Point of no return

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Eric




Impreco a bassa voce.

Sto passeggiando su e giù lungo il corridoio che porta al poligono da quasi dieci minuti.
Fisso la spessa porta d'acciaio e digrigno i denti.

Eric, sei un fottuto imbecille!

Mi passo una mano sul volto. Non avrei dovuto reagire in quel modo, ma proprio non sono riuscito a trattenermi.

Io che difendo un'iniziata? Questa giornata passerà alla storia. Per fortuna che al Pozzo c'erano soltanto le famiglie dei trasfazione.

Tiro un calcio alla parete di roccia. Quei maledetti Blackburn!

Ho dovuto far ricorso ad ogni singola goccia di autocontrollo per non prendere Alfred per il colletto di quella sua impeccabile camicia inamidata e gettarlo nello strapiombo.

Come hanno osato presentarsi qui? E mettere di nuovo le mani addosso a Zelda? Inconcepibile.

E adesso la ragazza è lì dentro, assieme a uno di quegli idioti. Cosa avrà mai da dirle? E perché lei ha accettato di parlargli? Dopo tutto quello che le hanno fatto passare, dovrebbe aver voglia di tirargli addosso dei coltelli affilati, non di farci quattro chiacchiere.

Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Devo smetterla di pensare e ritrovare la calma.
Subito.

Ho già dato prova della mia impulsività, non ho certo intenzione di rendermi ridicolo di nuovo.
Prendere a testate la porta del poligono è l'unica cosa che vorrei fare in questo momento, ma non è un'opzione praticabile.

La mia testa potrebbe scoppiare da un secondo all'altro. Sia per l'irritazione che per la confusione.

Perché mi hai difeso, Zelda?

Quando le ho dato il via libera per scatenare le sue doti di combattente contro il trio di imbecilli, i suoi occhi ambrati si sono illuminati e mi ha sorriso.
Era solo la seconda volta che vedevo quel sorriso diretto a me: spontaneo, radioso, senza ironia né disprezzo.

Sono rimasto talmente meravigliato da non accorgermi dell'assalto di Alfred.
Se Zelda non mi avesse spinto via, probabilmente quell'idiota sarebbe riuscito nel suo intento.

Per la prima volta nella mia vita qualcuno ha preso le mie difese.
E non una persona qualunque, ma un'iniziata trasfazione.
La mia iniziata trasfazione barra ossessione barra mistero da risolvere.

Almeno il mio allenamento personale non è stato del tutto inutile.

Sento le labbra tendersi in un accenno di sorriso. In realtà, questo l'ho pensato dopo.

Mentre la guardavo, riuscivo solo a pensare a quanto fosse bella e a quanto mi sentissi lusingato dal suo gesto. Ha messo al tappeto suo fratello per proteggermi. Per proteggere me!

È anche per questo che non ho corretto l'altro Blackburn quando ha insinuato che io fossi il suo ragazzo. Così ci penserà bene prima di seguire l'esempio di Alfred, ovvero cercare di farle del male.
Giuro che se vedo anche solo un graffio sul viso di Zelda, quel giovane ha le ore contate.

Ma sentilo. Stai viaggiando un po' troppo con la fantasia, mio caro Eric. Ora ti credi veramente il suo ragazzo?

Che gioia, la mia coscienza è tornata a farsi sentire. Come accade sempre nei momenti meno opportuni, quando ho solo bisogno di ragionare con logica e razionalità.
Però ha ragione, avrei dovuto mettere in chiaro le cose da subito. Appena Zelda uscirà da quella stanza comincerà a tempestarmi di domande imbarazzanti.
Ormai la conosco troppo bene, lei e la sua curiosità saranno la mia rovina.

Non ho mai avuto difficoltà a mentire e sono un campione nel mettere a tacere le persone che mi infastidiscono. Il problema è che, quando gli occhi di quella dannata ragazza si posano nei miei, sento il cervello svuotarsi completamente e dimentico all'istante chi sono e quali sono i miei doveri.

Dall'inflessibile Capofazione quale sono, mi trasformo in un rimbambito che ha solo voglia di sorridere come un idiota e che farebbe qualsiasi cosa per lei, anche esporsi ad una pubblica umiliazione.

Riprendi una parvenza di dignità, Eric.

Non mi lascerò confondere dal suo sguardo, mi comporterò normalmente.
Meglio se tengo gli occhi puntati su quel Blackburn e ...

Un movimento mi fa scattare e perdo il filo dei miei ragionamenti. Volto appena la testa e mi ritrovo di fronte la Pacifica, l'amica di Zelda, che mi fissa ad occhi sbarrati.

- Tu che ci fai qui? – chiedo, in tono volutamente minaccioso.
Lei non è come l'altra trasfazione, ha davvero paura di me e la cosa mi diverte.

Mi guarda come se avessi il potere di ridurla in cenere con un semplice gesto della mano. – Sono venuta a cercare Zelda – spiega, tenendo gli occhi bassi. – Al Pozzo ho sentito cosa è successo e volevo assicurarmi che stesse bene -.

È la frase più lunga che le abbia mai sentito pronunciare e l'ha detta senza nemmeno balbettare.

La ragazzina fa progressi.

Non posso fare a meno di provare un briciolo di rispetto nei suoi confronti.
Abbandono il cipiglio cupo e indico la porta con il pollice. – E' lì dentro con suo fratello. Ho concesso loro dieci minuti – dico, mentre torno ad appoggiarmi con la schiena alla parete. – Il tempo è quasi scaduto -.



Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now