Break the ice

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Eric


Questa volta non voglio nessuna responsabilità per quanto riguarda i risultati dei combattimenti, perciò ho ordinato a Quattro di estrarre a sorte i nomi.

Non sono per nulla contento delle coppie, ma è tardi per protestare. Avrei preferito escludere Zelda, almeno per questa mattina. Purtroppo la sorte non si è espressa in suo favore e a me non rimane che accettare il fatto compiuto.

La Pacifica è ancora a letto da ieri pomeriggio, messa decisamente peggio della sua amica dopo l'incontro di ieri contro Oliver. Ed è proprio con quest'ultimo che si dovrà misurare Zelda.

Sento già una morsa di panico serrarmi la gola.

Me ne sto appoggiato alla parete, il più lontano possibile dalle lampade, così nessuno potrà leggere le mie espressioni facciali in tempo reale. Meglio non correre rischi, non voglio certo passare per uno di quei rammolliti che piagnucolano quando vedono una ragazza in difficoltà.
Ho una reputazione da difendere: il rispetto e la stima degli altri Intrepidi per me verranno sempre al primo posto, non importa quanto mi stia interessando a quell'Erudita.

Gli iniziati arrivano dopo pochi minuti. I tre maschi entrano per primi, Zelda è l'ultima della fila.
Sono tutti e quattro silenziosi ed evitano di guardarsi reciprocamente in faccia.

Cerco di non fissare il volto della ragazza più del necessario. E' viva, respira e cammina: non mi serve sapere altro.

Ma non posso impedirmi di provare una rabbia feroce, una furia incendiaria che mi invita a picchiare a sangue il Candido che l'ha ridotta così.

Fra pochi minuti la scena si ripeterà e non credo di essere psicologicamente in grado di affrontarla.
Forse dovrei andarmene, lasciare a Quattro il compito di supervisionare il resto degli incontri.

Non lo farai e lo sai. Sei forse un codardo?

Digrigno i denti. Certo che no, io disprezzo chi fugge davanti al pericolo o si tira indietro per paura di fallire.

Pianto i piedi per terra e incrocio le braccia, facendo finta di fondermi con la parete.
Che lo spettacolo inizi pure, sono pronto.

Quattro chiama la prima coppia di sfidanti, ovvero i due Candidi, che si avviano al centro del cerchio.
Rimangono a fronteggiarsi per alcuni secondi, poi scattano in avanti nello stesso momento, col risultato di scontrarsi a metà strada. Entrambi mugugnano quanto le loro teste entrano in collisione, producendo un sonoro crack.

Strano: vista la loro stupidità, mi aspettavo che il loro cranio suonasse a vuoto.

Scuoto la testa davanti a tanta goffaggine.

Quattro si sta mordendo un labbro per non scoppiare a ridere e, lanciando un'occhiata agli altri iniziati, mi accorgo con stupore che anche Zelda fa fatica a rimanere seria. Gli angoli della sua bocca sono piegati all'insù, in un sorrisetto furbo.

Alzo un sopracciglio. Non mi sembra nervosa e nemmeno impaurita.

Dovrebbe esserlo, no?

La pelle vicino ai piercing si tende quando mi scappa una smorfia di fastidio.

Ormai dovrei esserci abituato: si tratta di Zelda, il che, in poche parole, significa che gli schemi comportamentali messi a punto finora dai ricercatori sono praticamente inutili.
Non posso basarmi sull'esperienza e nemmeno sull'intuito, perché quella ragazza stravolge ogni mia singola previsione.

La luce delle lampade le illumina solo metà faccia, ma riesco comunque a notare il livido violaceo anche a questa distanza. Mentre la osservo, assorto, gira appena la testa e punta lo sguardo sull'Erudito contro cui dovrà combattere tra pochi minuti.

Lo squadra da capo a piedi, probabilmente per valutarne le capacità e ricavarne la migliore strategia per batterlo.

Alzo gli occhi al cielo. Davvero pensa di riuscire a sconfiggerlo? Oliver è anche più alto di Ian e ha molti più muscoli.

Zelda non sembra spaventata da quello che vede. Stringe le palpebre e il suo sguardo si accende di determinazione, quasi avesse un piano ben definito in mente.

Lo spero per te, piccola.

I miei pensieri trasudano sarcasmo al pari della mia espressione.

