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Un clacson suona fuori casa e indica che la mia amica è arrivata.
Saluto velocemente i miei genitori ed esco di casa. Quando salgo in auto, io e la mia amica non ci salutiamo, ma ci limitiamo a farci una smorfia a vicenda: ė il primo giorno di scuola.

Sbuffiamo all'unisono quando Madison parcheggia l'auto nel parcheggio della struttura.
«Dobbiamo aspettare Alfie» mi avvisa la mia amica prima che io mi possa dirigere verso l'entrata.
Così io e lei aspettiamo, appoggiate al bagagliaio dell'auto, che il ragazzo arrivi. C'è un grande via vai di persone, alcune di queste ci salutano per nome e noi sorridiamo gentilmente: nè io nè lei sappiamo i loro nomi.

Dopo qualche infinito istante, la macchina degli Harris arriva: è Matthew che la guida. La vettura si ferma davanti a noi e Alfie scende salutandoci. Fingo di non aver notato la presenza del fratello all'interno dell'auto che, prontamente, abbassa il finestrino.
D'un tratto la mia amica mi da una gomitata facendomi capire di guardare Matthew: il ragazzo mi sorride.
«Buona giornata, ragazzi» ci augura il ragazzo facendomi l'occhiolino, per poi partite con l'auto e sparire dalla mia vista.
Deglutisco piano.

«Sei ancora nel nostro mondo?» mi domanda Alfie
Sorrido ingenuamente:«Andiamo?» domando ai due che, senza averne la voglia, mi affiancano verso l'entrata della scuola.
Alcuji ragazzi e ragazze salutano me e Madison e alcuni di loro dicono anche il nome di Alfie, provocando in lui un lieve sorriso.
Se devo essere sincera le mura di questa scuola, seppur le abbia frequentate abbastanza spesso quest'estate, non mi erano mancate per niente.

Dopo aver capito quali sono i nostri armadietti e aver ascoltato le lamentele di Madison, che ha l'armadietto lontano da quello mio e di Alfie, sorrido al fatto che io e il piccolo Harris abbiamo gli armadietti abbastanza vicini.

La campanella suona e noi tre ci dividiamo. Mi dirigo verso la mia classe che, per la mia felicità, ė quella di matematica. Sorrido quando noto che il mio posto ė libero: il secondo banco al centro dell'aula. È la posizione migliore per seguire la lezione.

La campanella suona nuovamente e dopo pochi istanti il professor Grey entra fiero nell'aula. Lui credo che sia uno dei professori migliori che io abbia mai avuto.
«Buongiorno adolescenti» esordisce appoggiando il suo giovanile zaino sulla cattedra «anche se non ti può definire un buon giorno»
La sua affermazione provoca delle risate dal fondo della classe, mentre io mi limito a sorridere.
«Certo che avete delle facce» si lamenta «sembrate dei morti»
Le risate continuano mentre il professore sospira, rendendosi conto che lui è nella nostra stessa situazione.
È un uomo sulla cinquantina, alto, magro, con alcuni capelli grigi e i restanti neri e un paio di occhi neri circondati da dei grandi occhiali blu scuro.
«Dato che non voglio farvi vivere nei rimorsi di esservi svegliati questa mattina, inizierò subito a spiegare il programma di quest'anno» annuncia prendendo il gesso, mentre l'intera classe, tranne me, si lamenta.

Il professor Grey comunque non li calcola minimamente e inizia la spiegazione.

Dopo matematica, ho le lezioni di inglese, chimica, biologia e storia: tutte quante una noia. Ho passato le ore a non ascoltare quello che i miei compagni di lezione hanno fatto durante l'estate. Già dalla seconda lezione, ho rimpianto di non avere solo ore con il professor Grey.

Durante la pausa pranzo, mangio in compagnia di Madison e di Alfie.
Alfie è molto elettrizzato perché hanno annunciato che quest'anno ci sarà anche una squadra di corsa a cui possono aderire sia i ragazzi che le ragazze e ha convinto me e Madison a farne parte. D'altra parte, probabilmente saremo gli unici partecipanti e a me fare un po' di movimento non dispiace.
L'alternativa sarebbe stata per noi ragazze la squadra delle cheerleader e per Alfie la squadra di basket.
Alfie, inoltre, mi ha informato che colui che ci allenerà è il professor Grey e non sarei potuta esserne più felice. Credo di avere una stima immensa per quell'uomo.

Dopo le lezioni del pomeriggio, noi tre ci troviamo nel parcheggio della scuola, come questa mattina.
«Facciamo qualcosa?» ci domanda Alfie
«Volentieri» ammetto
«Sì, ti prego» lo scongiura Madison
Alfie ridacchia:«Casa mia è off limits: finiresti per stare tutto il tempo con mio fratello» mi chiarisce puntandomi addosso il dito
«Concordo» commenta Madison
«Dobbiamo parlare io e te, ancora» mi ricorda Alfie
«Parlare di cosa?» domanda la mia amica
Cerco di rispondere ma il ragazzo mi anticipa:«Del fatto che due giorni fa lei era sul letto di mio fratello con lui che dormiva pacifica»
«Tu cosa?» esclama la ragazza guardandomi con occhi spalancati
Mi passo la mano sulla fronte:«Abbiamo solo dormito!» cerco di spiegarmi
«Ma ci mancherebbe!» continua Madison
Sospiro esterefatta mentre la mia amica è ancora visibilmente sconvolta.
«Andiamo in un posto dove possiamo parlare liberamente» propone Madison salendo in auto. Io e Alfie la seguiamo, ma il ragazzo mi precede e si aggiudica il posto del passeggero.

