Under your spell

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Zelda





Tori mi fascia entrambi gli avambracci con attenzione e scrupolosità. La spessa benda bianca nasconde la pelle arrossata e i nuovi marchi neri che la ornano. – Puoi toglierla stasera. La pomata agisce in fretta – dice, mentre fissa la garza con un pezzo di nastro adesivo anch'esso candido.

Non appena finisce la sua opera, sgranchisco i muscoli e le dita delle mani. Mi sento decisamente meglio della prima volta che sono entrata nel suo negozio: leggermente indolenzita, ma contenta come una bambina nel giorno del suo compleanno.

Mel è rimasta tutto il tempo al mio fianco, seduta su una poltroncina girevole. Ha voluto sapere per filo e per segno cosa è successo al Pozzo con i miei fratelli, non mi ha dato tregua finché non ho esposto i fatti nei minimi dettagli. Alla fine del racconto ha lanciato un piccolo fischio, le sopracciglia inarcate in un'espressione di esasperata incredulità. – Caspita. Voi Blackburn non passate di certo inosservati! – esclama, schioccando le dita. Si china verso di me, ho i suoi occhi ad un millimetro dai miei. – Ed Eric ti ha salvata? Che cosa dolce -.

Non riesco a trattenermi, rido di cuore. – Se ti sentisse, ti scuoierebbe viva – rispondo, sistemandomi la maglietta mentre mi alzo dal divanetto di pelle sul quale ero distesa.

- Prima dovrebbe prendermi – replica lei, facendomi l'occhiolino. – Secondo me gli piaci -.

- Cosa te lo fa pensare? – chiedo, fingendo indifferenza. Pago il tatuaggio con uno di quei gettoni che ci hanno consegnato pochi giorni fa, una specie di buoni da spendere nei negozi del Pozzo a nostro piacimento. Saluto Tori con un sorriso, poi esco nel corridoio semi deserto.

Mel mi sta alle costole, non ha nessuna intenzione di lasciar cadere il discorso. – Beh, vediamo -. Fa finta di pensarci su, poi comincia a contare sulle dita. – Primo, ti ha aiutata durante l'allenamento. Secondo, ti ha portata in braccio. Non una, ma ben due volte! Terzo, stava flirtando con te in mensa. Quarto, stamattina ti ha difesa e ... -.

La zittisco con un gesto della mano, prima che qualcuno la senta. – D'accordo, ho capito – sbotto, alzando gli occhi al cielo. – Mi stai facendo pentire di essermi confidata con te -.

Lei fa un sospiro tragico. – Zelda, sto solo cercando di aiutarti -. Mi passa un braccio attorno alle spalle mentre camminiamo e abbassa la voce per farsi udire solo da me. – Non possono essere tutte coincidenze. È evidente che -, mima con le labbra il nome di Eric, - è interessato a te. Non vedo dove sia il problema -.

- Il problema –, affermo, sussurrando a mia volta, - sta proprio qui. Cosa dovrei fare, secondo te? Bussare alla sua porta e dirgli 'ehi, credevo di odiarti, ma adesso ho scoperto che mi piaci. Tu cosa provi per me?' -. Al solo immaginare la scena, scoppio a ridere. – E' assurdo. Non so neanche perché ne stiamo parlando -.

Mel rotea gli occhi, spazientita. – Questo atteggiamento non ci porterà da nessuna parte -. Scuote la testa. – Siete entrambi testardi e orgogliosi. Se si aggiunge che Eric è un Capofazione, allora rimarremo in questa situazione di stallo fino all'anno prossimo -.

Alza l'indice e me lo sventola davanti al volto. – Devi sapere che gli uomini fanno solo finta di essere coraggiosi. Non lo ammetterebbero mai, ma hanno una paura folle di noi donne. Non importa quanto siano innamorati, non faranno mai il primo passo, credi a me – mi ammonisce, in tono sbrigativo e saccente.

- Quindi dovrei farlo io? – chiedo, alzando un sopracciglio.

- Ovviamente -.

- Sii seria, Mel! -.

Lei mi scruta a lungo in silenzio. Proprio quando sto per tirare un respiro di sollievo, mi prende per il braccio e mi trascina in una nicchia del muro di roccia. Si piazza di fronte a me, le mani sulle mie spalle. – Lui ti piace? – sibila, inchiodandomi con lo sguardo.

Rimango un attimo interdetta davanti a quella veemenza, poi annuisco mio malgrado.

- Quanto ti piace? -.

- Troppo – borbotto, distogliendo gli occhi dai suoi.