All'improvviso mi tornano in mente le parole di Ted. Ha aggiunto che non si arrenderà, che ci proverà di nuovo, finché non vincerà.

Inclino il capo, osservandola attentamente come lei sta facendo con Oliver. A dir la verità, noto qualcosa di diverso dal solito, una scintilla di risolutezza che ieri non c'era.

Il suo aspetto non è quello tipico del perdente, occhi bassi e spalle curve. La sconfitta subita non sembra aver spento il suo spirito combattivo, l'audacia che ai miei occhi la distingue dagli altri iniziati come fosse una perla luccicante in mezzo a grezzi pezzi di carbone.

Me ne rendo conto perché io avevo quello stesso atteggiamento arrogante prima di un duello.
Zelda è sicura di vincere, o quanto meno è la sensazione che mi trasmettono la linea serrata della mascella e i muscoli contratti delle braccia.

Quando Quattro chiama il suo nome, si fa avanti senza esitare un solo istante, confermando le mie supposizioni.

Oliver non lascia trasparire alcuna emozione, sembra una statua scolpita nel granito. La guarda con le sopracciglia aggrottate, come se stesse aspettando il suo permesso per iniziare lo scontro.

Zelda non approfitta dell'indecisione del suo avversario per attaccare: rimane immobile con le braccia piegate e leggermente allargate verso l'esterno. Flette le dita come se fossero artigli e fissa Oliver intensamente, non batte neanche le palpebre.

Dopo alcuni secondi di stallo, l'Erudito muove un passo in avanti e fa scattare il braccio destro verso il torace di Zelda.

Mi accorgo di star trattenendo il respiro, ho i muscoli rigidi come pietra. Forse lasciare la stanza non è una cattiva idea. Non sono affatto preparato a rivivere la stessa scena di ieri.

Sto già per avviarmi verso la porta, quando un movimento improvviso mi fa riportare gli occhi sull'incontro. Sono talmente sbalordito che sento che la mia mascella potrebbe spalancarsi da un momento all'altro.

Ho fatto bene a rimanere, sapevo che quella ragazza non mi avrebbe deluso.

Poco prima che il pugno di Oliver si abbattesse su di lei come un proiettile, Zelda si è spostata leggermente di lato, fuori tiro. Ha allungato una mano ed ha afferrato il polso dell'avversario con una presa fulminea, prima di torcerlo fino a farlo gemere di dolore.

Si china in avanti ed Oliver è costretto ad assecondare i suoi movimenti se non vuole ritrovarsi con le ossa spezzate. Zelda continua a torcergli il braccio finché non si sdraia a terra, poi si siede sulla sua schiena, ignorando i suoi patetici tentativi di fuga.

Nella palestra si sentono solo i lamenti dell'Erudito: tutti i presenti, me compreso, hanno gli occhi puntati sulla scena e trattengono il fiato.

Ormai inarrestabile, Zelda gli afferra entrambe le mani, punta le ginocchia sul suo dorso per impedirgli di muoversi e, infine, si scioglie i capelli.

Non capisco cosa intenda fare, finché non usa l'elastico per legare entrambi i polsi di Oliver, alla stregua di un paio di manette.

Quando ha finito, scuote la folta chioma corvina e punta due dita sulla nuca del compagno, imitando la canna di una pistola. Sulle sue labbra aleggia un sorrisetto soddisfatto.

Dopo alcuni istanti di silenzio, Quattro scoppia a ridere. – Penso proprio che la vincitrice di questo scontro sia Zelda – esclama, compiaciuto. Poi si volta verso di me. – Tu che dici, Eric? -.

È un fatto senza precedenti, non ho mai assistito a niente del genere.
Di solito la sconfitta viene determinata dalla perdita di conoscenza di uno dei due contendenti, non è mai accaduto che qualcuno riuscisse ad immobilizzare l'avversario senza farlo svenire.

Mi inumidisco le labbra. – Dal momento che Oliver non sembra in grado di muoversi...-.

Quattro non mi lascia nemmeno terminare la frase. – Ottimo! Ben fatto, Zelda – si complimenta, cerchiando il suo nome sulla lavagna con un gesso colorato. – Credo che ora tu possa lasciarlo andare -.

