Here in my arms

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Eric


Batto le palpebre un paio di volte e scrollo la testa per cercare di scacciare l'ondata di sonnolenza che mi sta intorpidendo i muscoli.

Un'occhiata all'orologio mi informa che mancano pochi minuti alla fine del turno di ronda della mia squadra. I primi raggi dell'alba si stanno facendo strada attraverso gli strati di nuvole ammassati sopra le nostre teste, colorando il cemento che ci circonda di varie tonalità di rosa.

Faccio segno alle reclute di fermarsi accanto ad uno degli edifici decadenti alla nostra destra, dando loro il tempo di riprendere fiato prima del ritorno alla Residenza. E' stata una nottata abbastanza tranquilla, se paragonata alle precedenti: nessun movimento nella mia zona, nessun nemico in vista. Mentre mi stropiccio gli occhi e la fronte per tentare di mantenere la concentrazione nonostante la stanchezza, ripenso all'attacco avvenuto pochi giorni fa.

Maledetti Esclusi, è stata proprio un'imboscata con i fiocchi. E se sono sopravvissuto per raccontarlo, il merito va soltanto all'intervento provvidenziale di James, il quale avrà pure dei modi discutibili e la bocca larga, ma anche degli ottimi riflessi. Non posso che ammetterlo, nonostante senta salire la nausea al ricordo del rischio che entrambi abbiamo corso e al pensiero di dovergli la vita.

Dannato idiota. Doveva proprio fare l'eroe, eh?

Nei giorni precedenti Zelda ed io non lo abbiamo lasciato solo un secondo, sempre pronti a scattare ad ogni minimo segnale d'allarme comparso nei monitor ai quali è collegato. Detesto essere in debito con qualcuno, specialmente se quel qualcuno è quasi morto per salvarmi. Durante una missione affidata a me, per giunta. Il che significa che non sono stato capace di valutare con lucidità i rischi, che non ero abbastanza preparato. Che James abbia la sua parte di colpa per non aver agito con prudenza ha poca importanza.

Non posso permettere a nessuno, specialmente agli Esclusi, di cogliermi di nuovo di sorpresa. Devo dimostrarmi all'altezza del mio ruolo, o qualcuno potrebbe anche mettere in discussione la mia nomina a Capofazione. Non erano pochi gli Intrepidi che hanno storto il naso quando Max ha dato il voto decisivo a mio favore, quindi devo impegnarmi il doppio per provar loro che si sbagliavano sul mio conto.

Dopo aver bevuto un sorso d'acqua e controllato di nuovo l'ora, riprendo in mano il fucile e richiamo i miei soldati. In fila compatta proseguiamo rasente gli edifici, diretti ai binari più vicini. Salto a bordo del treno per ultimo e conto le reclute con una certa ansia, assicurandomi di non averne perso qualcuna per strada. Non mi preoccupano le due donne - paragonate ai loro compagni maschi, sono il doppio più intelligenti e capaci -, ma gli ultimi ragazzi che mi hanno affibiato. Sono ancora inesperti, questo è il loro primo giro di pattugliamento e non vorrei dovermi sorbire l'ennesima filippica di Max, sostenitore del "ti affido i novellini, vedi di non traumatizzarli troppo". Avrei una voglia matta di strozzarlo: dovrei essere il leader del gruppo, non la loro dannata babysitter! Lancio loro un'occhiata di sfuggita e li vedo scherzare allegramente, quindi tiro un sospiro di sollievo.

Sto compilando la lista mentale dei miei prossimi impegni, quando una delle due ragazze mi si avvicina, ondeggiando un po' a causa dei movimenti bruschi del treno. Mi pare si chiami Cora – o forse Cara? Bah, non ne ho idea – e ha di sicuro qualche anno più di me, anche se non li dimostra. Tenta di iniziare una conversazione, batte addirittura le ciglia e sono pronto a scommettere che, ad un mio minimo cenno di apprezzamento, non esiterebbe a saltarmi addosso come una tigre affamata.

Dannazione, se non fosse così seccante potrei quasi mettermi a ridere. La vicinanza di Zelda mi ha reso proprio un rammollito: ormai gli Intrepidi che incrocio per i corridoi della Residenza non si limitano ad un rapido cenno del capo e ad abbassare subito gli occhi, ma mi salutano affabilmente, oppure mi fermano in mensa per scambiare due chiacchiere. Non sono abituato a dare confidenza alle persone: in precedenza troncavo tutti questi gesti espansivi sul nascere, bastava un'occhiata per tenere gli altri a debita distanza. Il mio carattere si sta lentamente ammorbidendo, non sono più distaccato come un tempo.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now