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«Io sono d'accordo con tua madre» commenta Madison una volta finito il mio racconto.
«Ti consiglio solo di non pensarci troppo. Dovresti agire d'impulso»
«Tu che mi racconti?» cerco di spostare l'attenzione su di lei mentre l'acqua esce costante dalla fontana accanto alla nostra panchina.

Così mi racconta del ragazzo che ha conosciuto durante le vacanze nel North Carolina. Mi dice che si chiama Dave e che le piace molto, ma non sarebbe una cosa fattibile. Una distanza del genere alla nostra età non è fattibile. Però vuole comunque mantenere i rapporti con lui: è un bravo ragazzo.

«Devo andare a prendere mio fratello, è ad una festa di compleanno di qualche bambino» di lamenta la mia amica

Madison ha un fratello di otto anni che si chiama Jake. È tanto timido e riservato. Credo che sia l'unico bambino che mi sta simpatico.

«Ci vediamo domani» mi comunica.
Saluto la mia amica e poi salgo sulla mia bicicletta. 

Cerco di rinfrescare la mia memoria e dopo pochi minuti le ruote della mia bici sono davanti a L'angolo tranquillo, il cafè dell'altro giorno.
Parcheggio la bici ed entro nel locale con il mio zaino sulle spalle.

Il cameriere che mi accoglie è Liam.
«Ciao. Ti posso essere d'aiuto?» mi domanda gentilmente
«Ehm... una spremuta d'arancia, per favore»
«Certo. Te la porto al tavolo?» propone
«Sì, grazie. Mi siedo al piano di sopra» accetto

Così salgo le scale e mi dirigo verso il tavolino dell'altro giorno.
Mi siedo sulla poltrona su cui mi ero seduta quando sono venuta per la prima volta con i fratelli Harris e leggo il classico del giorno: un libro di Oscar Wilde.

Liam mi porta la mia ordinazione e lo scontrino, ma non mi disturba. Credo che qui le persone siano abituate a servire lettori e l'unica cosa che non devi fare a un lettore mentre legge è disturbarlo.

«Buongiorno signorina Cooper» mi dice una voce mentre si siede sulla poltrona davanti me.

Come non detto.

«Harris» lo saluto mentre non distolgo lo sguardo dal mio libro.
«Quello l'ho letto anche io: è bellissimo»
Lo guardo:«Hai dei bei gusti»
«Che ci fai qui?» mi domanda prima che io possa concentrarmi di nuovo sul libro
«Te l'ho detto: mi piace molto questo posto» dico tranquilla accavallando le gambe
«Speravo saresti tornata» mi confida
«Perché?» indago
«Perché ho voluto condividere con te questo posto e speravo lo apprezzassi»
«Perché non avrei dovuto farlo?»
Lui mi guarda e sorride:«Perché quando una persona ti piace, ti nascono sempre dei dubbi stupidi»
Lo guardo con sfida:«Tu, Matthew Harris, giocatore di basket, stai ammettendo che ti piaccio?»
Lui mi sorride malizioso:«Qualche problema?»
«No» smentisco sicura
«Il basket mi piace» esordisce «la cosa che non mi piace è tutto lo stereotipo attorno al giocatore di questo sport»

Me lo sta davvero dicendo?

«E perché tu non lo smentisci?» domando, mentre riporto le mie gambe in maniera parallela tra loro
«Perché le persone vogliono quello che si aspettano»
«Io non mi sarei mai aspettata che tu leggessi, però me lo hai fatto vedere»
«Quindi non era questo quello che volevi vedere?»
Chiudo il libro e appoggio i miei gomiti sulle mie ginocchia, chinandomi in avanti.
«Voglio vedere chi sei tu veramente» sussurro
«E se questo sono veramente io?»
«Come faccio a fidarmi?»
«Devi solo farlo» sospira
«Dimostrami che posso farlo»
«E come?» chiede quasi supplicandomi di dargli una risposta soddisfacente
«Tra poco inizi gli allenamenti, giusto?» cerco di capire
«La settimana prossima» mi informa
«Bene, domani mattina andiamo a correre» decido
«Tu corri?» mi domanda stupito
«No. Tu lo farai mentre io sarò in bicicletta»
«Non è giusto» si lamenta
«Correrai per dieci chilometri. Ci vediamo domani mattina alle otto davanti casa mia» lo avverto mentre prendo il mio zaino e mi alzo
«Sono troppi e soprattutto troppo presto» continua il lamento
«Se vuoi la mia fiducia dovrai sudare»
«Solo se mi concedi di uscire» mi propone mentre si alza.
Lo guardo con sfida:«Vedremo»
«Haley» mi chiama prima che io scenda definitivamente al piano di sotto
«Sì?» lo guardo mentre lui sorride.
«Niente» conclude
Alzo le spalle e scendo definitivamente.
Dopo aver pagato anche per Matthew, esco dal locale e mi dirigo verso casa.

