Stay away from that knife

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Zelda



Sono trascorsi tre giorni dalla festa. Tre giorni molto lunghi e noiosi, per quanto mi riguarda.

Noi iniziati siamo stati esonerati dalle simulazioni fino a nuovo ordine: questo, invece di rallegrarmi come dovrebbe, ha gettato un velo d'ombra sopra i progetti che avevo cominciato ad elaborare dopo la dichiarazione - discutibilmente romantica, ma infinitamente tenera - del mio Capofazione.

Le simulazioni, per quanto fossero tremende e mi lasciassero svuotata e nervosa, erano l'unico momento del giorno che mi permetteva di parlare e rimanere sola con Eric. Avrei sopportato anche mezz'ora consecutiva di allucinazioni pur di trascorrere qualche momento con lui, lontano da orecchie indiscrete e senza paura che qualcuno potesse scoprire la natura del nostro legame.

I miei piani sono andati in fumo nell'istante in cui Quattro ha spalancato la porta del dormitorio la mattina seguente alla festa. Io ero sveglia da ore, praticamente non ero riuscita a chiudere occhio, soprattutto a causa di Mel e Leslie che mi avevano intimato di non omettere neanche il più piccolo particolare su quello che era accaduto da quando mi avevano persa di vista al Pozzo. Eravamo rimaste a confabulare fino alle prime luci del giorno - si fa per dire, visto che la nostra camerata è priva di finestre -, ben attente a mantenere un tono sufficientemente inudibile e a far riferimento ai soliti nomi in codice per prevenire eventuali ascoltatori curiosi. Non che ce ne fosse bisogno, visto che gli altri dormivano beatamente, senza far il minimo caso a noi e ai nostri discorsi: i gemelli si erano addormentati non appena avevano poggiato la testa sul cuscino ed il resto della compagnia era già sprofondato da un pezzo nel mondo dei sogni quando noi eravamo rientrati nella stanza.

Stavo giusto coprendo con la mano l'ennesimo sbadiglio, quando Quattro è piombato nel dormitorio di botto, senza neanche bussare.
Sono scattata a sedere come se mi avessero punto. Ero incastrata tra le mie due amiche - strette nel mio letto con la coperta tirata su fino all'attaccatura dei capelli - che mi hanno subito imitato e sono emerse da quell'ammasso di lenzuola guardandosi attorno alla ricerca della fonte del rumore improvviso.

Non appena abbiamo messo a fuoco l'istruttore, che ci osservava con un sopracciglio alzato appoggiato allo stipite della porta, ci siamo scambiate uno sguardo allarmato, neanche fossimo state beccate a rubare. Quattro è rimasto un attimo interdetto, ma poi ci ha rivolto un sorriso rilassato. Mi aspettavo chissà quale ramanzina, o perlomeno una convocazione immediata per qualche insulsa prova di coraggio tipica degli Intrepidi, invece lui si è limitato ad attaccare un bigliettino alla bacheca degli avvisi - solitamente vuota - e ci ha rivolto un cenno prima di andarsene definitivamente dalla stanza.

Chissà cos'ha pensato nel vederci, tre ragazze in pigiama che spuntano all'improvviso da sotto un piumone, coi capelli scompigliati e lo sguardo di chi ha appena visto un fantasma. Sicuramente si sarà fatto una bella risata una volta uscito dalla camerata. Se al suo posto ci fosse stato Eric ...

- Ahia! - esclama una voce indispettita a pochi centimetri da me, distogliendomi dalle mie fantasticherie. - Ehi Zelda, stai forse cercando di farmi fuori? -.

Batto le palpebre e rivolgo un sorriso di scuse a Xavier, che mi squadra diffidente e con la fronte aggrottata mentre io tolgo l'ago dalla sua pelle e strappo il filo coi denti. Tampono le poche gocce di sangue che l'ultima puntura non voluta ha provocato ed avvolgo il suo avambraccio con una spessa benda. - Ecco fatto. Scusa -.

Per tutta risposta, lui grugnisce.

- Non scusarti, Zelda - replica Felix, col suo tono pacato. Se ne sta appoggiato con un piede al muro, a braccia incrociate e un sorrisetto serafico sul volto. - Io, al tuo posto, avrei accidentalmente premuto l'ago altre due o tre volte. E di certo non mi sarei scusato -.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now