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Dopo qualche istante fuori dalla casa degli Harris, Matthew mi raggiunge con in mano un asciugamano e una bottiglietta d'acqua.
«Buongiorno» mi accoglie mentre io sono ancora seduta sulla sella e lui pone i due oggetti dentro il cesto della bici
«Che hai intenzione di fare oggi?» gli domando
«Scendi dalla bici» mi ordina dolcemente.
Io eseguo e ho la netta sensazione di aver fatto bene a vestirmi sportiva.
Lui si impossessa del mio mezzo non appena entrambi i miei piedi toccano l'erba del suo vialetto e si siede comodo sulla sella. Come situazione fa un po' ridere perchè lui è troppo lungo per una bici bassa come la mia. 
«Non correrò» chiarisco
«Sì che lo farai» mi smentisce
Spalanco gli occhi mentre lui mi sorride.
«Non esiste» dichiaro
«Ti conviene correre» mi annuncia mentre appoggia il piede destro sul pedale e parte «sennò non la vedi più la tua bicicletta»
«Matthew!» gli urlo mentre cerco di raggiungerlo.
Il ragazzo continua costante la sua velocità mentre io riesco finalmente ad affiancarlo.
«Questa me la paghi» gli confido
«Cosa hai detto, scusa?» mi stuzzica mentre con fare saccente aumenta la velocità.
Così rimango in silenzio per tutto il resto del percorso, concentrandomi sulla mia respirazione.

Finalmente, dopo un tempo che non sono in grado di delineare, la bici con sopra Matthew frena e infine si ferma.
«Abbiamo finito?» domando speranzosa mentre cerco di acquisire la mia respirazione regolare
«Ti va se ci mettiamo lì?» mi chiede indicando la riva di un ruscello.
Mi guardo attorno: non mi ero nemmeno resa conto di essere entrata in un parco.
Annuisco.
«Dicono che mettere i piedi nell'acqua fredda faccia bene alla circolazione» mi informa mentre mi passa l'asciugamano e la bottiglietta. Lo ringrazio sorridendo.
Matthew si siede sull'erba e si toglie le scarpe, io invece mi siedo accanto a lui e copio i suoi movimenti aggiungendo quelli di asciugarmi la fronte con l'asciugamano e bere un po' di acqua.  

