Journey to the past

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Zelda



Inspiro a pieni polmoni l'aria frizzante del mattino, ricca di odori che mi fanno ripensare ai momenti trascorsi assieme a mia madre quando ero bambina. L'aroma di erba tagliata, arricchito da una nota salmastra proveniente dalla vicina palude, mi ricorda le nostre camminate silenziose in mezzo ai cespugli del sottobosco.

Mia madre collaborava con il laboratorio di farmacia dell'ospedale, specializzato in medicina naturale. E' grazie a lei se ho imparato a riconoscere i vari tipi di piante e servirmene in caso di bisogno.

Appoggio un ginocchio a terra e strappo un ciuffo di menta piperita che fa capolino da un cespuglio di anonime erbacce infestanti. Lo porto al naso e ne inspiro l'aroma frizzante e pungente. Strofino la fogliolina tra le dita, prima di strapparne un pezzo con i denti.

Inizio a masticarla sotto lo sguardo sconvolto e schifato di Melanie. - Tu non stai bene - mi accusa, arricciando il naso. - Stai cercando di avvelenarti? Forse è un effetto posticipato del siero, dovresti farti controllare -.

Alzo gli occhi al cielo. - E' solo menta. Ne vuoi un po'? -. Le porgo quel che rimane del ciuffo di foglie, ma lei lo allontana da sé come se si trattasse di un mazzo di ortiche.

Prima che possa gettarlo a terra e calpestarlo, Leslie la precede e glielo ruba da sotto il naso. Annusa le foglioline spugnose con aria nostalgica. - Mi fa venire in mente la mia vecchia fazione. Cresce praticamente ovunque attorno alle fattorie, perfino in mezzo ai campi -.

Mordicchia un angolino della foglia, con lo sguardo perso all'orizzonte. Melanie guarda ancora con sospetto l'innocua piantina di menta per qualche istante, poi scrolla le spalle e si passa una mano tra i capelli.

Entrambe seguiamo la traiettoria dello sguardo di Leslie, puntato sui grandi spazi verdi e gialli che si stagliano al di là della recinzione. La spessa rete di metallo sormontata da filo spinato pare infinita vista da qui: si estende per chilometri, fino a dove arrivano i miei occhi e anche oltre.

Ai suoi piedi ci siamo noi, un gruppetto sparuto di iniziati che ci guardiamo attorno con soggezione.
Alcuni di noi, più precisamente Paul, Nora e Felix, sono rimasti alla Residenza, confinati in infermeria. Il nuovo siero ha avuto degli effetti inattesi su di loro, provocando nausea e capogiri. Non li invidio per nulla: l'attacco di panico che mi ha causato quel liquido malefico è stato più che sufficiente. Evidentemente Jeanine non aveva previsto questa falla nel suo prezioso progetto sperimentale, perché un team di scienziati è accorso ad analizzare l'anomalia subito dopo il termine delle simulazioni.

Tipico zelo di origine erudita.

Quelli di noi che sono usciti pressoché incolumi dall'incontro col siero, sono stati esonerati da qualsiasi attività programmata per un paio di giorni, in attesa che gli Eruditi terminino le loro ricerche.
Questo non significa che Quattro ci abbia lasciati a poltrire a letto o gironzolare per il quartiere a nostro piacimento. Al contrario, ci ha fatti alzare all'alba tutte le mattine e ci ha accompagnati in giro per la città per mostrarci la vera vita da Intrepidi.
Oggi, dopo un breve viaggetto in treno, ci ha condotti alla recinzione e ci ha spiegato i vari compiti dei soldati che marciano senza sosta lungo la rete metallica coi fucili in spalla: controllare che nessuno si avvicini troppi ai confini, esaminare i carri dei Pacifici - gli unici autorizzati ad entrare e uscire - che riforniscono la città di frutta e verdura, pattugliare la strada. Insomma, un lavoro piuttosto ripetitivo e, secondo quanto ha detto, privo di possibilità di avanzamento in carriera.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now