«Casa dolce casa» esclama Madison una volta entrata a casa sua.
Ogni volta che entro in questa abitazione, mi sento a casa. Nonostante ci siano tantissimi giochi del piccolo Jake in giro per tutta l'abitazione e sia tremendamente in disordine a differenza della mia o di quella degli Harris, è bellissima. È genuina, rispecchia la vita di una famiglia normale, che ha ancora un bambino da crescere, con la madre che, essendo separata e dovendo lavorare, non ha molto tempo da dedicare alla casa. Anche perché, quando la madre di Madison non lavora, si preoccupa di trascorrere del tempo con i suoi figli piuttosto che pulire. La mia amica e il suo fratellino però vedono abbastanza spesso il loro padre: credo che il loro sia uno dei pochissimi divorzi pacifici.

«Scusa il caos, Alfie» continua Madison «Andate pure in giardino, io prendo qualcosa da bere nel mentre»
Io, ormai di casa, conduco il ragazzo verso il retro e gli indico le poltrone su cui dovremmo sederci. Sono delle poltroncine da giardino normali, con un piccolo tavolino in mezzo ad esse.
Ci sediamo uno di fronte all'altro e lui mi scruta duro.
«Lo sai che l'omicidio ė un reato?» lo avviso
Lui mi sorride falsamente:«Tu non ti preoccupare»
La figura di Madison appare con un vassoio che contiene dei bicchieri e una caraffa di limonata, mentre l'ansia di quello che il ragazzo deve dirmi inizia a nascere in me.

«Per prima cosa» esordisce Alfie dopo che la ragazza ha servito la bibita a ciascuno di noi «spiegami come ci siete finiti, in quella posizione»
Sospiro:«Abbiamo parlato di argomenti abbastanza delicati e non lo so come ci siamo finiti in quella posizione!» cerco di difendermi
Non dirò a loro di come abbiamo parlato, non ci penso nemmeno. Alfie lo potrebbe intuire, ma non prende in considerazione questa opzione.
«Vi siete baciati?» mi domanda secca Madison
Sospiro:«Lo sai che lui è suo fratello?» ricordo a lei
Lei mi sorride:«Non cambiare discorso»
Non era mia intenzione.
Sospiro:«No» rispondo sicura
«Stai scherzando?» sbotta Alfie
«C'è qualcosa che non va?» domando non capendo la sua reazione
«Io non ci credo» esclama esasperato il ragazzo mettendosi le mani nei capelli «Parla tutto il giorno di te in casa, mi fa una testa come una mongolfiera e non vi siete nemmeno baciati!» commenta in tono disperato
Lo guardo stupita: ho immaginato che lui avesse parlato di me con i suoi fratelli e con sua madre, ma non così tanto da ridurre in questo modo il minore.
La mia amica ride divertita.
«Quindi che volevi dirmi al riguardo?» domando curiosa e piena d'ansia
Alfie mi sorride:«Beh, pensavo ci fossero state delle novità e invece...» risponde deluso mentre un grande peso se ne va dal mio corpo.
Ridacchio:«Mi dispiace» ammetto
«Comunque non dormire più con lui in casa mia, o se devi farlo, fallo quando non ci sono o avvisami: non mi piacciono questo tipo di sorprese»
Annuisco:«Posso farti una domanda?» chiedo al ragazzo
«Non ti dirò la sua taglia di mutande!» mi risponde
«ALFIE!» esclamo mentre la mia amica ride divertita
«Ti adoro» ammette Madison riferita al ragazzo che sorride soddisfatto
«Mi hai detto che tu e Matthew non parlate molto, come fa a parlarti tanto di me?» domando gentilmente
Il ragazzo mi sorride:«Non te ne sei resa conto?» mi chiede
Io scuoto la testa non sapendo a cosa si possa riferire.
«Il motivo principale per cui io e lui parliamo molto di più, sei proprio tu»
Lo guardo stupita: non so cosa dire.
«Gli hai insegnato ad amare ciò che realmente è e questa è la cosa migliore che potessi fare»
Sorrido.
«Io non sto capendo nulla, mi spiegate?» ci interrompe Madison provocando una fragorosa risata sia in me che in Alfie. In effetti, non le ho mai detto il fatto che si comporta in due modi diversi. Proprio il fratello minore racconta i problemi che ha avuto con il fratello, sicuro di potersi fidare della mia, ormai nostra, amica.

DUST || [COMPLETA]Where stories live. Discover now