Game on

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Zelda

Sono trascorsi nove giorni dal risveglio di James ed è proprio vero che il tempo vola quando si è felici. Sono un'Intrepida da neanche un mese, eppure mi sembra di conoscere la Residenza e le persone che vi abitano da sempre. Mi piace questa nuova normalità, la rassicurante routine che scandisce le mie giornate: trascorro molto del mio tempo intervallando momenti di studio alle visite di controllo in infermeria e negli alloggi dei pazienti, a volte accompagnando Elizabeth negli altri quartieri per i corsi di formazione obbligatori.

Come sto facendo in questo momento, mentre l'auto inviataci dagli Eruditi accosta accanto all'entrata dell'Università di Medicina. Prendo un bel respiro prima di scendere e ritrovarmi in mezzo alla folla di studenti che sciamano lungo il viale verso le aule. Non mi sfugge il sospiro sconfortato di Elizabeth, che osserva il fiume blu e bianco che ci circonda con una leggera smorfia sulle labbra. So benissimo cosa sta pensando, e cioè che questa nostra "visita d'istruzione" è solo una grossa perdita di tempo. Tempo prezioso che avremmo potuto utilizzare in modi più proficui, anziché trascorrere quello che resta del pomeriggio a seguire un seminario sulla sicurezza. Ma gli ordini di Max non si discutono e quindi eccoci qui, pronte ad affrontare quattro ore di noia mortale, perse ad ascoltare gli sproloqui di una mezza dozzina di professori, in un quartiere che entrambe preferiremmo evitare.

Tante grazie, Max.

Mentre seguo Elizabeth dentro l'edificio, sono perfettamente consapevole degli sguardi curiosi e sospettosi che ci riservano gli Eruditi che incrociamo. Il mio capo ed io non passiamo certo inosservate, dato che per l'occasione abbiamo rispolverato la tipica divisa Intrepida: anfibi, pantaloni e maglietta a maniche corte, il tutto rigorosamente nero. Stamattina a colazione, dopo aver ascoltato con pazienza le mie lamentele sul programma di oggi, Eric mi ha suggerito di portarmi dietro anche una pistola e, dall'espressione che accompagnava le sue parole, non penso stesse scherzando.

Non del tutto, almeno.

Arrivate al banco informazioni, mostriamo i pass ai due Intrepidi della sorveglianza e seguiamo un gruppo di studenti fino a giungere all'auditorium. La grande sala è già piena, ma riusciamo comunque a trovare dei posti liberi in una delle ultime file. Sulle sedie sono appoggiate delle cartelline blu contenenti l'opuscolo del seminario, un piccolo quaderno per prendere appunti e una penna. Sfoglio distrattamente il programma, sentendo già la noia prendere il sopravvento non appena leggo i titoli degli interventi. Tutta roba barbosa e apparentemente inutile che ho già avuto occasione di studiare quando ancora appartenevo a questa fazione. - Saranno quattro ore molto lunghe -, borbotto tra me.

Elizabeth non si scomoda nemmeno ad aprire la cartellina. La getta per terra e si allunga sulla poltroncina. - Se mi senti russare, dammi una gomitata -, bisbiglia di rimando, facendomi ridacchiare.

Un'ora dopo mi rendo conto che le mie aspettative iniziali si sono rivelate molto ottimistiche, rispetto alla realtà. Nascondo uno sbadiglio, lanciando delle occhiate agli altri partecipanti. Inutile dire che sono per la maggior parte Eruditi, tutti presi a scrivere freneticamente sui quaderni o a digitare su piccoli schermi. La mia vicina non ha mai alzato gli occhi dal proprio computer, nemmeno durante il cambio di intervento. Dall'altro lato, Elizabeth ha il capo inclinato in avanti e sono piuttosto sicura si sia addormentata per davvero.

Buon per lei.

Scribacchio qualche parola sul quaderno, tanto per fare qualcosa mentre fingo di seguire il complicato intervento del nuovo relatore. Ha a che vedere con le manovre di pronto soccorso, che io eseguo alla perfezione sin dalla prima adolescenza. Quando penso che questa lenta tortura non avrà mai una fine, ecco che dall'impianto audio proviene un trillo che annuncia una breve pausa. Sveglio con discrezione Elizabeth scuotendole un braccio, poi mi fiondo fuori dalla sala per raggiungere i distributori di bevande. Prendo due bottigliette d'acqua e qualche snack, utili distrazioni che ci aiuteranno a tenere duro fino all'ora di cena. Metto in bocca una manciata di patatine e bevo un sorso d'acqua, calcolando mentalmente i minuti che mi separano dal mio momento preferito della giornata: il ritorno alla mia stanza della Residenza, dove mi attendono un bel letto comodo e un Capofazione decisamente poco vestito che mi...

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⏰ Last updated: Aug 03, 2020 ⏰

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