Time has come

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Zelda


Non appena metto piede fuori dall'edificio, con i muscoli delle gambe doloranti dopo aver corso per decine di rampe di scale, il sole mi ferisce gli occhi.

Ogni suo raggio è una lancia infuocata che passa senza pietà attraverso le mie pupille, rese sensibili a causa del buio da cui siamo appena emersi.

Non ho nemmeno il tempo di fermarmi a prendere fiato: gli Intrepidi che mi circondano non smettono di correre, diretti alle rotaie.
Mi affretto a tenere il loro passo per non rimanere indietro.
Devo essere all'altezza di questa fazione, fosse l'ultima cosa che faccio.

Leslie corre al mio fianco, i capelli lunghi che ondeggiano ad ogni falcata.
Mi lancia un sorriso quando si accorge che la sto guardando. – Se questo è il ritmo che terremo d'ora in poi, di certo i chili di troppo non saranno in cima alla lista dei problemi – esclama ad alta voce per sovrastare il rumore di decine di piedi che toccano l'asfalto.

Faccio per risponderle, totalmente d'accordo, ma la nera folla si ferma di botto e sono troppo impegnata a frenare lo slancio - per non franare addosso a chi mi sta davanti - per parlare.

Quasi volo tra le braccia aperte di Felix, che si era già preparato al mio arrivo brusco. Mi afferra per le spalle, stabilizzandomi, e non mi trattiene più del necessario.
Xavier fa lo stesso con Leslie, ma il suo abbraccio è un po' troppo appassionato. Lei lo ringrazia e se lo scrolla di dosso con gentilezza.
Io rido, mentre Felix alza gli occhi al cielo per l'ennesima volta.

Quando l'inizio della locomotiva spunta a pochi metri da noi, il gruppo in nero comincia a correre in fila indiana lungo le rotaie.
Io e gli altri tre li imitiamo, mentre il treno ci passa a fianco, fischiando piano.

Felix salta per primo, afferra una maniglia con una mano e sblocca il pulsante che mantiene le porte chiuse con l'altra.
Con un balzo felino, Xavier lo segue.
È evidente che sono abituati a farlo, come io sono abituata ad elencare elementi chimici a memoria.

Io non so cosa devo fare, come saltare...

Il trucco è non pensare. Agisci e basta, Zelda.

Mi butto di lato e cerco di aggrapparmi a qualcosa per tirarmi su.
Le dita si chiudono attorno ad una maniglia di metallo poco distante da quella usata dai fratelli e la uso per darmi la spinta necessaria per gettarmi dentro la porta aperta.

Non devo cadere, non devo cadere, non devo cadere.

Quando sbatto contro qualcosa di duro capisco di avercela fatta e riesco ad aprire le palpebre.

Non mi ero resa conto di averle chiuse.

Felix mi stringe la vita con un braccio e sento il suo petto tremare mentre scoppia a ridere. – Non so proprio come tu abbia fatto a salire ad occhi chiusi. Me lo dovrai insegnare -.

- Una vera Intrepida, non c'è che dire! – esclama un'altra ragazza, dall'altro capo del vagone. Anche lei indossa abiti neri e ha i capelli tinti di una strana sfumatura di arancione.

Mi sorride con calore, trasudando approvazione. È più alta di me, decisamente attraente con quegli occhi azzurri truccati di nero per metterli in risalto. Il suo volto, dai lineamenti delicati, non si addice particolarmente ad un'Intrepida. Credo sia uno dei motivi che l'hanno portata a rovinare la propria pelle perfetta, facendosi tatuare una spirale di filo spinato che va da una tempia all'altra.

- E' stato spettacolare, bellezza -, rincara la dose Xavier.
Di lui vedo solo la schiena, perché si sta sporgendo all'esterno per aiutare Leslie a salire.
La tira su senza sforzo, come se pesasse solamente cinque chili.

Lei lo ringrazia, senza fiato, e poi si accascia sul pavimento sporco del vagone.

Mi domando cosa abbia spinto una ragazza dolce e tranquilla come Leslie ad abbandonare i Pacifici. Per finire negli Intrepidi oltretutto!

Sarà in grado di maneggiare un'arma? Riuscirà a mettere da parte bontà e gentilezza per lasciar spazio a determinazione e sprezzo del pericolo?

Scuoto la testa. Potrei rivolgere le stesse domande a me stessa.

Xavier rimane di fianco alla porta. Il suo sorriso a trentadue denti mi abbaglia tanto quanto i suoi capelli. – Mai visto niente di simile. Ed era la tua prima volta! Ti terrò d'occhio, potresti essere un'avversaria temibile -.

