No end, no beginning

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Zelda



Il ciondolo vibra a contatto con le mie dita. Mi affretto ad aprire il medaglione e premere il piccolo pulsante al centro, poi rimango in attesa. Seduti sul cornicione a poca distanza da me, Eric e Leslie non mi perdono di vista. Più precisamente, hanno gli occhi puntati sulla collana che tengo tra le mani e la scrutano, rispettivamente, con impazienza e aspettativa. Lo sguardo che io rivolgo al ciondolo, al contrario, è di totale ammirazione. Per quanto sia stata abituata fin da piccola alla tecnologia avanzata in puro stile Erudita, non posso non sorprendermi nel toccare con mano l'ultimo modello nel campo dei dispositivi di comunicazione a distanza.

Quando Damien mi ha consegnato la collana, appartenuta in precedenza a nostra madre, non mi ha illustrato nel dettaglio le modifiche che vi aveva apportato. Credevo si trattasse di un banale cerca-persone formato ridotto, collegato con il gemello posseduto da mio fratello. Damien l'aveva definito 'trasmittente', ma io non avevo veramente afferrato il concetto finché non l'ho aperto e osservato meglio.

Geniale. Si poteva definire solo in quel modo l'opera di sofisticata ingegneria racchiusa tra le mie mani. Oltre al bottoncino posto di lato (il pulsante di attivazione) e a quello interno (che avvia la chiamata), Damien ha installato un minuscolo schermo nel lato libero del ciondolo, dove appaiono in successione i messaggi in codice che lui mi sta inviando.

Mentre attendo la fine della risposta, e nel frattempo decifro e memorizzo le singole lettere, sorrido tra me: mio fratello, quel genio incompreso, è riuscito a trasformare un semplice gioiello in una futuristica versione dei walkie talkie con cui ci divertivamo a giocare da bambini.

La mamma sarebbe così fiera di lui! Papà ha sempre spronato Damien affinché studiasse medicina, ma alla fine ha dovuto arrendersi all'evidenza: il suo terzogenito non avrebbe mai maneggiato un bisturi con la stessa maestria con cui manipola cavi, software e codici informatici.

Sullo schermo del medaglione appaiono altri due simboli, poi la comunicazione termina con un lungo bip. Tre punti, una linea, un altro punto. Se la memoria non mi inganna, dovrebbero significare qualcosa come 'ricevuto' o 'inteso'. Perfetto.

Richiamo con un cenno i miei due compagni d'avventura. Eric si piazza al mio fianco in neanche mezzo secondo, il braccio ancora alzato nell'atto di disattivare l'unica videocamera posta sul tetto con il suo aggeggio distorci-frequenze.

- Damien ha detto di tenerci pronti. Il treno dovrebbe arrivare a momenti - comunico, e Leslie accoglie le mie parole con un gridolino emozionato.

L'occhiata che Eric le riserva congelerebbe un vulcano in eruzione. - Qualcuno mi può spiegare cosa ci fa lei qui? - sibila, e suppongo che si stia rivolgendo a me, dal momento che sono l'unica altra persona presente.

Alzo gli occhi al cielo. - Qualcuno ti direbbe che, siccome è lei il nocciolo della questione, ha tutto il diritto di partecipare alla nostra piccola riunione notturna - affermo, risoluta. E prima che il Capofazione possa ribattere, gli porgo la collana perché me la riagganci attorno al collo. Lui mugugna qualcosa a proposito delle mie idee avventate e potenzialmente suicide, poi mi scosta i capelli da un lato e richiude velocemente il gancetto. Nel farlo, coglie l'occasione per posarmi un paio di baci poco sotto la nuca, provocandomi un brivido.

Con un ghigno compiaciuto sul volto, Eric fa un passo indietro e si avvicina al bordo del tetto per scrutare i binari. Un fischio prolungato preannuncia l'arrivo del treno, i cui fari fendono l'oscurità della notte e illuminano di riflessi ramati i lunghi capelli di Leslie, che le svolazzano attorno al viso quando inizia a correre lungo il cornicione. La imito, lasciando il Capofazione in coda al gruppo. Saltiamo nel primo vagone disponibile, poi ci appiattiamo contro la parete per fare spazio ad Eric.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now