Not again

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Eric




Il mio cuore batte talmente forte che sento ogni singola pulsazione rimbombarmi nelle tempie.

Ho un groppo in gola che quasi mi impedisce di respirare.

Dannata ragazza, vuoi farmi morire?! È questo il tuo obiettivo? Perché ti assicuro che non manca molto!

Non avrei mai creduto che si sarebbe fatta avanti, accettando la sfida lanciatale da Josie senza battere ciglio. Sottovalutarla sta diventando un'abitudine molto pericolosa per la mia salute fisica e mentale.

Dovrei raggiungere quella maledetta trave, prendere Zelda per i capelli e trascinarla al sicuro sul tetto.
Ma non posso, perché mi renderei ridicolo davanti a mezza fazione.

Vorrei chiudere gli occhi e riaprirli solo quando questa prova si sarà conclusa. Invece li tengo spalancati, non batto nemmeno le palpebre per non perdere neanche un istante della scena.

So che Zelda è un'atleta - l'ha dimostrato in varie occasioni -, ma voler eseguire un salto del genere, mentre si trova sospesa nel vuoto, mi sembra vada ben oltre le sue capacità.

Spero proprio di sbagliarmi. Non voglio neanche pensare a cosa le succederebbe se cadesse da quest'altezza.

Senza pensarci, mi sposto automaticamente vicino al cornicione: almeno potrei avere una minima possibilità di aiutarla se le cose dovessero prendere una brutta piega. Quattro sembra leggermi nel pensiero perché si piazza accanto a me e appoggia entrambi i palmi sul cemento.
Non perde di vista Zelda nemmeno per un istante: ha gli occhi socchiusi e le sopracciglia aggrottate.

Come mai tutto questo interesse per quella ragazza? Che ci sia qualcosa tra loro?

Mi sembra impossibile, ma poi comincio a ricordare di averli visti spesso assieme.
Pranzano allo stesso tavolo in mensa, li ho visti scherzare al Pozzo e, quando mi sono recato in infermeria per accertarmi sulle condizioni di Zelda, erano soli.

Stringo i pugni. Se anche stessero insieme, a me non dovrebbe importare. Cerco di convincermi, ma avverto comunque una scintilla di gelosia accendersi nella mia mente.

Zelda è la mia eccezione, il mio mistero da risolvere.
Quell'idiota farà meglio a starle alla larga.

- Ciao, Eric –.

Josie si è materializzata al mio fianco senza che me ne accorgessi. Fa uno dei suoi soliti sorrisi languidi e mi sfiora il braccio con un'unghia laccata di rosso. – Ti sono piaciuta? -.

- Sì, sì – borbotto in tono brusco. Non mi scomodo neanche a guardarla. Tengo gli occhi puntati su Zelda, che nel frattempo si è fermata circa a metà della trave.

Josie non demorde, cerca di nuovo di attirare la mia attenzione. Mi cinge il collo con le braccia e si strofina su di me. – Ti va di divertirti un po'? – sussurra con voce roca. – Andiamocene da questa festa noiosa. Conosco un bel posticino...-.

- Chiudi il becco, Josie – sibilo, scrollandomela di dosso. – Non sono in vena. Va' ad importunare qualcun altro -.

Lei si stacca da me e fa un passo indietro. La sua espressione ferita non mi commuove nemmeno un po'. Sono troppo preso da Zelda: in questo momento ho occhi solo per quella dannata ragazza sulla trave.

- Dobbiamo fermarla! – esclama uno dei gemelli, quello biondo. Ha gli occhi spalancati.

Sta per avvicinarsi al cornicione, ma il fratello lo trattiene per una spalla. – No, Xavier – mormora, senza staccare gli occhi dall'Erudita. – Zelda sa quello che fa -.

Vorrei avere la sua stessa fiducia.

Tutti sul tetto sembrano trattenere il fiato quando la ragazza flette le ginocchia e allarga le braccia.
La sbarra di ferro oscilla leggermente sotto i suoi piedi e il sangue mi va alla testa.