Alzo gli occhi al cielo nell'abituale reazione esasperata che solo Xavier riesce a suscitare.
Tutti questi complimenti rischiano di confondermi.
Mi metto vicino a Leslie, che si sta massaggiando l'avambraccio.
- Tutto bene? – chiedo.
Lei fa una leggera smorfia. – Niente di rotto, mi sarò solo procurata un livido -.
- Il primo di una lunga serie – dice un ragazzo seduto qualche metro più in là.

È un Erudito, la sua faccia non mi è nuova, ma non riesco ad associarla ad un nome.
Il suo sorrisetto sarcastico mi ricorda molto quello di mio fratello Clark, perciò mi concentro su Leslie per non cedere all'impulso di toglierglielo dalla faccia con uno schiaffo.

Le afferro il polso con due dita, cercando di essere delicata per non procurarle altro dolore.
– Lasciami dare un'occhiata – mormoro, sfiorando la pelle gonfia e rossa dell'avambraccio.
Per fortuna la sua autodiagnosi si rivela azzeccata, è solo una brutta contusione. – Niente di grave, tra pochi giorni tornerai come nuova -.

- Sempre se sopravvivi – aggiunge l'Erudito con la stessa dose di ironia mista a cattiveria che ha usato un attimo fa.

Sento le dita prudere.

Immagino me stessa prenderlo per i capelli e sbatterlo con furia sulla parete di acciaio.
Mi impongo di restare lucida, non voglio creare casini ancora prima di arrivare a destinazione.

Ma lui ha decisamente passato il limite e non lascerò correre questa volta.

Mi volto di scatto e lo fulmino con lo sguardo. – Te l'ha mai detto nessuno che un imbecille non dovrebbe mai mettere in mostra la propria imbecillità? -.
Faccio un passo in avanti e mi chino per guardarlo dritto negli occhi.
Quando parlo, lo faccio a pochi centimetri dal suo viso. - Fai un favore a te stesso e a noi qui presenti: chiudi il becco! -.

Il mio tono è salito di parecchie ottave senza che me ne rendessi conto: rimbomba sulle pareti rigide del vagone, riuscendo quasi a sovrastare il fischio incessante del treno.

Questo ragazzo mi ricorda troppo Clark e proprio non sono riuscita a trattenermi.

Lui ha gli occhi sbarrati e sembra farsi più piccolo ad ogni parola che mi esce di bocca. – Ehi, calma. Stavo solo scherzando! – si giustifica, balbettando.

Non credevo di riuscire ad incutere tanto terrore.

Nel petto sento l'orgoglio gonfiarsi come un palloncino e il mio insetto guida esprime tutto il suo consenso scuotendo le antenne.

Dietro di me Felix lancia un fischio di apprezzamento e Xavier batte le mani sulla parete come se mi stesse incitando a cominciare una rissa.

Faccio un respiro profondo per calmarmi: decido di non picchiare nessuno, almeno per il momento.
Allungo la mano verso il ragazzo Erudito. – Sono Zelda. Perdonami, non avevo intenzione di assalirti -.

Lui fissa le mie dita come se da un momento all'altro potessero morderlo.
Alla fine mi da una stretta incerta. – Oliver. Nemmeno io volevo essere scortese -.

- Siamo tutti un po' tesi – aggiunge Leslie, con la dolcezza tipica dei Pacifici che riesce a placare anche gli spiriti più ribelli.

Dovrà farne a meno nel luogo dove stiamo andando, altrimenti la classificheranno come una debole e non posso permettere che accada.
Sento di essermi già affezionata a lei e non voglio perderla.

I due fratelli Intrepidi hanno dipinta sul volto un'espressione delusa.
Probabilmente speravano di assistere ad uno scontro coi fiocchi: pugni, sangue e tutto il resto.
Sarà per un'altra volta, di certo non mancheranno i combattimenti durante l'iniziazione.

Il vento che entra dalla porta aperta mi scompiglia i capelli, facendo fluttuare attorno al mio viso disordinate onde color ebano.

Osservo il panorama familiare del quartiere degli Eruditi sfrecciare via.
Gli edifici che oltrepassiamo ora sono più bassi: alcuni hanno i vetri delle finestre frantumati, altri sembrano essere stati invasi dai rampicanti, che ricoprono ogni centimetro libero delle facciate in cemento.

Il treno prende una curva a media velocità, obbligandomi a spalmarmi sulla parete del vagone per non venire sbalzata fuori.
Il sole luccica sulla superficie in vetro di un palazzo poco distante ed io socchiudo le palpebre per riuscire a scorgere in anticipo il luogo verso cui siamo diretti.

Anche io dovrò cercare di limitare i comportamenti e le caratteristiche associate agli Eruditi, tra le quali spicca di certo la curiosità.

Come recita il motto, la Fazione viene prima del sangue.

Burn in my frozen heart like a dancing flameNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