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Eric


- Ti conviene rimetterti in fretta -, scandisco lentamente, a beneficio del mio interlocutore. Nella fattispecie, James, che sta subendo un controllo approfondito da parte di Elizabeth da ben venticinque minuti. - E non appena ti alzerai da quella brandina, ti ci farò ritornare a suon di pugni, sappilo -.

- Quante smancerie, piccolo -, ridacchia lui, la voce arrocchita e spezzata da qualche secco colpo di tosse. - Continua così e mi farai arrossire -.

Sbuffo sonoramente e mi siedo ai piedi del lettino, continuando ad osservarlo in cagnesco. Ero appena arrivato al Centro di controllo, pronto a sorbirmi un lungo turno di monitoraggio davanti agli schermi delle videocamere, quando un giovane Intrepido è corso a chiamarmi. Era stata Elizabeth a mandarlo, per avvisarmi del miglioramento delle condizioni di James.

Sono contento di aver preso il primo treno per la Residenza e di aver potuto assistere al risveglio del mio collega. Non credevo che vederlo riaprire gli occhi e sentirlo parlare a vanvera come suo solito mi avrebbe donato tutto questo sollievo. Elizabeth ha già provveduto a convocare i medici Eruditi per una valutazione più dettagliata, ma, dato che il suo cipiglio si distende parecchio mentre esamina le condizioni del paziente, deduco che la sua diagnosi non sia poi così terribile. Quello zotico è vigile e ciarliero, e rimane impassibile perfino mentre l'infermiera gli disinfetta le ferite più profonde di spalla e collo. Gli Eruditi le hanno ordinato di non somministrare alcuna medicina, nemmeno un antidolorifico, finché non l'avranno visitato di persona. Quindi a James non resta che sopportare.

Una piccola - minuscola - parte di me è costretta ad ammettere di provare un vago rispetto per lui. Altri Intrepidi non avrebbero smesso un attimo di lamentarsi, invece il mio collega non batte ciglio, nemmeno un sospiro di dolore.

Almeno finché non volta il viso verso la porta dell'infermeria. Un vago rossore gli tinge gli zigomi e si accascia sulla brandina mugugnando come se lo stessimo arrostendo.

Confuso da quel cambio di atteggiamento, sto per chiedere spiegazioni, ma vengo preceduto da una specie di ciclone dai capelli rossi. Josie quasi mi spinge via di peso per potersi avvicinare il più possile al mio collega senza interrompere il lavoro di Elizabeth. - James, caro, come stai? -.

Ho sentito bene? L'ha davvero chiamato "James caro"?!

Aggrotto le sopracciglia, esaminando l'interazione tra i due. Josie comincia a blaterare come d'abitudine - su quanto fosse preoccupata per le sue condizioni e altre scemenze simili -, e James, ancora impegnato a fingersi moribondo, la guarda come se fosse la creatura più splendida dell'universo.

E' ufficiale: sto per vomitare.

Forse infastidita quanto me da tutte quelle moine da piccioncini, Elizabeth alza la testa per scoccare un'occhiata di sbieco a Josie. - Dato che ci metterò un po' a cambiare il bendaggio, nel frattempo potresti avvertire Melanie e Zelda? Saranno felici di sapere che il nostro paziente ha riaperto gli occhi -.

Josie stringe le labbra, palesemente contrariata, ma non replica. Si avvia di malavoglia verso la porta, lanciando un'ultima occhiata amorevole al mio collega prima di uscire.

Non so se esserne più sorpreso o disgustato. Aspetto che Elizabeth si allontani un momento per prendere dell'altro disinfettante, per poi chiedere con sufficienza: - Da quanto va avanti? -.

Noto un guizzo sulla mascella di James. - Di cosa stai parlando? -.

- Oh, hai capito benissimo, caro -, lo stuzzico, riservandogli un sorriso perfido. - Ora potrò finalmente vendicarmi di tutte le tue odiose battutine sul mio rapporto con Zelda. Non aspettavo altro: sarò sempre in prima linea, pronto ad infierire -.

Burn in my frozen heart like a dancing flameWhere stories live. Discover now