Zelda obbedisce e scende dalla schiena di Oliver, sciogliendo il nodo dell'elastico.
L'Erudito la fissa ansimando, con gli occhi spalancati come quelli di un cerbiatto che si è imbattuto in un cacciatore. La sua espressione, tra l'offeso e il patetico, mi fa quasi scoppiare a ridere.

- Come ci sei riuscita? – chiede Paul, incredulo tanto quanto me.

Zelda si stringe nelle spalle. – Fortuna, presumo -.

Lui può essere così tonto da cascarci, ma io so benissimo che la fortuna non c'entra nulla.

Quella ragazza sapeva benissimo cosa stava facendo, aveva pianificato tutto già prima dell'inizio dell'incontro. La sua espressione concentrata, la posa delle braccia...ora mi è tutto chiaro: ha già sperimentato quella presa in precedenza.

Ma con chi? E perché non l'ha usata ieri?! Dannazione, mi sarei risparmiato quel mezzo infarto!

Quattro sta congedando gli iniziati, per cui impiego solo un istante a decidere la mia prossima mossa. Questa volta la ragazza non mi scapperà, dovrà rispondere alle mie domande.

Le blocco la strada prima che possa uscire dalla porta. – A quanto pare sono costretto a ricredermi – attacco. – Hai lottato come una pantera. I miei complimenti -.

Il mio tono neutro e per nulla ironico sembra averla spiazzata. Mi fissa per alcuni secondi, incerta, poi sorride.

Adesso sono io quello confuso: è la prima volta che mi rivolge un'espressione così raggiante, molto diversa dal suo solito sguardo inceneritore.

- Grazie, Eric -. Pronuncia il mio nome senza la solita cattiveria. Mi piace come suona.

- Dove hai imparato quei movimenti? – chiedo a bruciapelo, prima che possa sfuggirmi.
Voglio una risposta e l'avrò, a costo di fargliela sputare a forza.

Zelda mi fissa intensamente. Sembra stia lottando con se stessa, indecisa se concedermi una spiegazione oppure no. Alla fine sospira. – Avevo quattro fratelli che si divertivano a prendermi di mira – replica, in tono rassegnato, neanche le stessi estorcendo la verità con la tortura. – Ho dovuto imparare a difendermi -.

- E i tuoi genitori non dicevano nulla? – chiedo, corrugando la fronte.

- Mia madre è morta – continua, abbassando lo sguardo. - E mio padre non si curava molto di me -.
Dal suo tono si capisce che parlare di lui non le fa piacere.

Altro punto da aggiungere alla mia lista personale: la sua famiglia non le manca per nulla.

Mi torna in mente all'improvviso il suo sguardo d'orrore davanti alla fetta di torta al cioccolato.

Cosa le è successo? Cosa le hanno fatto?

Prima o poi lo verrò a sapere, ma sospetto non sia un racconto molto divertente.
Trattengo un sospiro: allora una cosa in comune l'abbiamo. Nemmeno io ho avuto un'infanzia piacevole.

Scaccio via i ricordi che si stanno facendo largo nella mia mente. Forse è per questo che sento questa bizzarra attrazione nei confronti di Zelda. Perché per certi versi ci assomigliamo: siamo entrambi combattivi e non ci lasciamo spaventare facilmente.

Mi chino in avanti e le appoggio le mani sulle spalle. Ci fissiamo negli occhi per qualche istante, ghiaccio e fuoco che si mescolano.

Vorrei dirle tante cose: che comincio a capirla, che mi dispiace per tutte quelle volte in cui l'ho sgridata o minacciata, che mi piacerebbe conoscerla meglio...

Cosa sono tutti questi pensieri sciocchi? Cerca di ricordare chi sei, Eric, tuona la voce della coscienza, facendomi tornare bruscamente alla realtà.

- Avresti potuto usare quelle mosse anche ieri – replico, nel mio consueto tono tagliente e lievemente ironico. - Il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di vincere, non di finire al tappeto come una pappamolla. Mi sbaglio? -.

Zelda non sembra offendersi più di tanto. Anzi, fa un sorrisetto maligno. – Hai ragione, ma, se avessi vinto, tu non mi avresti portata in braccio. È stato divertente -.

Alza le spalle e mi supera. Io rimango lì impalato, la guardo finché non sparisce lungo il corridoio.

Non c'è che dire. Ha un vero talento nel lasciarmi senza parole.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now