Non cadere. Ti prego Zelda, non cadere.

Lei prende un respiro profondo, alza le mani verso l'alto e si allunga. Poi si china in avanti, prendendo lo slancio necessario e salta.

Ho in mente una sola parola, la stessa che ho pensato quando l'ho vista compiere quella capriola mentre si lanciava dal treno.


Wow.

Questa volta non me la prendo con me stesso per la poca fantasia o per l'ammirazione che provo nei suoi confronti. Le facce sconvolte e adoranti degli altri Intrepidi mi fanno capire che nemmeno loro hanno mai visto niente del genere.

Chi diavolo è quella ragazza?

Ha mantenuto la parola, eseguendo un impeccabile salto all'indietro. Con avvitamento.
Ed è atterrata sulla trave con leggerezza, la sbarra non si è nemmeno mossa.

Non appena alza di nuovo le braccia, per riacquistare l'equilibrio, sul tetto scoppia il finimondo.
La folla applaude e fischia, ma, per una volta, tutto questo fracasso non mi da fastidio.

Mi metterei a festeggiare anch'io...se Zelda fosse al sicuro.
Invece è ancora sospesa nel vuoto: la stella nera sulla sua schiena attira il mio sguardo più della luna che brilla tra le nubi.

Quando si volta verso di noi, noto il suo sorriso: è raggiante, fiero, arricchito da un pizzico di arroganza. La cosa più bella che abbia mai visto.

Percorre a ritroso la trave e scende dal cornicione con un piccolo balzo, ignorando la mano tesa di Quattro, che si era fatto avanti per aiutarla. Zelda fa un piccolo inchino e tutti gli Intrepidi esultano, alzando le bottiglie di birra verso di lei e battendo le mani a tempo.

Nessuno di noi dimenticherà molto presto quest'evento. La voce si spargerà in tutta la residenza e, entro poche ore, tutti conosceranno il nome dell'iniziata trasfazione che è riuscita a battere la campionessa in carica.

Mi sento stranamente orgoglioso. Quella ragazza ha un talento fuori dal comune, potrebbe addirittura aspirare ai primi posti della classifica.
Se dovessi scommettere su qualcuno, la mia scelta ricadrebbe, senza esitazioni, su di lei.

Tuttavia Zelda non sembra prestare troppa attenzione alle acclamazioni e ai cori intonati dai componenti della fazione. Si china a terra e raccoglie un fagotto nero.
Ci metto mezzo secondo a capire che è la camicetta che Josie si è sfilata poco prima di eseguire il suo numero sulla sbarra sospesa.

Zelda appallottola il pezzo di stoffa e lo getta alla proprietaria, centrandola dritta in faccia. – Tieni – dice, in tono sprezzante. Alza un sopracciglio e squadra Josie da capo a piedi, con una smorfia di disgusto, prima di aggiungere un: – Potrebbe servirti -.

Alcuni ragazzi ridacchiano e nemmeno io riesco a trattenere un sorrisetto.

Josie non replica, rimane a fissare la trasfazione con gli occhi socchiusi. Conoscendola, probabilmente sta meditando vendetta.

Zelda la supera e si dirige verso i gemelli. Non appena li raggiunge, quello biondo le circonda la vita con le braccia e la fa volteggiare in aria. Lei scoppia a ridere e io sento una fitta di gelosia scuotermi il petto.

Anch'io vorrei abbracciarla in quel modo. Vorrei che quello sguardo complice e divertito fosse diretto a me, non a quell'odioso iniziato.

Eric, mi ammonisce la voce della coscienza in tono autoritario. Stai forse diventando sentimentale?
Adesso cosa farai, le comprerai dei fiori e scriverai versi in rima?


Serro i denti e me la prendo con me stesso per quei pensieri ridicoli. Devo darci un taglio, non posso lasciarmi incantare di nuovo da quella ragazzina. Non importa quanto sia splendida. O intrigante.
O a quanto la sua personalità magnetica mi faccia desiderare di avvicinarmi a lei sempre di più.