La mattina dopo mi sveglio con il sorriso: strano. Ho già avvisato i miei genitori che sarei uscita presto.

Mi vesto in modo abbastanza sportivo ed esco di casa prendendo la bici.
Non c'è l'auto di Matthew davanti casa, bensì lui è in piedi che sta facendo stretching.
«Buongiorno Matthew» esordisco mentre avvio l'applicazione del cellulare che conta i chilometri.
«Buongiorno un corno» si lamenta
Rido.
«Dai, prima iniziamo prima finiamo» cerco di consolarlo
«Mi odi proprio così tanto?» mi chiede mentre incomincia a correre
«Io non ti odio» smentisco
«Allora perché mi fai sudare?» domanda
«Perché voglio capire se posso fidarmi o no di te» spiego
«E così mi fai sudare?»
«Se arrivi alla fine dei chilometri al mio passo, mi fiderò di te»
«Cosa significa al tuo passo?» mi domanda poco prima che io aumenti la velocita delle mie gambe.
«Haley!» mi chiama qualche istante dopo avermi raggiunta.
«Più parli, più fatichi» lo avviso.

Così ha corso per i restanti nove chilometri senza parlare, imprecando qualche volta quando velocizzavo.

Il mio cellullare suona per indicare che i dieci chilometri sono finiti: siamo di nuovo davanti casa mia.
Freno con la bici accostandola mentre Matthew mi affianca.

«Stanco?» domando
Lui si appoggia con le mani sulle sue ginocchia piegando la schiena.
«Stai scherzando?» mi chiede mentre cerca di riprendere fiato.
Scendo dalla bici e poi apro la porta di casa facendolo entrare.

«Non c'è tua madre?» mi domanda Matthew raggiungendomi in cucina.
Gli passo l'asciugamano che avevo preparato questa mattina per lui e gli passo una bottiglietta d'acqua.
«A quanto pare no» commento notando un biglietto appeso sul frigorifero che dice:

Sono dalla zia per aiutarla ad imbiancare i muri. Preparati qualcosa per pranzo
-Mamma

Matthew finisce la bottiglietta in un batter d'occhio, si toglie la maglietta e si asciuga il sudore con l'asciugamano.
Non posso dire che non sia una bella vista, ma non è sicuro guardarlo troppo.

«Ora ti fidi di me?» mi domanda.
Ridacchio mentre mi avvicino a lui per prendere la bottiglia d'acqua vuota:«In realtà mi fidavo già di te, volevo vedere fino a quando eri disposto a sudare per me»
Prendo la bottiglia d'acqua e la butto nel bidone della spazzatura della cucina.
Quando mi giro trovo la figura di Matthew davanti a me.
Sento il suo respiro sul mio viso.
«Soddisfatta?» domanda con voce rauca
«Di cosa?» domando ancora stupita dalla poca distanza che c'è tra me e lui.
«Di come ho dimostrato che tengo a te e alla tua opinione» dice svelto
«Sì» rispondo sicura.
Matthew mi sorride malizioso, per poi prendermi per mano e tirarmi fino al giardino.
«Tu non hai caldo?» mi domanda una volta giunti in prossimità della piscina.
«La mia risposta cambia qualcosa?» domando
«No» risponde lui ridendo.
Gli faccio il dito medio prima di tuffarmi in piscina vestita.

DUST || [COMPLETA]Kde žijí příběhy. Začni objevovat