Welcome to the jungle

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Eric


Conto gli iniziati uno per uno, mentre escono dal loro nuovo dormitorio.

Sono leggermente deluso: ammetto che mi sarebbe piaciuto umiliarli un po', obbligandoli a raggiungere la mensa mezzi nudi.

Contro ogni previsione, le due uniche ragazze trasfazione sono state le prime a raggiungerci, dimostrando di essere sveglie quanto basta per sopravvivere all'interno della fazione.

Peccato per quel piccolo episodio di ribellione da parte dell'Erudita.
E dire che cominciava quasi a piacermi.

Certo, mi ha fatto perdere la stupita scommessa che avevo fatto con quella stronza di Lauren, ma il suo salto è stato niente male, quasi all'altezza del primo.

Chissà perché tra tutti gli iniziati mi è rimasta impressa solo lei.

Cos'ha di così speciale?

I suoi occhi sono la prima cosa a cui penso.
Illuminati dalla luce del sole sembrano divampare come due fiamme guizzanti, dai riflessi dorati.
Non ho potuto fare a meno di notare il modo con cui si sono intrecciati ai miei quando è salita su quel cornicione.

Ti ha lasciato senza parole per tre volte nel giro di dieci minuti, un vero record.

Detesto quando il mio cervello formula pensieri sarcastici di propria iniziativa.

Però ha ragione, quella ragazza è senza dubbio pericolosa.

Quando le ho afferrato il polso, attirato dal bagliore prodotto da quel bracciale argentato, ho sentito una scossa percorrermi tutte le dita e risalire lungo l'avambraccio, fino alla piega del gomito.

Questo fatto assurdo e inspiegabile è stato sconvolgente, ovviamente, ma non è stata la cosa più sconvolgente accaduta in quei cruciali istanti.

Quando mi sono chinato per mettere i miei occhi all'altezza dei suoi – nel vano tentativo di impaurirla – lei mi ha lanciato un'occhiata supplichevole, chiedendomi in modo silenzioso di risparmiare quell'oggetto a cui deve essere molto affezionata.

E la cosa allarmante è che per un momento ho pensato di dargliela vinta e lasciarglielo tenere.

Io, l'imparziale e crudele Capofazione che fa tremare di paura perfino gli Intrepidi adulti, ho quasi assecondato il volere di una stupida sedicenne.

L'ho sottovalutata.

L'ho sottovalutata parecchio.

Ignoravo il potere di persuasione che i suoi occhi cangianti riescono a scatenare, come una tempesta che può controllare a piacimento.
Deve nascondere un potente carisma dietro quella facciata da ragazzina perbene, una sorta di miccia in attesa della giusta scintilla che la faccia esplodere.
Una forza interiore che potrebbe facilmente competere con la mia.

Annuisco tra me e me. Ho fatto bene a mantenere il controllo, a non cedere.

Se fossimo stati soli, forse – e dico forse - avrei potuto mostrare un po' di magnanimità, ma sotto gli occhi vigili di Quattro non posso permettermi di mostrare alcuna debolezza. Ne potrebbe approfittare per cercare di scavalcare la mia autorità e questo non deve assolutamente accadere.

Tuttavia quello sguardo, l'occhiata che lei mi ha lanciato dopo che le ho strappato di dosso il bracciale...non potrò dimenticarla facilmente.
Se avesse avuto una pistola a portata di mano, di sicuro non avrebbe esitato a usarla contro di me.
Ho sentito distintamente la vampata di furia che ha dovuto reprimere per non assalirmi, come se avessi acceso una candela a poca distanza dal mio petto.

Sarà stato difficile per lei dire addio a quell'oggetto, ma per me lo è stato il doppio.

Ho dovuto sopportare il suo bruciante disprezzo, che mi ha gettato, senza filtri, direttamente in faccia e ora sto tentando di convivere con qualcosa che credevo morto e sepolto da tempo, ormai: il senso di colpa derivante dalle mie azioni di crudeltà gratuita.

Maledetta ragazzina!

Perché ha dovuto fare tutta quella scena per una misera catenina? Perché ci tiene tanto?

A me non sembrava nulla di speciale, non era nemmeno argento lavorato o costoso.

Era forse un regalo? C'entra un ragazzo?

Ma, cosa ancora più terrificante, perché me lo sto chiedendo?!

Eric, stai forse recuperando l'adolescenza perduta?
Cosa farai ora, ti metterai a scrivere poesie e sognare ad occhi aperti?
Cerca di riprenderti, sei un leader, non un fottuto imbecille!


Questo monologo non porterà a nulla, rischia solo di far innalzare ulteriormente il livello di pazzia al quale sono giunto.

Devo cercare di placare questa – prego sia temporanea – follia, o finirò per fare la figura dell'idiota davanti agli iniziati.

