A little piece of heaven

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Zelda




Spettacolare.

Non trovo altri aggettivi per descrivere l'ambiente che mi circonda. Batto le palpebre più volte per assicurarmi che non si tratti di un sogno o di un prodotto della mia fervida immaginazione.

No, è tutto reale. Come il calore delle braccia che mi avvolgono i fianchi.

Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo quasi subito. Non so esprimere quello che sento a parole.
Forse è così che si è sentito Eric quando poco fa gli ho gettato in faccia quell'appassionata dichiarazione.

Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. L'aria fresca mi solletica le guance e porta ulteriore scompiglio nella massa di onde scure che mi ricadono sulle spalle.

Ho sempre temuto la notte, l'oscurità che inghiotte ogni cosa. Da quando ho subìto quel trauma da bambina, non sono più riuscita a rimanere troppo a lungo in mezzo al buio. Se dovevo tornare a casa tardi la sera, non mi allontanavo mai dalla luce rassicurante dei lampioni che fiancheggiavano la strada. Mai e poi mai avrei percorso lo stretto sentiero che tagliava in mezzo al bosco, la scorciatoia usata abitualmente dai miei fratelli. Preferivo camminare mezz'ora in più, piuttosto che permettere alle tenebre di ghermirmi coi loro neri artigli.

Riapro le palpebre e appoggio le mani sopra le braccia di Eric. Il fatto che io resista in mezzo al buio senza sentirmi soffocare prova la veridicità delle mie precedenti affermazioni.

Eric è il mio faro nella notte: non mi vergogno di ammettere quanto stia diventando importante per me averlo vicino. Se la mia sincerità lo mette in imbarazzo è un problema suo. Prima o poi imparerà a comportarsi da essere umano, a smettere di restarsene chiuso nel suo guscio ed esternare le sue emozioni. Me ne assicurerò personalmente, in fondo è tutta questione di pratica.
E non la pratica che ha sempre in mente lui quando mi propone un soggiorno prolungato nella sua stanza.

Come se avesse percepito il corso dei miei pensieri, Eric aumenta la stretta attorno alla mia vita. Sento il suo fiato sul collo. - Allora, ti piace? - sussurra a contatto con la mia pelle, facendomi rabbrividire.

Getto indietro la testa, appoggiandomi al suo petto con la schiena. - Avevi ragione. Questo posto è ... meraviglioso -.

Non lo vedo in viso, ma posso immaginare il ghigno compiaciuto che gli solca le labbra mentre risponde. - Credevo avessimo appurato che io ho sempre ragione -.

Arrogante e sfacciato come al solito. - Noto con piacere che il tuo ego non ha subito danni irreparabili - sbuffo, scuotendo la testa con rassegnazione.
Mi libero dalla sua stretta e avanzo di qualche passo, facendomi strada in mezzo all'erba alta con prudenza. Alcune rocce ricoperte di muschio sbucano dalla vegetazione: mi siedo su una di esse, lo sguardo sempre puntato sul panorama che mi sta di fronte.

A poca distanza da me si estende una pozza d'acqua - un lago o uno stagno, difficile stabilirlo a causa del buio -, piatta e scura come una lastra d'onice. Un gigantesco specchio che riflette la luce delle migliaia di stelle che popolano la notte. L'effetto complessivo è da togliere il fiato: sembra di galleggiare nello spazio, è quasi impossibile distinguere il confine che separa il cielo dalla terra.

Mi lascio scappare un lungo sospiro di beatitudine. Astronomia era una delle mie materie preferite: so a memoria i nomi delle costellazioni e la loro etimologia. Dopo aver impiegato mesi a pregare mio padre, ero riuscita ad ottenere il permesso di incollare i poster della mappa del cielo al soffitto della mia stanza. Alicia mi aveva dato una mano, sbuffando e facendo smorfie quando cominciavo a tempestarla di dati scientifici o mi dilungavo nell'analisi degli elementi chimici che caratterizzavano i sessanta satelliti di Giove.

Burn in my frozen heart like a dancing flameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora