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Pronto?

Preparati che tra mezz'ora vengo a prenderti

Dove mi porti?

Andiamo a pranzare fuori

Sorrido mentre termino la chiamata. Era da molto tempo che non uscivo a mangiare con Madison e ho proprio voglia di vederla.

Oggi non ho sentito Matthew. Ieri mi ha inviato la buonanotte e mi ci sono quasi abituata a questo gesto.

Matthew mi piace molto come persona, o meglio, quando non fa il superficiale.
In questi ultimi tre giorni ho capito di avere un profondo interesse nel conoscerlo e non posso nascondere che questa cosa mi spaventa un po'.
È indiscutibilmente un bel ragazzo, ma devo ancora capire bene qual è la sua vera indole.

Mi vesto velocemente con dei pantaloncini di jeans corti e una canotta bianca.

Dopo aver avvisato mia madre, la mia amica suona alla porta di casa. Fa una breve conversazione con la donna e poi ci dirigiamo in auto verso la nostra meta.

Quando alla fine delle scuole medie io e Madison ci siamo rese conto che andare solo a prenderci un frullato in un locale a tema era abbastanza infantile, abbiamo analizzato per bene tutti i locali che allora c'erano nelle nostre vicinanze e abbiamo scelto il Mario's.
È, se si può definire così, un posto particolare. Nel senso che non è nè un fast food nè un ristorante.

Io e Madison entriamo nella struttura come se entrassimo a casa nostra. Questo posto è in una via laterale ma è comunque molto frequentato. Il target di clienti qui non ha un limite: c'è la possibilità di trovare giovani, come adulti o come anziani.
Il colore dominante della struttura è l'azzurro. Ci sono molti tavoli e c'è una strana armonia all'interno: il locale ricorda l'oceano, anche se siamo a miglia di distanza da esso, ma non fanno pesce, quindi ci sono molti contrasti che rendono un'armonia unica.
Mentre Madison si avvicina al bancone che è davanti all'entrata, io seguendola guardo i tavoli: non c'è molta gente, ma c'è molto caos. In sottofondo c'è una playlist commerciale.

La solita cameriera quando ci vede ci fa un gran sorriso.
«Buongiorno ragazze. Il solito tavolo?»
Credo che abbia una trentina di anni, ha i capelli scurissimi ed è molto esile.
«Se è disponibile sì» risponde educatamente Madison mentre la cameriera si fa spazio tra i tavoli dirigendosi verso la fine del salone.

Il primo giorno che noi due siamo venute in questo posto, dopo accurate ricerche su Google, abbiamo subito adocchiato il tavolino che poi sarebbe diventato il nostro. È di piccole dimensioni, giusto per due persone, e fa ad angolo nell'estremo della stanza più lontano dall'entrata. Solitamente le persone cercano di evitarlo, perché è il posto dove c'è meno luce e alla gente piace vedere cosa si mangia. Io e Madison ormai ci siamo abituate e non crediamo che sia poi così tanto buio.

La ragazza ci lascia le ordinazioni mentre io e la mia amica ci sediamo, ognuna da le spalle a una parete diversa.

«Io direi di smetterla di fingere di guardare il menù. Il solito?»
Sorrido:«Il solito»

Dopo qualche minuto, la cameriera prende le ordinazioni: due cotolette di pollo con patate e due tè al limone.

«Non ci credo che tra quattro giorni inizia la scuola» esordisce Madison
«Non me lo ricordare» mi lamento
«Secondo te quando va in pensione il preside Day?»
Ridacchio:«Spero il prima possibile»
«Chissà se quest'anno si renderà conto che ci sono altre cose oltre che al basket e al cheerleading»
«Sarebbe un miracolo» commento amaramente
«Io quest'anno rifaccio la proposta» annuncia riferendosi al fatto che l'anno scorso Madison ha chiesto più volte al preside di istituire un giornalino della scuola. Lui ha rifiutato la proposta ogni volta.
«Lo vuoi fare davvero? Se mai dovesse acconsentire, saresti disposta a parlare per tutto il corso del giornale di basket e cheerleading?»
«Non se ne parla. Se riuscirò ad ottenere il mio giornalino non parlerò più del dovuto di giocatori che tirano la palla dentro un canestro e di ragazze che urlano e si muovono»
Sorrido.

Non sono della stessa opinione di Madison. Credo che in qualsiasi sport degno di questo nome, come il basket, ci debba essere una certa competenza. L'unica cosa che trovo inconcepibile è che il cheerleading venga considerato uno sport a tutti gli effetti.

«Tu piuttosto» cambia argomento Madison dopo che ci sono state servite le nostre bibite «come va con il cestista?»

Dopo l'uscita a casa Harris, a Madison non ho più raccontato nulla. Non perché non ne avessi l'occasione, ma perché volevo prima capire bene cosa volevo fare e dopo averlo fatto, non ho avuto tempo di chiamare la mia amica.

«Non chiamarlo così» la avverto prima di raccontarle tutto per filo e per segno. Le racconto di quando ci siamo trovati per caso a L'angolo tranquillo, di quando l'ho fatto correre per dieci chilometri per poi pranzare a casa mia e di quanto è stato il mio turno di correre.

«Perché non ti comporti d'istinto?» mi domanda infine
«Lo sto facendo. L'istinto mi dice di conoscerlo» confermo
Lei mi guarda sospettosa:«E cosa farai quando lo avrai conosciuto abbastanza profondamente?»
«Deciderò se ne varrà la pena» rispondo secca
Lei mi guarda continuando a non capire:«Che intendi dire?»
«Intendo dire che una volta che lo avrò conosciuto a fondo, capirò, o almeno spero di farlo, se varrà la pena soffrire per lui, per qualsiasi cosa nascerà»
«E credi davvero di riuscire a mantenere una lucidezza mentale tale da durare fino a quando non avrai la sicurezza che ne varrà la pena?»
Sorrido leggermente:«Lo spero» dico poco prima che la cameriera ci serva le nostre ordinazioni.

Alla fine del nostro pranzo, dopo essere uscite dal locale, il cellulare di Madison squilla.
«Domani c'è una festa a casa di una delle cheerleader» mi informa
«Interessante» commento
«Ci andiamo?»
«Ma se non ci hanno nemmeno invitate» rispondo ridacchiando
«Non hai ricevuto il messaggio? Me l'hanno inviato ora»
«Ehm... Non lo so» ammetto «Ho lasciato il cellulare a casa»
«Allora ci andiamo» decide lei
Sospiro.

Le feste che organizzano i ragazzi e le ragazze della mia scuola sono ricche di alcool e la musica è altissima. A me non piace ballare, ma io e Madison andiamo lì in primis per bere, per ridere delle innumerevoli figuracce che fanno le persone ubriache e soprattutto per i gossip.

«Perché non inviti anche Alfie?» mi domanda la ragazza mentre, dopo essere entrate in auto, avvia il motore e parte
«Sì, certo. Poi lo chiamo»
«Credo che si spaventerà quando vedrà la situazione» opina
Rido:«Ti starà molto simpatico, ma ti avverto: è molto riservato all'inizio»
«Ma se a te ha detto tutto della sua vita» commenta ironica Madison
«Sì ma io gli ho fatto il quarto grado e mi ha solo spiegato perché ha cambiato scuola, di altro non so molto» mi difendo
«Diventerà il mio nuovo migliore amico» decide.
Rido all'affermazione.

DUST || [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora