This means war

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Zelda



Non ho neanche il tempo di urlare, il salto è troppo breve per permettermi anche solo di aprire bocca per dare sfogo alle emozioni discordanti che mi gonfiano il cuore.

So solo che il terrore non è più in cima alla lista: ha lasciato il posto ad un eccitante entusiasmo, che è come una ventata di aria fresca in un caldo pomeriggio d'estate.

I pochi secondi che impiego per raggiungere il fondo della voragine sembrano durare un'eternità, come se stessi galleggiando senza peso in una vasca piena d'acqua.

Mi sono buttata con la faccia in avanti, ma, mentre ero in volo, il mio corpo si è voltato di propria volontà ed ora mi ritrovo a dare la schiena all'oscurità che si intravede sotto di me.

Chiudo gli occhi per un attimo, ma non ho paura.

Un momento prima sto nuotando nel vuoto, un attimo dopo sono immobile, distesa a pancia in su sopra qualcosa di elastico e ruvido allo stesso tempo.

Sbatto le palpebre e mi guardo attorno. Sono caduta su una grande e spessa rete di corda scura, posta lungo tutta l'ampiezza del buco, che ora sta sopra alla mia testa come un grande occhio, intento ad osservare ogni mia mossa.

Mi metto seduta e alzo la testa verso il palazzo.
Parecchi metri più in alto noto il profilo della testa di Leslie sbucare dal cornicione che la separa dal baratro.

Inspiegabilmente scoppio a ridere e le faccio ampi gesti per invitarla a scendere.

Accanto a lei, immobile come una statua, si staglia l'alta e possente figura dell'Intrepido dagli occhi grigi.
Si è voltato durante il mio salto, quindi, per l'ennesima volta, ci ritroviamo occhi negli occhi.
Mi sembra di scorgere un barlume di rispetto nella sua espressione gelida, ma non posso esserne sicura, vista la distanza che ci separa.

Mi allontano dal centro della rete per far spazio a Leslie, che nel frattempo è riuscita a salire sul cornicione, nonostante la caviglia dolorante.

Mi trascino fino al bordo e afferro una delle mani che vedo apparire nel cerchio di luce creato dal grande foro.
La mano in questione ha dita forti, calde e callose.
Mi aiuta, con gentilezza, a scivolare giù, finché i miei piedi non toccano di nuovo il suolo.

Quando alzo il capo incrocio un paio di occhi bellissimi, blu come il mare, che per un attimo mi lasciano disorientata.
Poi metto a fuoco il resto della figura, un pezzo alla volta.
È un ragazzo abbastanza alto, ma molto muscoloso.
Tipico fisico da Intrepido, suggerisce il mio cervello da Erudita con sarcasmo.
Anche lui, come tutti qui, è vestito di nero, ma il suo volto ha un qualcosa di diverso che in un primo momento non riesco a definire.
Poi capisco cosa lo distingue dagli Intrepidi in cui mi sono imbattuta finora: l'assenza di piercing, capelli multicolori e tatuaggi evidenti.

Ha un aspetto sobrio, ma di certo non ha bisogno di avere del metallo piantato nel corpo per incutere timore.

Mi lascia la mano non appena mi stabilizzo e fa un mezzo sorriso. – Una ragazza! – esclama, in un tono roco che mi ricorda un'eco che rimbalza tra le pareti di una grotta. – Significa che hai vinto la scommessa, Lauren -.

Si volta di lato, dove è appena apparsa un'Intrepida dai capelli scuri come l'inchiostro.
Lei non fa eccezione per quanto riguarda i piercing, dal momento che ne ha tre sullo stesso sopracciglio.

Mi sorride, raggiante. – Eccellente! – dichiara, mentre mi da una pacca affettuosa sulla spalla. – Così quel porco maschilista di Eric dovrà ricredersi! -.

Si sporge in avanti, guardando in su verso il cornicione da dove gli altri iniziati stanno per saltare.
Agita un pugno in aria e il suo sorriso diventa un ghigno perfido.
– Beccati questa, Eric! – urla, e sono certa che la sua voce riesca ad arrivare perfettamente fin lassù. – Hai trovato pane per i tuoi denti! -.

Così è quello il nome dell'Intrepido dagli occhi grigi.

Eric.

Ah, quindi ora che conosci il suo nome cosa vorresti fare?
Scriverlo mille volte e disegnarci intorno dei cuoricini?!