Quando i miei piedi entrano in contatto con l'acqua gelida, sospiro. È davvero rinfrescante.
«Perché mi hai fatto correre?» domando mentre appoggio i palmi delle mie mani sull'erba.
«Perché volevo farti un dispetto»
Lo guardo stupita:«Grazie» dico in tono sarcastico
«Oggi è il turno dei miei fratelli» dice con fare molto tranquillo
Chiedo spiegazione con i miei occhi: non sto capendo.
«Hai detto che vuoi conoscermi, giusto?»
Annuisco.
«Oggi è il turno dei miei fratelli» si spiega
«Allora, ti ascolto» sorrido alle sue parole.
Lui mi sorride gentilmente. Ho la sensazione che lui abbia la necessità di raccontarsi. Come se lo avesse voluto per tutta la vita e solo ora ha trovato il momento giusto, la persona giusta.
«Da piccoli eravamo molto uniti, non che ora non lo siamo, assolutamente. Non ci sono grandi differenze d'età e mi sono sempre ritenuto fortunato ad avere loro. Mi sono sempre sentito il figlio diverso, però. O sbagliato. O almeno, in alcuni momenti. Per esempio, Jacob ha sempre avuto le idee ben chiare su che percorso universitario intraprendere, mentre io, che ho solo pochi mesi di tempo, non so cosa fare» fa una pausa
«Sei bravo a basket?» approfitto del suo silenzio
«Sì, te l'ho detto. Mi piace»
«Perché non provi a continuare con il basket? Non ti dico di concentrarti solo su quello, magari puoi scegliere un percorso simile. Che ne so: insegnante di ginnastica o fisioterapista»
Lui mi sorride:«Come idea non è male, ma non credo di continuare sulla lunghezza d'onda del giocatore di basket»
«Perché?» chiedo curiosa
«Perché non posso nascondermi dietro uno stereotipo a vita» ammette
Lo guardo dura:«Fai progressi, Harris»
Lui mi sorride. Uno di quei sorrisi pieni di gratitudine. Bello.
«Quindi» continuo severa «è molto meglio rinunciare a una passione che combattere contro lo stereotipo» affermo
Lui mi guarda senza capire.
«Lasciatelo dire: è un ragionamento che fa schifo»
Lui ridacchia mentre io sospiro rumorosamente.
«Vincere uno stereotipo è impossibile» ammette infine
«Non sono dell'opinione che "tutto è possibile" però quello che hai appena detto è una cazzata» dico sicura
«Quindi intendi dire che tu non mi considereresti il solito giocatore di basket?» mi chiede senza speranza
Prendo un gran respiro e cerco di guardarlo in modo neutro:«Lo sto già facendo»
Lui non si muove di un centimetro. È rimasto decisamente stupito dalla mia affermazione, ma è la verità. Non lo vedo come il solito cestista da un po', se questo è un bene o un male non lo so, non ancora.
Mi schiarisco la voce mentre lui non stacca gli occhi dai miei:«Stavi raccontando dei tuoi fratelli»
«Oh...» abbassa lo sguardo per sola una frazione di secondo «Giusto. Allora, stavo dicendo che non ho le idee chiare sul college a differenza di mio fratello. Ma siamo stati sempre una grande squadra, insomma. Il più affettuoso dei tre sono io, modestamente. Quegl'altri due sono dei pezzi di legno»
Rido alla sua affermazione.
«Sono il preferito di mamma» mi confida fiero
«Davvero?» domando stupita
«Che c'è? Sono anche il tuo preferito tra i fratelli»
Avrei voluto rispondergli che non era vero, ma non lo so nemmeno io se è vero.
«Ultimamente non ho un bel rapporto con Alfie. Anche perché in pratica vediamo Jacob solo durante le vacanze o sporadicamente nei weekend, quindi i momenti per discutere sono pochi»
«È al college?» domando sapendo già la risposta.
Annuisce.
«Perché credi che Alfie sia duro nei tuoi confronti?» gli chiedo cercando di fare un ragionamento insieme a lui
«Credo che lui mi odi solo in certi momenti. Come quando ti trattavo male o quando tornavamo da scuola» abbassa lo sguardo «Trovava sempre una scusa per non tornare a casa con me»
«Non credi che sia dovuto al tuo cambio di comportamento?» indirizzo il discorso
Lui mi guarda afflitto:«Ne sono certo»
«Non va bene quando uno stereotipo influisce non solo il tuo comportamento con la scuola e con gli altri, ma quando influisce anche il rapporto con tuo fratello è troppo»
Matthew annuisce: spero di non essere stata troppo dura.
«Hai mai voluto un fratello?» mi domanda
«Hai già finito il tuo racconto?» chiedo
Lui mi sorride:«No»
«Continua» lo motivo
«Io e Jacob abbiamo sempre scherzato molto sul fatto che Alfie fosse il più piccolo. Ho bei ricordi di quel periodo. Poi siamo cresciuti e ci siamo un po' persi»
«Per cresciuti intendi che hai iniziato il liceo?»
«Ho iniziato il liceo e a giocare a basket» spiega
Annuisco.
«Mi dispiace avere questo rapporto con Alfie»
«Ha molta stima di te» gli confido pentendomene
Mi guarda speranzoso:«Credi che possa riuscire a far vedere a tutta la scuola che me la so cavare con lo studio?»
Sorrido:«Sì, credo di sì»
«Lo credi sul serio o lo dici solo per compiacermi?»
«Sul serio, completamente» lo rassicuro
Lui sorride soddisfatto mentre guarda i nostri piedi sotto l'acqua: si stanno toccando e non me ne ero nemmeno accorta.
«Tutto sommato sono felice di avere loro due come fratelli»
Sorrido mentre vedo il corpo di Matthew avvicinarsi al mio.
«Stavo pensando...» inizia lui «una sera... o un pomeriggio o-»
«Vai al punto» lo prego
«Vuoi uscire con me?» mi domanda secco
I suoi occhi chiari rimangono impressi nei miei. Sono così vicini.
Sorrido:«Non te la darò vinta cosi presto»
Sbuffa ironicamente:«Devo correre per altri dieci chilometri? Perché lo faccio»
Lo guardo con sfida:«Se mai dovessi accettare, con quale dei due Matthew dovrei uscire? Il cestista superficiale o il fantastico profondo nerd?»
«È una domanda a trabocchetto?»
Annuisco sorridendo.
«Con quello vero»
Sorrido nuovamente. C'ha azzeccato perfettamente.
«Quindi?» mi continua a domandare
«Quindi dimostrami quale è il vero Matthew Harris»
«Non me la darai vinta fino a quando non toglierò la maschera da cestista superficiale, vero?»
Non voglio che tiri giù la maschera per me. O meglio, mi piacerebbe, ma non deve farlo per me, ma per se stesso.
«Sii te stesso, in qualunque circostanza»
«Dio mi piaci così tanto quando sei così dannatamente enigmatica»