Credo sia la prima volta che qualcuno mi costringe ad esprimere i miei sentimenti ad alta voce. Devo ammettere che è liberatorio, mi sento come se mi fossi tolta un peso opprimente dal petto.

Adesso non posso più fingere, dopo questa confessione non si torna indietro. – Credo di essere innamorata di lui. Oh, Mel, che posso fare? -. La voce mi si spezza sull'ultima parola, ho la gola serrata in una morsa.

Lo sguardo di Melanie si fa più dolce. Mi abbraccia con calore. – Non ti preoccupare, troveremo un modo per farlo cadere ai tuoi piedi -. I suoi occhi si illuminano all'improvviso ed io capisco che ha già un piano in mente. – Ti ricordi la festa di cui ti parlavo prima? -.

Annuisco e lei comincia a sparare frasi a raffica. Devo concentrarmi per starle dietro. – Grandioso! Il vestito ce l'hai già, dobbiamo solo pensare agli altri particolari. Accessori, trucco...come ti acconcerai i capelli? Non importa, ci penserò io. Vedrai, Zelda, non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso neppure per un istante! -.

D'accordo, ora ho veramente paura. Le idee di Mel mi fanno lo stesso effetto di un volo da cento metri d'altezza senza protezione.

Reprimo un brivido e cerco di parlare in tono neutro. – Così è questo che dovrei fare per attirare la sua attenzione? Vestirmi in modo volgare e magari strusciarmi su di lui come fa quella Josie? -. Socchiudo le palpebre e le rivolgo un'occhiataccia. – Scordatelo. Non mi renderò ridicola solo per fare colpo su un ragazzo. Se veramente gli piaccio, dovrà accettarmi così come sono -.

Mel alza gli occhi al cielo. – Quanto sei suscettibile, perfino peggio di un'Abnegante. Non ti ho mica chiesto di spogliarti davanti a tutti! – esclama, e le sue labbra rosso fuoco disegnano un ghigno furbo. – Devi solo fare in modo che Eric perda la testa, e cosa c'è di meglio di un bel vestitino corto e scollato? -. Incrocia le braccia e inclina il capo di lato, senza perdere quel sorrisetto perfido. – Non vuoi lasciarlo a bocca aperta? Pensaci, Zelda -.

Lo sto facendo. Mi sto immaginando la scena come se stessi creando un mio film personale.
La festa, la musica che rimbomba tra le pareti di roccia del pozzo, Eric che mi guarda ad occhi spalancati mentre mi faccio largo tra la folla con addosso quel misero pezzo di stoffa che Mel continua a chiamare impropriamente 'vestito'... mmm, ammetto che l'idea comincia a tentarmi.

Mi massaggio le tempie con movimenti circolari, come se stessi riflettendo.
Alla fine ricompenso Mel con un ampio sorriso. – Geniale – affermo, dandole il cinque.

- Lo so, lo so, sono fantastica – ribatte lei, con un gesto di finta modestia che contrasta con l'espressione estremamente compiaciuta che ha stampata in faccia.

Lancio un'occhiata al suo orologio. – E' quasi ora di pranzo. Faccio un salto in infermeria per vedere come sta Ted, poi vi raggiungo in mensa –. Prima di voltarmi, le strizzo l'occhio con aria maliziosa. – Se vedi Leslie, chiedile com'è andata con mio fratello. Mi hanno dato l'impressione di essere molto affiatati -.

Mel boccheggia. – Leslie e tuo fratello?! Che cosa aspettavi a dirmelo? – strilla.
Sfreccia via prima che possa abbozzare una scusa. Leslie mi strozzerà, ma era l'unico modo per farla smettere di pensare a me e alla mia irrazionale attrazione per Eric. Spero davvero che non si azzardi a farne parola con nessuno.

Mi avvio a passo deciso verso l'infermeria. Quando spalanco la porta, Ted scivola giù dalla brandina e mi corre incontro. Lo afferro al volo e gli faccio fare una giravolta. – Come ti senti, tesoro? – chiedo, mentre gli scompiglio affettuosamente i riccioli biondo cenere.

Lui mi sorride, sembra un sole in miniatura. – Bene. Elizabeth mi ha cambiato la fasciatura -. Fa una piccola smorfia. – Le ho detto che volevo lo facessi tu, ma lei non mi ha lasciato uscire per cercarti -.

- Lasciala respirare, Ted – commenta una voce profonda dall'angolo dell'infermeria.

