- ... la figlia di Blackburn! -.

- Sì, la minore -.

- L'ennesima dottoressa, scommetto -.

- Il padre dovrebbe esserne fiero. Una così bella ragazza, un intelletto così brillante -.

Cerco di non ascoltarli.

Focalizzo tutta la mia attenzione sul coltello che mi sta porgendo Mister Parola Facile.
Lo prendo e, con un gesto rapido, incido il palmo della mano sinistra.

La lama lascia una scia scarlatta sulla pelle e io faccio un passo avanti, posizionandomi esattamente davanti alla coppa degli Eruditi.

Gli spettatori non sembrano sorpresi.
La mia decisione era davvero così scontata?
Credevano davvero che sarei rimasta e diventata 'l'ennesima dottoressa Blackburn'?

Peggio per loro. Non me ne frega un bel niente della mia famiglia agiata e influente.

Incrocio gli occhi di mio padre, che finalmente mi sta degnando della sua attenzione.
Mi sembra rilassato, a proprio agio, in tranquilla attesa.
Non mi concede nemmeno il beneficio del dubbio.
Pensa di aver collezionato un'altra perla da aggiungere alla sua collezione di vittorie personali.

Povero illuso.

Solo mio fratello Clark non sorride.
Mi sta osservando perplesso, un sopracciglio scuro alzato.
Forse si sta chiedendo perché ci metto tanto a stendere la mano sulla coppa degli Eruditi che mi sta proprio di fronte.
Ha sempre sostenuto che fossi un po' strana e non si è mai trattenuto dall'esprimerlo.

Oh, fratellone, non ne hai idea.

Il sorriso che rivolgo nella loro direzione assomiglia più ad un ghigno quando alla fine allungo la mano.

Ma non davanti a me.

Alcune gocce del mio sangue sfrigolano quando precipitano sui cardoni ardenti.

E' musica per le mie orecchie.

Io continuo a sorridere, anche quando vedo le espressioni dei membri della mia famiglia.

Stupefatti, allucinati, arrabbiati. Queste sono le rispettive emozioni che affiorano sui volti di Alfred, Clark e mio padre.

Mi darei una pacca sulla spalla da sola.
Sono proprio fiera di me stessa.
E libera, finalmente.

Il signor Sono-una-cosa-sola-con-il-microfono rimane impalato a fissarmi, così come il resto della sala.
Ho compiuto un miracolo, a quanto pare.
L'ho lasciato senza parole.

Tra le mani goffe stringe una benda bianca - che in teoria dovrebbe porgermi - ma non da segni di vita.
Sto per prenderla da sola, ma un'altra persona precede il mio gesto.
L'Intrepida dai capelli verdi quasi gliela strappa via a forza e mi fissa dritto negli occhi.
Riesco a scorgere divertimento, stupore e anche un pizzico di rispetto nelle sue iridi color grigio fumo quando allunga il braccio e mi passa il pezzo di stoffa.

- Hai del fegato, ragazzina – mormora, per farsi udire solo da me.
Con il capo indica il trio composto dai miei familiari.

Sa bene chi sono, ovviamente.
Mio padre ha operato parecchi Intrepidi.
Anzi, per la precisione, il 90% dei suoi pazienti è composto da Intrepidi. La cosa non mi ha mai sorpreso.
Io mi limito ad annuire. Non saprei cosa risponderle.

Afferro la pezza candida e la premo sul palmo. La ferita era sottile e si è già quasi rimarginata da sola.

Almeno, penso con una punta di ironia, non mi servirà aiuto per i punti di sutura.

Crescere in una famiglia composta esclusivamente da medici ha i suoi vantaggi inaspettati.
Sono perfettamente in grado di medicare, disinfettare e cucire ogni tipo di ferita.
Conosco le principali procedure di pronto soccorso e rianimazione.
Sono capace di rimettere a posto articolazioni, spalle, dita e caviglie slogate.

Sono sicura che queste abilità mi torneranno molto utili durante l'iniziazione.

* * *

Attendo la fine della Cerimonia in mezzo alla mia nuova fazione.
Quest'anno solo pochi altri giovani hanno optato per gli Intrepidi.

Alicia mi ha salutato con la mano quando mi è passata davanti per raggiungere le nostre amiche nel gruppo degli Eruditi.
Mi fissano tutte.
Sorpresa, perplessità, soggezione si alternano sui loro volti come luci intermittenti.

Si stanno di certo chiedendo se non sia del tutto impazzita.
Probabilmente stanno analizzando probabilità, diagrammi e percentuali, creando grafici mentali per riuscire a interpretare logicamente la mia Scelta.

A mio beneficio va detto che la mia decisione ha una sua logica.
Magari non del tutto chiara a sguardi esterni, ma ponderata.

Non sono ammattita, non sto dando i numeri, non ho scelto i Pacifici, per l'amor del cielo!

Eppure non sono solo le mie amiche a fissarmi.
Lo stanno facendo anche gli Intrepidi della mia età, quelli adulti e gli Eruditi che circondano mio padre e i miei fratelli.

Evito con cura di guardare nella loro direzione.
Da oggi in poi non avremo più contatti.
Mai più.