Mi sembra di essere finito in un labirinto, circondato da alte siepi che mi impediscono di orientarmi.
Zelda si trova esattamente al centro di questa realtà immaginaria, la sua figura è illuminata da un raggio di sole, riesco a scorgerla ovunque mi trovi.

Invece di lasciarmi guidare da quella visione, io continuo ad arretrare in cerca di una via d'uscita: mi allontano sempre più dalla luce, rifugiandomi all'ombra del groviglio di siepi.

Scegliere Zelda sarebbe facile.

Significherebbe smettere di lottare contro il fiume di emozioni che, sin dalla prima volta che l'ho vista, fa di tutto per condurmi dritto tra le sue braccia.
Tuttavia il mio orgoglio si oppone fermamente ad una scelta del genere, solo un debole accetterebbe di arrendersi senza lottare.
Perciò continuo ad avanzare controcorrente, spingendomi sempre più lontano da lei e da tutto ciò che rappresenta.

Non ripeterò lo stesso errore.
Mi sono lasciato alle spalle tutte le mie vuote illusioni quando ho scelto di diventare un Intrepido.

Ora non sono più quel bambino ingenuo che voleva solo essere accettato e amato.
Ho smesso di credere nei buoni sentimenti e ho imparato a diffidare delle persone che mi circondano, dalla prima all'ultima.

Non sarà certo una ragazza a farmi cambiare idea.

Dannazione, non Zelda Blackburn!
Combatterò fino all'ultimo respiro, non la lascerò entrare nel mio cuore un'altra volta per poi sentirlo infrangersi in mille pezzi.

Scuoto la testa, cercando di liberarla da quel caos di riflessioni.

Mi accorgo solo in quel momento che la causa di tutti i miei problemi sta lasciando la festa.

La folla si divide per farla passare - neanche fosse la Regina della fazione - e tutti la seguono con lo sguardo, mentre si avvia verso la porta che conduce alle scale di emergenza.

Faccio un mezzo sorriso. Dopo l'incidente dell'altra sera, anch'io ho deciso di rinunciare per un bel pezzo alle comodità offerte dagli ascensori.
Certo, non mi dispiacerebbe rimanere intrappolato di nuovo in una di quelle cabine ristrette, a patto di avere Zelda con me.

Oh no, Eric, si lamenta il mio lato ribelle. Non di nuovo. Sbaglio, o non dovevi più lasciarti condizionare da quella ragazza?

Alzo gli occhi al cielo. La mia forza di volontà è più debole di quanto credessi.

Sento un sospiro alle mie spalle. Quando mi volto, Zeke si sta facendo aria con una mano come se stesse per svenire.

Sotto il mio sguardo perplesso, dà una gomitata a Quattro e indica Zelda con un cenno del capo. - Quella ragazza diventerà mia moglie – esclama, mentre gli altri Intrepidi scoppiano a ridere. - Non accetterò un 'no' come risposta -.

Quattro scuote la testa. – Continua a sognare, Zeke – replica, con un sorrisetto furbo.

Io non rido.

Tutta la determinazione che avevo accumulato per impedirmi di pensare a quella trasfazione è andata in fumo, si è sciolta come neve al sole.

Al diavolo.

Fulmino Zeke con uno sguardo intenso, come se volessi incendiargli i capelli con la sola forza del pensiero.

Prima di mettere le mani addosso a Zelda dovrà passare sul mio cadavere.

Mi siedo sul cornicione, a poca distanza dalla sbarra di ferro.
Afferro la prima bottiglia che trovo e, senza preoccuparmi del contenuto, la butto giù d'un fiato.




* * * * * * *

Ciao a tutti! Ecco qua il nuovo capitolo, come promesso ;)

Che ne pensate della storia? Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni, non siate timidi. Lasciate a questa povera autrice un votino o un commentino. Anche piccolo piccolo.

Baci da Lizz

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now