Revenge, sweet revenge

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Zelda


Mi sveglio bruscamente, con la sensazione di star precipitando nel vuoto. Apro gli occhi, ma il senso di smarrimento peggiora quando mi ritrovo circondata dall'oscurità più completa. Di solito almeno una delle piccole lampade d'emergenza resta accesa, invece adesso il dormitorio è un'unica massa di tenebra nella quale non riesco ad individuare nemmeno il profilo di Leslie, che dorme nel letto accanto al mio.

Chiudo le palpebre e mi stringo le ginocchia al petto, mentre provo a calmare il ritmo del respiro. Ho la fronte imperlata di sudore, i capelli appiccicati al collo e le lenzuola avviluppate attorno al corpo come una qualche sorta di rampicante.

Mi concentro sull'udito anziché sulla vista, ascoltando il debole russare di Xavier e i borbottii senza senso di Melanie, che a quanto pare non smette di parlare nemmeno nel mondo onirico. Passano alcuni minuti e finalmente il tremore ai muscoli si affievolisce, lasciandosi dietro soltanto un lieve senso di spossatezza.

Tuttavia il cuore ancora non si decide a smettere di martellarmi nel petto. Ho le dita fredde e i palmi sudati, come mi accade solo quando sono agitata o impaurita. Sempre ad occhi chiusi lascio ricadere le gambe fuori dal materasso, mi districo dal groviglio di lenzuola e cerco a tentoni una delle mie felpe e le scarpe. Il tempo di infilarle e sono già fuori dalla porta.

Chiudo la cerniera della felpa e mi tiro le maniche fin sopra le mani, per tentare di riscaldarmi. Mi sfugge una smorfia quando incrocio i miei stessi occhi riflessi sulla superficie appannata dello specchio.

Dire che i miei capelli sono scompigliati è un eufemismo. Riporto un po' d'ordine tra le ciocche con le dita e li raccolgo in una maldestra crocchia. Mi metto di profilo per osservare il mio operato e sbuffo, contrariata. E' parecchio umiliante da dire, ma, in qualità di parrucchiere, Eric mi supera di gran lunga.

Scoraggiata, prendo una salvietta dal contenitore e la inumidisco prima di passarla su viso e collo per eliminare le ultime tracce di sudore freddo. Mi massaggio il viso con i polpastrelli, dalla fronte al mento, come ho imparato ai corsi propedeutici di medicina, per far tornare un po' di colore sulla pelle e distendere i muscoli. Dopo qualche respiro profondo, do le spalle allo specchio e mi appoggio con le anche al lavandino. Di tornare a dormire non se ne parla proprio. Il mio corpo si rifiuta di muoversi in direzione della camerata.

Non voglio tornare di nuovo in quel sogno.

Rabbrividisco a fior di pelle mentre le immagini mi scorrono davanti agli occhi. L'incubo era talmente vivido da poter essere paragonato ad una delle tante simulazioni che ho dovuto affrontare in questa settimana.

Lauren e Quattro ci hanno spiegato come funziona il terzo modulo dell'iniziazione e da un po' di giorni ci stanno esaminando uno per uno. Lo scenario è settato su quello personale di Lauren: a turno ci viene assegnata una paura da superare nel minor tempo possibile, il tutto per prepararci all'esame finale, che avverrà tra meno di una settimana.

Io ho dovuto combattere contro la paura di restare murata viva e quella di venire buttata fuori dagli Intrepidi. La prima è stata semplice da superare: non soffro di claustrofobia, per cui ho impiegato più o meno due minuti per trovare un espediente per impedire alle pareti di schiacciarmi. Affrontare una paura non mia mi ha permesso di mantenere il sangue freddo e la mente lucida, e di battere perfino Xavier, che è risultato uno dei migliori nelle simulazioni sin dal primo giorno del secondo modulo.

Le cose si sono complicate quando ho dovuto combattere contro i miei stessi incubi. Fallire l'iniziazione ed essere buttati fuori dalla nuova fazione è una paura che accomuna tutti noi aspiranti Intrepidi. Ultimamente mi è capitato spesso di sognare di finire tra gli Esclusi, di immaginare la mia vita senza i miei nuovi amici, senza Eric.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now