Dubito seriamente che vengano a trovarmi nella mia nuova casa. Io di certo non tornerò indietro.

- Ciao – fa una voce alla mia sinistra.

Mi giro e mi trovo faccia a faccia con un Intrepido rimasto Intrepido.
Ha i capelli lunghi e scuri, tra i quali spicca una ciocca azzurro cielo, che si intona perfettamente alla tonalità chiara dei suoi occhi.
Una cicatrice sbiadita gli trapassa il labbro inferiore arrivando fino al mento ed entrambe le sue orecchie sono adorne di piercing.

L'insieme non stona, anzi è uno schianto, con quel fisico asciutto e slanciato che esibisce volutamente con abiti attillati.

Mi rivolge un sorriso cordiale, senza tracce di ironia. – Hai fatto bene a lasciare quella fazione noiosa – continua. – Noi siamo molto meglio -.

- E siamo contenti di averti con noi, bellezza – replica un altro Intrepido, della stessa età.

I suoi capelli biondi sono la prima cosa che noto, perché sono a dir poco abbaglianti.
Non me ne intendo, ma una sfumatura del genere non può essere naturale. - Mi stavo giusto disperando con Felix per l'assenza di presenza femminile, ma poi ti ho vista arrivare. Una ragazza splendida come te non poteva certo passare il resto della vita sui libri! Sarebbe stato uno spreco assurdo -.

Mi fa l'occhiolino con complicità e io non posso far altro che scoppiare a ridere.

L'Intrepido moro alza gli occhi al cielo. – Lascia perdere mio fratello, farnetica spesso e volentieri -.
Mi porge la mano che io stringo con piacere. – Io sono Felix, mentre lui è mio fratello Xavier -.

Il biondo non si limita a stringermi la mano, ma mi passa un braccio sulle spalle. – Siamo gemelli, ma sono sicuro che una ragazza intelligente come te non farà fatica a capire chi tra noi due sia il più divertente. Pronta a spassartela? -.

Io alzo un sopracciglio. – Spiacente, ma io preferisco i mori – ribatto, sorridendo a Felix.

È una bugia, ma loro non possono saperlo.

Felix ride a sua volta e mi da il cinque.

Xavier non batte ciglio, fa solo un lungo sospiro. – Adesso capisco perché non sei rimasta negli Eruditi. Il tuo cervello deve essere difettoso -.

Toglie il braccio dalle mie spalle e comincia a scompigliarmi i capelli in maniera affettuosa, come farebbe un fratello con la propria sorellina.

Come i miei fratelli non hanno mai fatto con me.

Questi due Intrepidi mi piacciono.
Sono simpatici e socievoli come un Erudito non potrebbe mai essere.

- Ehm, scusate ... -.

Una ragazza vestita di rosso, una Pacifica, interrompe dolcemente il nostro dialogo scherzoso.
È di alcuni centimetri più bassa di me, con una lunga chioma castana legata in una coda di cavallo.
I suoi occhi sono grandi, verde foglia e contornati da lunghe ciglia scure. È molto carina.

E infatti Xavier rivolge subito tutta la sua attenzione su di lei. – Trasfazione?- le chiede, interessato.

Lei annuisce, ma guarda me, non lui.

- Lo sapevo che quest'anno le più belle sarebbero venute da noi! – esclama Xavier, dando un amichevole pugno al braccio di Felix. – Avete sentito? Noi abbiamo le ragazze più belle della città! – urla ad un gruppo di Candidi poco distante.

Loro lo guardano ad occhi spalancati.
Mi appunto mentalmente di essere più gentile con Xavier.
Dopotutto non sono molte le persone che riescono a zittirli.
Un alleato del genere mi farebbe comodo.

- La pianti?! Se ti piace così tanto aprire quella bocca larga che ti ritrovi, perché non hai scelto i Candidi? Avresti fatto un favore a tutti! – replica Felix, scuotendo la testa e facendo tintinnare i piercing alle orecchie.
Usa un tono severo, ma si vede che sta solo prendendo in giro il fratello.
Sono molto affiatati, è un piacere guardarli.

Io stringo la mano alla Pacifica. – Sono Zelda -.

Lei annuisce. – Leslie, piacere - dice, scostando una ciocca di capelli che le ricade sugli occhi. – So chi sei. Tuo padre ha curato mio cugino che si era rotto una gamba. Detto tra noi, è il più tonto della famiglia -.

Io rido, ma non sono del tutto divertita.

In questa dannata città, esiste qualcuno che non conosca la mia famiglia?
Spero di non dover sentire pronunciare il mio cognome in continuazione anche nella residenza degli Intrepidi.

Parliamo del più e del meno finché la Cerimonia non finisce.

A quel punto, senza nessun preavviso, la folla in nero inizia a correre verso l'uscita, trascinandoci con sé.
Leslie mi prende per mano per non perdermi di vista in mezzo alla calca e io sento che presto diventeremo amiche.
O almeno lo spero.

Xavier e Felix corrono accanto a noi, sprizzando vitalità da tutti i pori e gridando assieme agli altri Intrepidi.

La mia compostezza se ne va in frantumi e comincio a urlare anch'io.

Questo è il giorno più bello della mia vita.


Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now