Ho fatto bene ad andarmene dagli Eruditi, penso con un sospiro rassegnato.
Non sono poi così intelligente come credevo.

Metto da parte le emozioni contrastanti che provo per Sguardo di Ghiaccio, seppellendole in un cassetto della mente.
Le analizzerò con calma più tardi.

La ragazza dai capelli scuri – Lauren – si volta di nuovo verso di me.
Non ha smesso di sorridere. – A te l'onore, Quattro –.

L'Intrepido dagli occhi blu si china leggermente in avanti, fissandomi con un sopracciglio alzato. – Come ti chiami, trasfazione? – chiede, in tono brusco, ma anche lui ha un'espressione divertita. Suppongo non abbia molta stima di Eric, o perlomeno è quel che si intuisce dall'occhiata complice che scambia con Lauren.

Non mi ha riconosciuta, è già qualcosa. Alla fine esiste qualcuno che non conosce la mia falsa famiglia perfetta.

Non ho esitazioni. – Zelda – affermo con sicurezza.
Potrò anche abbandonare il mio cognome come fosse un rifiuto tossico di cui voglio sbarazzarmi alla svelta, ma il mio nome è prezioso.
L'ha scelto mia madre, è una delle poche cose che ancora di tengono legata alla sua memoria.
Ovunque sia, spero mi stia guardando e sia fiera di me.

Il ragazzo – io e lui in quanto a nomi propri stravaganti possiamo farci concorrenza – annuisce e lancia un grido. – Prima a saltare, Zelda! -.

Dal tunnel che riesco a vedere di sfuggita in mezzo all'oscurità arrivano altre urla, come se ci fosse una folla in attesa.
Conoscendo la mania di esibizionismo tipica di questa fazione, di certo è così.

Ignoro le grida di esultanza, mi afferro i gomiti e resto a fianco della rete, aspettando l'arrivo di Leslie.
Le ci sono voluti alcuni minuti per decidersi a saltare, ma alla fine vedo il suo corpo esile cadere dal cielo come una meteora.

Lauren allunga le braccia verso di lei e l'aiuta a scendere.

Mi affretto a raggiungerla, per controllare lo stato della slogatura: di sicuro quel balzo non ha giovato alla sua caviglia.
Lei si getta su di me e affonda il viso nella mia spalla.

Sta tremando.
Mi accorgo con un secondo di ritardo che lo fa perché sta ridendo, non a causa del volo terrificante. – E' stato...è stato... - comincia, ma le labbra non riescono a completare la frase. È eccitata come una bambina che sale per la prima volta sull'altalena.

Roteo gli occhi con impazienza. - Sì, sì, magnifico. Ora fammi vedere – sbotto bruscamente, mentre mi chino vicino alla sua gamba.

Muovo piano l'articolazione, premendo leggermente con le dita su un pezzo di pelle alla volta.
Lei geme sonoramente quando le afferro il tallone: si sente un crack appena accennato, segno che tutto è tornato al proprio posto.

Quando mi rialzo, spazzolandomi i pantaloni sporchi di polvere, trovo parecchie paia di occhi puntati su di me.

Quattro, Lauren e Leslie mi stanno osservando come fossi una specie di animale in via di estinzione.

Io sento le guance riscaldarsi: non mi è mai piaciuto essere al centro dell'attenzione.

- Beh, che c'è? – borbotto, imbarazzata. – Sono cresciuta in una famiglia di dottori. Sistemo ossa e articolazioni da quanto ho dieci anni -.

La mia confessione non sembra sortire alcun effetto, perché tutti e tre continuano a fissarmi meravigliati, come se avessi appena ammesso di essere in grado di volare.

Decido che è meglio cambiare discorso. – Prova a fare qualche passo per vedere se riesci a camminare – mormoro a Leslie, mentre la sorreggo.

Lei appoggia il piede a terra, lo muove un po' e poi torna a guardarmi con stupore e ammirazione.
– Incredibile, non sento più neanche il dolore! Tu sei una forza! Grazie – esclama, mentre io, esasperata da tutti questi complimenti, mollo la presa sul suo gomito.

Lauren batte allegramente le mani. – Non una, ma ben due ragazze sono saltate per prime! Alla faccia dell'orgoglio maschile. Già mi immagino l'espressione di Eric! -.

