70

184 9 0
                                    

Qualcuno bussa alla porta e io sospiro. Non è il battito di Javier, lo riconosco. Non rispondo e aspetto che la porta si apra.
Subito dopo, entra mio padre:«Haley» incomincia.
Lo guardo male:«Non ho voglia di discutere, sono stanca» gli dico subito, girandomi dalla parte opposta sul letto, dandogli appositamente la schiena.
L'uomo entra e si siede sul letto:«Domani puoi andare dove vuoi, dopo la punizione a scuola» mi dice.
Mi giro e lo guardo senza capire:«Sei stata già abbastanza male per quasi due settimane» si spiega.
Lo squadro.
«La tua punizione è finita» sancisce.
Annuisco.

È due settimane che non parlo con mio padre. Ho parlato con lui poco, pochissimo. Non sono offesa per la punizione in sé, ma per il fatto che non abbia voluto ascoltare ciò che avevo da dire, che abbia avuto ragione o no. Non se ne è minimamente fregato della mia opinione.

«Sei ancora offesa?» mi domanda
«Sì» rispondo sicura
«Haley» sospira
«Sono stanca» ammetto dandogli la schiena «voglio solo dormire»
Mio padre annuisce ed esce silenzioso dalla camera.

Lo so che non avrei dovuto comportarmi così con lui, ma due settimane sono tante. Ho cercato di spiegare a lui come è realmente la situazione, però lui ha continuato ad andare avanti per la sua strada. Troppo comodo parlare quando vuole lui.
L'unica cosa che voglio ora, è scrivere a Matthew.

Haley Cooper
Domani ti vengo a prendere dopo scuola

Matthew Harris
È uno scherzo?

Haley Cooper
No, ma se vuoi non vengo

Matthew Harris
Assolutamente. Vieni

Haley Cooper
Ci vediamo domani, allora

Matthew Harris
A domani, amore

Dopo aver sistemato la situazione con il mio ragazzo, mi metto sotto le coperte per dormire. È così comodo il mio letto.

Sono state due settimane molto difficili. Non per la punizione, né per il preside.
La mancanza di Matthew l'ho sentita tanto, tantissimo. Ogni singolo giorno. Anche se ci siamo scritti tanto e quasi ogni sera ci siamo videochiamati. Però non vederlo fa davvero male. Mia madre mi accompagnava a scuola e aspettava che io entrassi, per evitare che vedessi Matthew. L'ho visto da lontano solo un paio di volte. Mi ha visto, ha sorriso e mi ha fatto l'occhiolino. Stavo per andare da lui e scappare con lui verso una meta sconosciuta, ma Madison mi ha fermata. Con il senno di poi, ha fatto bene. La punizione sarebbe di certo peggiorata.
Inoltre, il rapporto con i miei genitori non migliora. Mia madre cerca di comportarsi meglio nei miei confronti ma condivide la scelta di mio padre. Mio padre, beh... è mio padre. D'altronde, ho il suo stesso carattere. Due cocciuti. Sono molto offesa con lui. Offesa e arrabbiata. Non ha dato peso alla mia opinione, non me l'ha nemmeno chiesta. E glielo perdonerò, lo so che lo farò, ma con calma.
E di tutta questa situazione, quello che ci sta più male è solo Javier e mi dispiace da morire.

Qualcuno bussa di nuovo alla porta. So già chi è.
Non rispondo.
La porte poi si apre e subito dopo si chiude. Sento poi dei passettini e il piccolo corpo infilarsi sotto le coperte. Io mantengo ben chiusi gli occhi.
«Buh!» gli faccio guardandolo, anche se la fiacca luce della luna piena non mi permette di guardarlo bene.
Javier si spaventa da morire, tanto che sussulta con tutto il corpo.
«Mi sono spaventato tantissimo!» esclama il bambino
«Che ci fai qui?» domando
«Voglio dormire con te» ammette «se posso»
«Certo che puoi»
«Sei triste?» mi chiede
«Sono stanca»
«Allora anche il papà è stanco» afferma
«Perché?» domando non capendo
«Perché ha il tuo stesso umore» mi fa capire
«Ah» deglutisco.
«Non avete ancora fatto pace?» mi chiede
Sospiro:«No»
«E perché?»
«Perché lui si è comportato male con me»
«E ha fatto qualcosa di tanto grave?» indaga innocentemente
Deglutisco:«No»
«E quindi perché non lo perdoni?» cerca di farmi ragionare con il suo metodo da bambino di tre anni
«Perché ci sto ancora male» gli spiego
«Ma non potete continuare a stare male tutti e due» conclude, giustamente
«Lo so» ammetto
«Allora domani ricominci a fare colazione?» mi chiede.

Sorrido. È da due settimane che non faccio colazione perché non voglio vedere mio padre di buona mattina.

«Okay» accetto per far felice il piccolo.
«E parlerai di nuovo con il papà?» domanda di nuovo
«Non lo so» opino
«Eddai» continua allungando la parola
«Vediamo» sospiro
«Daai... fate pace!» persiste
«Vedremo. Ora sono stanca, dormiamo» gli dico, cercando di non essere troppo dura.
«Okay» risponde in tono triste.
«Buonanotte, Javi» sussurro
«Buonanotte, piccola Elly»
Spalanco gli occhi:«Come mi hai chiamata?» domando
«Piccola Elly» ammette con nonchalance.
Sospiro rumorosamente:«Non dovevi farlo» ammetto per prendergli i fianchi con le mani e incominciare il solletico. Mentre lui ride di gusto, faccio finta di mordergli la pancia e lui ride ancora più di gusto.

D'un tratto, nostra madre spalanca la porta e ci guarda preoccupata: avrà sentito le urla. Inaspettatamente, si fionda su di me e mi fa il solletico, assieme ad Javier.

Perché si sono coalizzati contro di me?

Cerco di reagire ma non ci riesco.
Entra poi mio padre, in mio aiuto, e si sfoga sulla donna. 

Se in un primo momento mi blocco, stupita dal gesto dell'uomo, decido infine di sorridere leggermente e mi fiondo su di lui, togliendomi un grosso peso dallo stomaco. Se però pensavo di ricevere aiuto da mia madre nel far il solletico a mio padre, mia madre si scaraventa su di me. Sono nelle grinfie dei miei genitori e di Javier, però, mi sento meglio ad essermi lasciata tutto alle spalle.

DUST || [COMPLETA]Where stories live. Discover now