Gli iniziati.

Mi ricordo della loro presenza alle mie spalle quando siamo ormai a metà strada dalla mensa.
Questo significa che hanno imparato la lezione e hanno definitivamente smesso di urtarmi i nervi con il loro chiasso fastidioso e inopportuno.
Se prima non avessi soffocato uno dei miei soliti scatti di rabbia, avrei davvero finito per appendere uno di loro a testa in giù nello strapiombo.

Forse te la sei presa tanto solo perché quel ragazzino stava abbracciando la tua nuova ossessione, sussurra una voce maligna al mio orecchio.
È addirittura più tagliente del mio tono abituale, il che la dice lunga.

No, non credo proprio fosse quello il motivo, rispondo, infastidito, scacciando quella presenza indesiderata come farei con un insetto.
Mi hanno urtato il sistema nervoso, io li ho zittiti, fine.

Questa giornata è cominciata male e sta andando sempre peggio. Sono finito a fare dialoghi immaginari con me stesso, davvero fantastico.

Ho un bisogno disperato di allenarmi al poligono, tre ore di fila come minimo.
Mi ci fionderò non appena mi sarò sbarazzato di questi insignificanti mocciosi.

Con la coda dell'occhio osservo il gruppetto composto dai gemelli Intrepidi e dalle due ragazze trasfazione.
Sembrano già molto affiatati, camminano vicini e ogni tanto si scambiano delle occhiate complici.

Perché la cosa mi scoccia? Li invidio, forse?

La mia totale assenza di amici è assolutamente volontaria.

Non sopporto la vicinanza delle persone, per cui allontano chiunque si azzardi anche solo a sorridermi o a trattarmi con confidenza.

Però hai provato qualcosa quando quella ragazza ti ha sorriso.

Questa volta non posso dar torto al mio maligno suggeritore.

L'Erudita si è voltata verso di me appena prima di saltare giù dal tetto.
Non verso la sua amica e nemmeno verso i due gemelli.
Verso di me.

Altro shock, l'ennesimo di questa dannata giornata che sembra non avere fine.

Il suo sorriso, aperto e sincero, senza tracce di ironia o sfida, mi ha sfiorato come un raggio di luce che penetra dal cielo durante un mattino burrascoso.
Uno spettacolo bellissimo, sebbene io detesti profondamente il sole.

Lei sembra essere un'eccezione a tutto.

La guardo di sbieco mentre cammina.
Non è tanto alta, ma ha un bel fisico.
Quei vestiti neri le stanno decisamente meglio degli abiti blu da Erudita, mettono in mostra la curva morbida dei suoi fianchi e...

Che diavolo mi passa per la testa?! Sto veramente prestando attenzione a una ragazza, un'iniziata per di più?

Devo mettere le mani su una pistola al più presto, ne va della mia salute mentale.

Quando arriviamo alla mensa, molti tavoli sono già al completo.
Tutti si voltano verso di noi al nostro passaggio, neanche fossimo un corteo trionfale.

Come temevo, non appena scorgono gli iniziati gli Intrepidi ammassati nella stanza iniziano a gridare, battere i pugni e le posate sui tavoli, producendo un fracasso infernale.

Trattengo a fatica un grugnito di fastidio.
Le persone che incontro oggi sembrano far di tutto per farmi imbestialire e posso affermare con sicurezza che non finirà bene.

Mollo il gruppo al centro della mensa senza proferire parola e mi dirigo verso il tavolo dei Capifazione, dove Max mi accoglie con una sonora pacca sulla spalla.
– Ben fatto, Eric – afferma, apparentemente soddisfatto del mio lavoro. – Li hai condotti sani e salvi fin qui, è già un notevole traguardo -.

Gli altri sghignazzano, ma io non sono proprio in vena di battute: ne ho abbastanza di quei bambocci di iniziati.
Non sopporterei la loro vista un minuto di più.
Non voglio neanche sentirli nominare, a meno che non sia strettamente necessario.
Se penso che un anno fa ero anche io uno di loro...
Ho la nausea.

Max comincia a discutere delle nuove procedure per le simulazioni con gli altri leader, quindi ne approfitto per allontanarmi.
Non ho fame, per cui mi dirigo in direzione del poligono.
Di sicuro basterà la vista di tutte quelle armi a calmare i miei nervi tesi.

Perlustro la sala con un'occhiata, senza un motivo apparente.
Quando individuo l'esile figura dell'Erudita, seduta su una panca poco distante in compagnia dei suoi amichetti e di Quattro, faccio una smorfia.

Ormai sta diventando un'abitudine involontaria. E senza dubbio ridicola.

Burn in my frozen heart like a dancing flameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora