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Se c'è una cosa che ho capito riguardo all'argomento Matthew Harris è che prima di prendere qualsiasi decisione voglio conoscere a fondo il ragazzo.

«Non ho vestiti da darti» esordisco una volta usciti dalla piscina. Sia i miei che i suoi vestiti, giustamente, sono fradici.
«Con il sole che c'è? Mezz'ora e siamo asciutti» trova velocemente una soluzione.
Annuisco:«Vuoi fermarti qui a pranzo? Sono sola» domando sedendomi sull'erba sotto il caldo sole
«Mi stai chiedendo se voglio stare qui con te quando hai casa libera?» mi risponde lui sedendosi accanto a me
Lo guardo male:«Non ti fare strane idee. Lo puoi fare solo ad una condizione»
«Non leggerò con te» chiarisce subito
Sorrido:«Non voglio leggere. Voglio conoscerti»
Matthew mi stupisce non poco quando mi sorride a trentadue denti:«Sul serio?»
Lo guardo stranita:«Certo» confermo
«Però voglio sapere anche io qualcosa in più di te» dice sicuro
«Non rientra nei patti» ribatto
«Allora me ne posso andare anche subito»
«Vai» rispondo dura
«Ti odio quando fai così» ammette lui più ironico che serio, non spostandosi di un centimetro.
Sorrido soddisfatta.
«Da dove vuoi che cominci?» mi domanda
«In che senso?» non capisco
«Da dove vuoi che cominci col raccontarti di me?» si spiega meglio
«Approfondisci un solo argomento. Scelta tua» 
Lui mi guarda e, dopo essersi morso il labbro inferiore, inizia:«Dato che a te piacciono molto, incomincerò a parlare dei libri»
Sorrido.
«Ho sempre letto e studiato molto. La lettura è stata una passione che ho ereditato da mio padre e credo che ora sia l'unica cosa che mi lega davvero a lui»
Sospira:«I libri mi piacciono molto, non sono solito a leggere tutti i classici che leggi tu, anche perché sentir parlare di come era la vita nell'Ottocento dopo un po' è pesante, ma diciamo che ho letto alcuni mattoni. Non ho una preferenza in particolare riguardo ai generi: tutti tranne quelli gialli e quelli storici»
Sorrido alle sue parole:«È una cosa che ho sempre tenuto per me, nel senso che non ne ho mai parlato con nessuno e di certo non ho parlato di un classico con una ragazza, sì, insomma... nessuno prima di te»
Lo guardo mentre mi sorride sinceramente:«Inizialmente, ti ho inquadrata come la classica secchiona, il che è strano detto da un cestista che è tutto fuorché il suo stereotipo. Ma col passare dei giorni e col passare delle descrizioni di te che mi faceva mio fratello, ho imparato a guardarti con occhi diversi. Cioè, una secchiona non si rivolgerebbe mai con quei toni al suo preside. Sai, mi piace questo di te. Perché sei tutto fuorché quello che le persone si aspettano da te»
Lo guardo affascinata.
«Tornando a parlare dei libri, sono una delle poche, anzi, l'unica costante nella mia vita. Forse li apprezzo così tanto perché non sono delle persone. Anche perché non ho una buona opinione del genere umano, ma comunque sia, vedo un bel nascondiglio in loro. È come se creassi una realtà tutta mia, dove non sono soggetto a nessun stereotipo, dove nessuno si aspetta niente da me e soprattutto dove nessuno può entrare, anche se tu di recente ci hai fatto irruzione»
Sorrido.
«Sono un gran bel posto confortevole, ecco»
Fa una pausa breve per poi riprendere:«Riguardo allo studio è più o meno la stessa cosa. Nel senso che le pagine dei libri scolastici sono un bel posto se si sanno apprezzare. E poi, studiare e acculturarsi al giorno d'oggi è fondamentale. In più, odio le persone che parlano di un determinato argomento senza sapere. Quindi mi informo molto su ogni tipo di cosa che mi interessa. Diciamo che mi piace conoscere le cose di cui sono solito parlare»
«Il primo libro che hai letto?» domando curiosa
«Lo vuoi sapere davvero?» mi domanda stupito
Annuisco.
«La fabbrica di cioccolato. Da piccolo ero fissato con Roald Dahl»
«Sono soddisfatta» esordisco infine. Sono stupita di quello che mi ha detto, dalla prima all'ultima parola, ma di certo non lo do a vedere.
«Mi sono guadagnato il pranzo?» mi domanda sorridente
«Decisamente» commento alzandomi in piedi
«Dopo dieci chilometri, devi avere una fame da lupi»
Lui ridacchia:«Hai ragione»
Gli tendo la mano per aiutarlo ad alzarsi:«Il pranzo non si farà da solo, giovane Harris»
Il ragazzo accetta il mio aiuto e si alza:«Lo so, cara Haley»
«Chiedimi un argomento a piacere» esordisco una volta giunti in cucina.
«Che vuoi dire?»
«Vuoi conoscermi o no?» domando secca
Lui mi sorride:«Hai detto che non era nei patti»
«Non lo dirò di nuovo. Hai una sola chance» lo avverto
Continua a sorridere, ancora stupito dal mio gesto:«Scuola. In generale»
«Prima che io inizi il mio drammatico racconto, ti vanno bene le lasagne?» domando tirandole fuori dal frigo
«Certo» risponde lui mentre si siede su uno sgabello dell'isola davanti a me.
Io inserisco l'intera teglia di lasagne in forno e lo attivo.
Mi appoggio con i gomiti sul piano dell'isola e lo guardo dritto negli occhi. Ha dei bei grandi occhi.
«Sono d'accordo quando dici che la cultura al giorno d'oggi è fondamentale, ma diciamo che non mi piace molto come è organizzata la scuola in sé. Non posso commentare le altre scuole, ma quelle che ho frequentato io non erano un granché. Il corpo docenti lasciava molto desiderare e gli studenti, beh, non mi interessano molto. Cioè, vado a scuola perché voglio arricchire il mio bagaglio culturale, non per trovare amici, non ne ho bisogno. Anche se li cercassi, non ne troverei di certo: hanno tutti delle priorità troppo diverse dalle mie. L'unico approccio serio che ho con loro è quando gli passo le risposte durante i compiti»
«Stai scherzando? Fai copiare durante le verifiche?» mi domanda stupito
«È la cosa più divertente. È molto elettrizzante»
«I professori non se ne accorgono?»
«Probabilmente sì, ma non interessa niente nemmeno a loro. Però qualcuno che si salva c'è. Pochi ma ci sono»
«Il preside invece?» mi domanda in tono molto, molto interessato
«Quello è uno svitato prepotente»
Esordisco provocando una risata fragorosa dal ragazzo di fronte a me:«Crede di avere il potere supremo solo perché è seduto su una sedia di pelle nera, scadente per altro. Ed effettivamente lui è colui che ha più potere dentro quelle mura, ma di certo non vado a togliere il mio rispetto per darlo a lui»
«Sei tosta» commenta lui mentre mi guarda in modo molto intenso
«Lo hai detto anche tu: non sono quella che gli altri si aspettano»
«Sai...» abbassa lo sguardo «A scuola fingo di copiare»
Fingo di essere stupita, ma poi decido di ammettere il mio sapere:«Lo so»
Lui mi guarda stupito con un mezzo sorriso.
«Che c'è? Ho fatto anche io le mie indagini»
Scuote la testa ridendo.