Max mi guarda e fa un leggero cenno col capo. E' seduto su una sedia accanto al letto di Ted ed io mi sento in imbarazzo per non essermi accorta prima della sua presenza. – Ho sentito che hai avuto una mattinata molto movimentata, trasfazione -.

Faccio un debole sospiro. – Le notizie volano veloci -.

Il Capofazione alza un sopracciglio con aria divertita. - Hai davvero messo al tappeto tuo fratello? Davanti a tutte le famiglie degli iniziati? -.

Scrollo le spalle. – Se l'è cercata – mi limito a dire, senza alcuna traccia di rimorso. – Ha cercato di colpire sia me che un Capofazione. È stato fortunato ad essersi procurato solo qualche livido -.

Max getta indietro la testa e scoppia a ridere. La sua risata è roca e gutturale, ma piacevole da ascoltare. – Sì, tutto sommato gli è andata bene – replica, con uno scintillio negli occhi scuri. – Sono colpito: a quanto pare, Eric non si sbagliava su di te. Hai del fegato, ragazzina -.

Perché arrossisco al solo suono del suo nome?
Datti un contegno, Zelda.

Ted mi tira leggermente la maglietta per attirare la mia attenzione. – Eri con lui, prima? -.

- Lui, chi? – chiedo, presa alla sprovvista.

– Eric -.

Il suo tono sembra quasi geloso, mi fa intenerire. - Mi ha aiutata a mandare via i miei fratelli – riassumo a suo beneficio. – Sono persone veramente cattive -.

Ted spalanca gli occhi e non aggiunge altro.

Max si alza di scatto dalla sedia e viene verso di noi. – Scusa, piccolo, ma ora devo andare. Ho un incontro importante -. Fa una carezza a Ted, poi il suo sguardo si posa su di me. Mi lancia una lunga occhiata, come se mi stesse valutando. – Ti dispiace tenerlo d'occhio? Ha la brutta abitudine di cacciarsi nei guai quando lo lascio solo -.

Caspita, mi sta affidando suo figlio. Beh, di sicuro sono più responsabile di quel James. Come può un cretino del genere essere stato nominato Capofazione, proprio non lo capisco.

- Ma certo – ribatto, facendo l'occhiolino a Ted. – Ci divertiremo assieme. E le assicuro che ci terremo alla larga da coltelli e lame di qualunque tipo -.

Il sorriso di Max diventa un ghigno. – Ottima risposta. Sento che mi posso fidare del tuo buonsenso -.
Annuisce piano e poi esce dalla porta, lasciandoci soli nell'infermeria.

Ted quasi saltella per l'entusiasmo. – Che bello! Cosa facciamo adesso? -.

- Tanto per cominciare, sarà meglio mangiare qualcosa. Non hai fame? -.

Lui fa segno di sì col capo.

– Allora andiamo in mensa, così ti faccio conoscere i miei amici. Vedrai, sono molto simpatici – continuo, mentre gli tengo aperta la porta.

Ted sguscia sotto al mio braccio e ci avviamo fianco a fianco verso il refettorio rumoroso.
Appena prima di entrare, mi prende per mano ed io gli sorrido.

Mel, Leslie, Quattro e Zeke sono seduti al solito posto, ma dei gemelli non c'è traccia.

- Buongiorno, gente – esclamo, e Zeke si interrompe a metà frase per rivolgermi un sorriso a trentadue denti.

Leslie ha le guance rosse come un pomodoro, quindi capisco di averla appena salvata dell'ennesimo terzo grado di Mel. Mi affretto a sedermi sulla panca e Ted si piazza alla mia destra. – Ragazzi, lui è Ted, il figlio di Max -.

Gli altri lo salutano e si presentano a turno. Quando Quattro e Zeke lo coinvolgono in un acceso dibattito su chi sia l'Intrepido più coraggioso della residenza, la timidezza del bambino svanisce di colpo e anche io mi rilasso.

- Xavier e Felix? – chiedo, girandomi verso Leslie.

Lei indica un punto impreciso della mensa. – Ci raggiungono dopo -.

Perlustro la sala con lo sguardo e li vedo: sono in piedi, in coda per il cibo, assieme ad una donna minuta e chiacchierona che non può essere altri che la loro madre.

Quando Xavier si accorge che li sto fissando, mi saluta con la mano ed io gli faccio segno di venire a sedersi al nostro tavolo.
In fin dei conti, gli ho fatto una promessa.

Il mio sorriso si allarga.
Non vedo l'ora di farmi raccontare gli episodi imbarazzanti della loro infanzia.








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Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now