- In realtà siamo le uniche ragazze trasfazione – aggiungo io, alzando le spalle.

- Ancora meglio! Erano anni che una ragazza non saltava per prima. Almeno il nostro Capofazione pieno di sé la smetterà di sputare sentenze con quella sua lingua da serpente -.

Avevo ragione: l'Intrepido dagli occhi grigi non è ben visto all'interno della sua stessa Fazione.

Beh che ti aspettavi? Hai visto anche tu il suo atteggiamento da sono-il-migliore e sfidami-a-tuo-rischio-e-pericolo, no?

Se poi si aggiunge che è anche uno dei leader, allora i conti tornano.
Ma come può un ragazzo così giovane essere già un Capo?
Forse tra gli Intrepidi l'età non conta.

Mentre formulo questi pensieri, noto che tutti gli altri iniziati – interni e trasfazione – sono saltati giù e si stanno allontanando dalla rete per raggiungere il nostro gruppo.

Quattro, però, non distoglie lo sguardo dal palazzo da cui sono caduti.
– Lo sapevo. Non poteva sprecare un'occasione per mettersi in mostra – sibila tra sé, con palese avversione.

Alzo gli occhi anch'io e vedo un'ombra scura fendere l'aria come una palla di cannone.

Eric si è gettato dal cornicione subito dopo l'ultimo iniziato: non credo facesse parte del programma, visto il commento di Quattro.
L'avrà di certo fatto per impressionarci.

Compie un perfetto salto mortale in avanti, atterrando di schiena, esattamente al centro della rete.
Si da lo slancio con un colpo di reni e torna in posizione verticale.
Potrà anche essere egocentrico, crudele e senza cuore come dicono, ma non si può certo dire che non sia un'atleta formidabile.

Perlustra con lo sguardo il tunnel davanti a sé, fino a soffermare i suoi occhi temporaleschi su di me.
Un brivido mi corre lungo la schiena, quasi come se mi stessero passando un cubetto di ghiaccio sulla spina dorsale.

Faccio finta di instaurare una barriera tra me e lui.
Non voglio guai, non voglio e non posso sentirmi attratta da un ragazzo del genere, neanche se fosse solo per curiosità.

Ho sempre avuto un debole per i caratteri complicati, dalle mille sfaccettature, quelli che non si comprendono del tutto neanche dopo anni di familiarità.
Quei caratteri che scopri un millimetro alla volta, che continuano ad essere fonti di sorprese inaspettate, che sono parte integrante di una personalità oscura ed impenetrabile.

Interessanti e coinvolgenti come un mistero da risolvere.

E' esattamente questo che penso quando i suoi occhi toccano i miei.

Avrei voglia di analizzare il suo modo di fare centimetro per centimetro, per riuscire a capire cosa lo porta ad agire così freddamente e con quell'atteggiamento sprezzante che fa scappare tutti a gambe levate.

So che non accadrà mai e questo mi fa infuriare e innervosire ancora di più.
Dirigo la mia frustrazione contro la mia stessa mente, che è partita per la tangente contro tutte le obiezioni sollevate dalla ragione.
Se fossi sola, mi prenderei a schiaffi.

Grazie al cielo Eric non mi sta più guardando.

Con un altro balzo calcolato ha superato la fine della rete, mettendosi a fianco di Quattro.
L'Intrepido dagli occhi blu si irrigidisce di colpo come se si trovasse a un passo da un temibile cobra a due teste.

- Attenzione, iniziati – tuona Eric, inchiodando con un'occhiata fulminea ognuno di noi.
Non si sofferma troppo a lungo su di me, per cui tiro un respiro di sollievo.

– Siete riusciti a superare la prima prova, perciò, d'ora in poi, potrete abitare nella residenza degli Intrepidi, dove vi preparerete ad affrontare la vostra iniziazione -.

Il suo tono neutro, quasi annoiato che mi fa innervosire.
Ritiro immediatamente ogni pensiero positivo che ho formulato sul suo conto.

Indica Quattro con un cenno del capo. – Quattro sarà l'istruttore dei trasfazione, mentre io addestrerò gli iniziati interni -.

Nessuno fiata, ma percepisco la tensione che aleggia tra i due Intrepidi come una corda tirata al massimo, molto vicina al punto di rottura.

Eric fa un accenno di sorriso.