Non è che ho proprio fatto ricerche, ma confidargli il fatto che suo fratello mi avesse praticamente raccontato tutto del suo rapporto con la scuola equivarrebbe a tradire Alfie.

«Perché fingi di copiare?» domando cercando di avere un tono di voce abbastanza dolce
«Te l'ho già detto: i giocatori di basket non sono intelligenti» ammette tranquillo
«E tu fingi di esser stupido solo perché gli altri lo credono?»
Lui fa spallucce.
«Non credi che sia ora che la storia che gli atleti siano stupidi debba finire?» domando con tono motivazionale
«Sarebbe ora»
«Allora sii il Neil Armstrong della situazione» cerco di incoraggiarlo
«Cosa direbbero gli altri?»
«Sarebbero tremendamente invidiosi: chi l'ha mai visto un giocatore di basket intelligente dalle tue parti?» ironizzo
Matthew ride leggermente:«Nessuno»
«Beh, io ne ho uno bello davanti a me» ammetto
«Hai detto che sono bello?» chiede
Sorrido: mi sono scavata la fossa da sola.
«Hai sentito quello che ho detto» cerco di sviare
«Ripetilo» mi implora
«Scordatelo, Armstrong»
Lo sento ridere mentre il timer del forno suona.

DUST || [COMPLETA]Where stories live. Discover now