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Entro in casa mia trascinando i piedi.
«Haley, sei tu?» mi domanda mia madre dal salotto.
«Elly?» urla Javier.
Io non rispondo, dal momento che non mi vedono, e mi dirigo al piano di sopra. Una volta entrata nella mia camera, mi butto sul letto a pancia in giù e abbraccio un cuscino.

Scoppio a piangere. Mi odio per quello che ho fatto. Mi odio perché sto facendo star male Matthew, il mio piccolo, ma grande, strepitoso Matthew. So che è per il suo bene, lo so. Sono a conoscenza che la mia scelta si è basata solo sulla sua felicità. Ma fa male. Cazzo se fa male.

La porta si apre, ma io non mi giro.
«Haley!» esclama mia madre preoccupata.
Si fionda su di me e cerca di consolarmi.
«Matthew?» domanda
Annuisco.
«Avete litigato?» chiede
Prendo un respiro tra un singhiozzo e l'altro riesco a dirle:«Mi... sono presa... una pausa da lui» Subito dopo ricomincio a piangere. Per fortuna, la donna non mi fa altre domande, bensì si limita ad abbracciarmi.

«Vieni a mangiare qualcosa» mi dice una volta che mi sono calmata.
Scuoto la testa per negare.
Mia madre mi guarda dolcemente:«Va bene» si avvicina a me e mi bacia la fronte «riposati»
Annuisco e mi nascondo di nuovo sotto le coperte.

Non ho voglia di guardare un film o una serie tv, non ho voglia di leggere. Non ho voglia di fare niente.
So per certo che troverò dei messaggi da parte di Matthew, ma prendo comunque in mano il cellulare.

4 chiamate perse da Matthew Harris

6 messaggi da Matthew Harris

Haley cazzo

Mi manchi

Mi manchi da morire

Torna, ti prego

È solo colpa mia

Non voglio perderti

Mi si spezza, per l'ennesima volta oggi, il cuore.
Sospiro ampiamente: non ho più le forze per piangere. Sono distrutta.
Prendo un grande respiro e digito sul telefono.

Haley Cooper

Ricordati solo una cosa Matthew Harris: ti amo.

Chiudo poi il dispositivo, decisa a non accenderlo per un po'.

Qualcuno bussa alla porta: Javier, ovviamente.

«Avanti» lo invito.
Il bambino entra poi nella stanza con un piatto in mano e un bicchiere nell'altra. Sto per domandargli come ha fatto ad aprire la porta ma la figura di mio padre sbuca da dietro.
Il piccolo si avvicina con le cose. Appoggia il bicchiere, che suppongo contenga succo di frutta, sul comodino, e mi porge il piattino, notando un toast sopra di esso.

«Non ho fame» gli dico dolcemente
«Eddai» mi prega.

Lo guardo e sospiro. Non ce la faccio a dire di no a Javier. Io prima di lui odiavo i bambini, ora li amo. Anzi, amo lui come bambino. 

«Solo se stai qui con me e guardiamo i cartoni insieme» gli dico.
Lui sorride e, dopo avergli preso il piatto, si fionda sotto le coperte accanto a me.
«Ssì!» esclama entusiasta
Così si mette accanto a me, apriamo il pc e cerchiamo un cartone animato soddisfacente.
La figura di mio padre, scompare chiudendo la porta, senza proferire alcuna parola.

Mentre gli episodi scorrono uno dopo l'altro, mangio il toast, condividendolo con Javier, e bevo il bicchiere, condividendo anche questo con lui. I programmi per bambini di oggi hanno davvero una grafica incredibile, ma alcuni sono strani. Troppo strani.

Mio fratello si addormenta e non ha tutti i torti, dato che è notte fonda.

Il mio stomaco fa dei rumori e, prima di dirigermi al piano di sotto, controllo il cellulare.

Matthew Harris
Ti amo anche io

E ti dimostrerò che amo anche me stesso

Tu però non te ne andare

Decido di non rispondergli e chiudere nuovamente il telefono.

So che ho fatto la scelta giusta. So che tutto si è basato sulla sua felicità, ma fa male. Cazzo se fa male.

Scendo quindi al piano di sotto e noto che la televisione è ancora accesa.
Quasi non scoppio a ridere alla visione che mi ritrovo davanti.
Mentre il dispositivo parla da solo, mio padre è stravaccato sul divano, con una gamba in su e una in giù e con la bocca aperta, completamente addormentato.

Mi avvicino e lo scuoto per svegliarlo. L'uomo si spaventa, inizialmente, e poi si tranquillizza sospirando.
«Che ci fai qui?» mi domanda mentre si tira su a sedersi
«Ho fame» ammetto
«Uhh» esclama contento
«Shh» gli dico per zittirlo, perché l'ha detto a voce troppa altra
«Porta da mangiare anche a me» mi informa.
Sospiro e, dopo alcuni minuti, ritorno con un sacchetto di snack alla paprika, due bicchieri e succo di frutta all'ace.

Mi siedo accanto a lui e insieme mangiamo queste cose buonissime.
«Come stai?» mi domanda schietto mentre mastica
Mantengo lo sguardo sulla televisione:«Prossima domanda?» cerco di sviare il discorso, certa di un imminente fallimento
«Sai che» continua «per qualsiasi cosa, puoi parlare con noi»
Annuisco e prendo un gran respiro:«Mi sono presa una pausa da lui» dico con una velocità spropositata, certa di poter scoppiare a piangere da un momento all'altro

Infatti, non riesco a pronunciare il suo nome. Sono certa che inizierei a piangere.

«Perché prima di amare me» gli spiego «deve amare sé stesso»
Mio padre mi prende il sacco dalle mani e se impossessa completamente.
«Ehi!» esclamo
«Lo ami» esclama «più di quanto tu voglia ammettere» continua «e questa scelta ti fa onore» lo guardo attenta «e devi essere orgogliosa di aver messo il suo bene davanti a tutto, anche davanti la tua serenità» annuisco «sono orgoglioso di te»
Lo guardo stupita.
«Sei diventata grande» ammette
«Non cominciare con queste frasi da adulto in crisi di mezza età» sancisco.
Lui ridacchia.
«E dammi i miei salatini!» combatto.
«Te lo concedo solo perché non hai mangiato a cena» mi dice felice
Sorrido.
Guardiamo ancora per un po' la tv, poi decido di andare di sopra e dormire, sono distrutta.

Sospiro quando, entrata in camera, mi rendo conto della posizione di Javier.
Come è possibile che un corpo piccolo come il suo riesca a prendere tutta la superficie del letto?
È in posizione di stella, a pancia in giù e con tutte le coperte a terra.

Lo rimbocco quindi con i caldi tessuti e mi dirigo verso la sua camera. Mi ricordo troppo tardi che la lunghezza del suo letto è ben diversa dalla mia e, più precisamente, me lo ricordo quando i miei piedi sbucano fuori per fuori dalla coperta. Cerco per un tempo illimitato la posizione giusta per non dover patire freddo e mi addormento.
Mi addormento pensando a lui, solo a lui, come sempre. A chi altro dovrei pensare?

DUST || [COMPLETA]Where stories live. Discover now