Cradled in love

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Zelda



Quando il cuore comincia a rallentare la sua folle corsa, faccio un respiro profondo ad occhi chiusi. E mi sorprendo a ridere, dandomi della sciocca per tutte le ansie che avevo accumulato finora nell'immaginare questo momento.

Ancora leggermente intontita, stiracchio i muscoli delle braccia. - Oh, Eric, è stato davvero...-.

- Un completo disastro -, sbotta lui, battendo un pugno sul materasso.

La sua ira mi fa sussultare, scaraventandomi giù di colpo dalla nuvoletta di beatitudine su cui mi stavo crogiolando. Alzo gli occhi sul suo viso e capisco immediatamente che le rughe profonde che gli solcano la fronte non promettono nulla di buono.

Attenzione, gente. Il Re delle paranoie è tornato!

Con uno sbuffo mi scosto alcune ciocche di capelli dalle guance. Cerco anche di mettermi seduta, per fronteggiare il mio ragazzo con la giusta esasperazione, ma non ci riesco. Il mio corpo non intende collaborare; i muscoli non rispondono ai miei comandi e mi sembrano della stessa consistenza della gelatina. In più, ad ogni più piccolo spostamento, avverto delle fitte per niente piacevoli al basso ventre.

Accidenti.

Lo sforzo di mettermi seduta mette alla prova i miei nervi ancora intorpiditi. Devo stringere con forza le labbra per non lasciarmi sfuggire un lamento. Ed Eric ancora non mi guarda: è fermo immobile e tiene la testa tra le mani come se stesse meditando di staccarsela dal collo. Mi è seduto accanto, eppure avverto una distanza abissale tra noi, neanche fossimo su continenti differenti con un oceano in mezzo a separarci.

Ha definito quello che c'è stato tra noi "un completo disastro". Cosa diamine gli prende? Soltanto un minuto fa credevo che non esistesse niente di più perfetto della nostra unione, fisica ed emotiva, e adesso mi sembra di avere vicino una statua di ghiaccio, estranea ed inavvicinabile.

Altri due minuti così e gliela stacco io quella testa di rapa, penso, sentendo sopraggiungere una vampata d'irritazione. Secondo gli standard, dovrei essere io quella piagnucolante, non lui. Ero io l'inesperta, la vergine, tra noi due. Dopo aver condiviso tutte quelle sensazioni così nuove per me, dopo aver percepito quanta dolcezza nasconde inconsapevolemente nel profondo di sé, non mi aspettavo di certo questa sua improvvisa freddezza.

Le lacrime che sono riuscita a trattenere finora mi scivolano sulle guance. Eric tiene ancora la testa bassa e non si volta verso di me nemmeno per sbaglio. Ferita e mortificata, mi impongo di raggiungere il bagno per non rendere la situazione ancora più imbarazzante. Prima di tornare alla carica - leggi: prenderlo a sberle -, devo rimettermi in sesto e far sparire queste dannate lacrime.



*



Eric



Il rumore di una porta che si chiude mi fa alzare la testa di scatto. Perso com'ero a maledirmi col pensiero, non ho nemmeno fatto caso ai movimenti di Zelda, che al momento è sparita, senza una parola, oltre la porta del bagno.

Prima di rendermene conto, sono già in piedi, la mano stretta attorno alla maniglia. Dall'interno proviene solo il rumore dell'acqua che scorre, poi il lieve click della manopola del lavandino, infine un fruscio. Aspetto pochi secondi, poi apro piano la porta.

Burn in my frozen heart like a dancing flameحيث تعيش القصص. اكتشف الآن