È abbastanza inquietante, ma questo è uno dei motivi sui cui poggia la mia irrazionale attrazione per lui.
Un tipo del genere deve avere per forza dei segreti nascosti dietro quella corazza all'apparenza fredda e insensibile.
Cosa lo ha fatto diventare così?

Magari nulla, Zelda. Magari ha avuto la disgrazia di nascere con quel pessimo carattere, punto e basta. Non lasciarti trasportare dall'immaginazione!

Immersa nei miei ragionamenti futili, mi sono persa il resto del discorso, ma dubito che fosse qualcosa di interessante, viste le espressioni delle persone che mi circondano.

Mi accorgo di essere l'unica a fissare il Capofazione dritto in faccia.
Gli altri Intrepidi sono intenti ad annuire ad ogni sua parola, mentre gli iniziati si guardano attorno, o hanno gli occhi costantemente puntati a terra.

Sono decisamente più saggi di te.

Forse Eric è come un animale selvatico.

Se lo guardo troppo a lungo negli occhi potrebbe decidere di volermi ammazzare perché ho avuto il coraggio – o la follia – di sfidarlo.

In quel momento tace di colpo e ci fa segno di seguirlo nelle profondità del tunnel.

L'oscurità è quasi totale, fatta eccezione per delle piccole lampade appese lungo le pareti di roccia.
Non vedo neanche dove metto i piedi, mi lascio guidare dal rumore dei passi.

D'un tratto sento un braccio muscoloso circondarmi la vita.

Nel buio individuo una cascata di capelli biondi e lisci.
Xavier mi stringe a sé come se stesse per morire ed io fossi l'unica cosa in grado di salvarlo.

- Emozioni forti, eh? Bellezza, non hai ancora visto nulla – sussurra al mio orecchio in tono seducente.

Mi mordo un labbro per non ridere. – Sono d'accordo con Felix – mormoro di rimando, lasciandolo perplesso.

- Mi sa che sei un po' confusa – borbotta, alzando le sopracciglia color del sole. - Guarda che io sono Xavier, il più bello dei due. Felix non ha aperto bocca -.

- No, ma sta alzando gli occhi al cielo -.

Da dietro giunge un colpo di tosse, ma posso scommettere che Felix l'ha fatto per mascherare una risata.
La sua voce mi arriva distintamente all'orecchio, sebbene sia appena un sibilo.
– Vedi, fratello, io e Zelda ci capiamo -.

Xavier guarda alternativamente Felix e me, come se l'avessimo tradito.

- Zitti! – intima Eric, fermandosi di botto in fondo alla galleria.
Fulmina Xavier con lo sguardo quando vede il modo in cui mi sta abbracciando. – Non intendo sopportare le vostre chiacchiere, né le vostre smancerie un minuto di più. Vi avverto: fate silenzio, o vi getto nel Pozzo senza pensarci due volte! -.

Xavier stacca immediatamente le mani da me e le alza davanti a sé come se Eric gli stesse puntando contro un fucile.

Continuando a camminare accanto a Leslie, che ha riso durante il nostro scambio di battute scherzose ed è ammutolita di colpo dopo l'ordine di Eric, raggiungiamo il cosiddetto 'Pozzo'.

È un'ampia grotta scavata nella roccia: sulle pareti sono stati praticati dei larghi fori per ospitare negozi, appartamenti e magazzini.
Le piccole caverne secondarie comunicano tra loro mediante degli stretti passaggi scolpiti nella pietra, ma senza protezioni.

Non so come facciano le persone a percorrerli senza guardare continuamente giù con il terrore negli occhi.
Basta farci l'abitudine, immagino.

Il soffitto del Pozzo è di vetro trasparente, sopra al quale vedo stagliarsi un altro palazzo.
In ogni angolo della grotta ci sono gruppetti di figure in nero che parlano, urlano, cantano a squarciagola o ridono sonoramente.

Nelle sale di ritrovo del quartiere degli Eruditi tutti erano composti, tranquilli, non si sentiva nemmeno una mosca volare.
Sento che mi piacerà questo nuovo stile di vita, più libero, senza freni, senza pensieri.

La voce cupa di Eric si infiltra di nuovo tra i miei pensieri. - Quello è lo strapiombo – sta dicendo, indicando con un cenno un angolo buio del Pozzo.