Su una cosa ero sicura: se avesse continuato a dirmi quanto gli piacevo, non so quanto gli sarei resistita.

«Ti prego non farmi correre» lo scongiuro una volta tolti i piedi dal ruscello.
«Te lo concedo, dai» mi informa mentre si rimette le scarpe. Io faccio lo stesso. Gli passo la bottiglia e l'asciugamano e per un istante le nostre mani si toccano.
«Posso farti una domanda?» gli chiedo mentre lui prende la mia bici ma non sale: mi accosta e insieme ci dirigiamo a piedi verso casa.
«Certo, dimmi»
«Perché con me ti comporti in modo diverso?»
Lui mi guarda per un secondo, per poi concentrarsi di nuovo verso la strada:«Perché non riesco a comportarmi diversamente con te. Nessuna maschera, nessuna bugia»
«Inizialmente non ti comportavi così con me» gli ricordo
«Beh, inizialmente pensavo anche che fossi incinta»
Rido di gusto:«Lo pensavi davvero?»
Lui mi guarda offeso, senza però smettere di sorridere:«Certo che l'ho pensato»
«Per quanto tempo?» domando preoccupata
«Per qualche ora»
Sorrido.
«Domani ci vediamo» annuncia lui
«È un'affermazione?» cerco di capire
«Sì, ho voglia di vederti» sancisce sicuro
«E se io non avessi tempo per te?» lo stuzzico
«Lo troverai»
«Perché ne sei così convinto?»
«Perché domani ti parlerò di una cosa che ti incuriosirà»
«Stai dividendo la tua vita in capitoli? Come se fosse un libro?» domando non capendo
«Ovvio che lo sto facendo, pensavo fosse ovvio. Anche se l'incipit me lo hai dato tu»
Sorrido. È vero, ma non l'ho fatto volutamente. Volevo solo conoscerlo a gradi.
«Domani è il turno dei miei amici e delle mie ragazze» annuncia.
Annuisco.
«Sei curiosa?» mi stuzzica
Lo guardo con sfida:«Sono curiosa di conoscerti, qualunque argomento sia»
Lui mi sorride sinceramente.
«Posso farti una domanda io, adesso?» mi chiede
Annuisco.
«Perché non sei venuta alla festa che ho fatto a casa mia?»
«Avevo un altro impegno» dico sincera
«Questo lo so, ma... che tipo di impegno?» 
«Perché lo vuoi sapere?» non capisco
«Sei uscita con un ragazzo?» mi domanda tutto d'un fiato
«Come ti viene in mente?» domando stupita
Sorride soddisfatto:«Mi amavi già»
Sbuffo.
«Mi ami, Haley»
«Lo sai che non è vero» gli rispondo secca
«Vedi? Siamo fatti per stare insieme. Tu mi ami e io lo so ancora prima che tu te ne renda conto»
Gli faccio il dito medio mentre proseguiamo con il nostro cammino.

DUST || [COMPLETA]Where stories live. Discover now