Al di là di una ringhiera di ferro, sulla quale sono seduti degli Intrepidi, sento dell'acqua scorrere: dopo un'occhiata più attenta mi accorgo anche della profonda voragine dalla quale proviene il suono del torrente.

- E' da lì che vi getterò se vi azzardate a infastidirmi di nuovo – esclama in tono tagliente.

Leslie rabbrividisce, mentre Xavier finge di sbadigliare, beccandosi una delle occhiate ammonitrici di Felix.

Anche io mi auguro con tutto il cuore che Eric non lo veda: sarebbe capace di fargli saltare via tutti quei denti brillanti e perfetti per molto meno.

Dopo alcuni minuti di marcia, arriviamo in un corridoio poco illuminato.
Eric spinge con un calcio ben assestato una delle porte color ruggine e la tiene aperta mentre entriamo.

- Visto che quest'anno pochi esterni hanno avuto il coraggio – o la stupidità, dipende dai punti di vista – di scegliere la nostra fazione, gli interni condivideranno il dormitorio con i trasfazione – dichiara, in un tono che non ammette repliche.

Mi sembra che la notizia non sconvolga i nati Intrepidi più di tanto.
Anzi, Xavier si illumina come una lampada al neon e gli altri si scambiano sorrisetti, come se avessero già qualche scherzetto per noi esterni in mente.

- Spogliatevi e gettate i vostri abiti nell'inceneritore. Non metteteci troppo, o vi verrò a prendere e non sarà un'esperienza piacevole. Fossi in voi, preferirei arrivare per la prima volta in mensa con tutti i vestiti addosso – ordina il Capofazione, allontanandosi con Quattro e lasciandoci soli nella stanza.

Senza perdere tempo, ci togliamo gli abiti blu, rossi, bianchi e neri, senza imbarazzo per quanto mi riguarda, e ci affrettiamo a mettere quelli sistemati in pile sopra i letti.

Infilo una maglietta nera aderente, un paio di pantaloni elasticizzati (sempre neri) e corti stivali (il nero è d'obbligo).
Aspetto che anche Leslie abbia finito e ci fiondiamo entrambe fuori della porta, dove troviamo Quattro ed Eric appoggiati alla parete.
Quest'ultimo sembra vagamente compiaciuto dalla nostra velocità.

Lancio il fagotto dei miei vecchi abiti nell'inceneritore con maligna soddisfazione.
Non voglio più vedere, o indossare, un abito blu in vita mia.

Faccio per allontanarmi, ma una mano mi blocca il braccio in una stretta d'acciaio.

Gli occhi di Eric stanno fissando il braccialetto d'argento che porto allacciato al polso. - Tutto quello che proviene dal vostro passato, oggetti e vestiti, deve essere bruciato. È la tradizione – spiega, in tono mellifluo.

Resto pietrificata, la mia mente è in caduta libera.
Mi rifiuto di avergli appena sentito pronunciare quelle parole amare come fiele.

Quando lui vede che non ho nessuna intenzione di fare quanto ha ordinato, si china a pochi centimetri dal mio volto. – Gettalo. Subito. Non lo ripeterò – sibila, socchiudendo le palpebre.

Tutto quello che vuoi, ma non il mio bracciale, vorrei urlare.

Apparteneva a mia madre.
È l'unico suo oggetto personale che sono riuscita a salvare dalle grinfie di mio padre, che ha venduto tutti i gioielli e vestiti appena dopo la sua morte.
Separarmi da questa sottile catenina sarebbe come strapparmi un lembo di pelle.

Non può farlo, no, no, non voglio.

Lo supplico con gli occhi visto che non posso farlo a parole.
Vedo una scintilla di indecisione, quasi di compassione nel suo sguardo di ghiaccio.

Ma devo averla solo immaginata, perché lui, senza preavviso, strappa il gancetto del bracciale e lo butta nel fuoco.

Stringo i pugni e mi volto per non vederlo bruciare.

Ho già abbastanza fuoco dentro di me da tenere a bada, se non voglio rischiare di perdere il controllo e cavagli quelle iridi grigie con le unghie.

L'incendio che mi scorre nelle vele fa evaporare perfino le lacrime che avevano cominciato a inumidirmi gli occhi.

Se mi avesse picchiata a sangue, fino a farmi svenire, mi avrebbe fatto meno male.
Avrei perfino potuto perdonarlo, un giorno o l'altro.

Ma questo no.

Non potrò mai perdonarglielo.





Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now