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Scendo dalla mia auto e mi appoggio alla portiera. Ho parcheggiato davanti alla palestra e aspetto entusiasta il mio ragazzo.

Questa scuola non mi piace per niente. Ma qui dentro c'è Matthew e mi manca da impazzire.

Sto ancora guardando l'architettura di questa scuola quando un ragazzo esce dalla porta della palestra. Faccio un passo in avanti per vederlo meglio, credendo fosse il prediletto.
Ma così non è.
È a pochi metri da me. Trascina le gambe, ha dello scotch appiccicato lungo tutta la sua testa e nei capelli. Con lo zaino sulle spalle tiene la testa bassa. Passa di fianco a me senza guardarmi e lo sento singhiozzare.
«Hey, scusami» lo chiamo.
Lui prende paura e mi guarda timido, impaurito da me, mentre si asciuga le lacrime.
«Stai bene?» gli domando avvicinandomi a lui.
Il ragazzo, capendo che non ho cattive intenzioni, mi guarda finalmente negli occhi.
«Ehm...» balbetta «S-sì...»
Gli sorrido.
Ha un paio di occhi nocciola e i capelli mori, anche se lo scotch da pacchi bianco glieli copre.
«Come torni a casa?» mi preoccupo
«A piedi... Ho perso tutti gli scuolabus»
Sorrido.
«Ti accompagno io, se ti va» propongo
Lui sorride timido e abbassa il capo.
«Giuro che non sono una malintenzionata» lo rassicuro.
Lui ridacchia leggermente.
«Mi faresti un gran favore» esita nel suo tono di voce
Sorrido:«Devo solo aspettare il mio ragazzo e poi possiamo andare» gli spiego
Lui si irrigidisce improvvisamente:«Chi è?» domanda subito.
Io smetto di sorridere e nella mia mente spero davvero, vivamente, con tutta me stessa, che Matthew non c'entri nulla con questo scherzo.
«Harris» dico fredda.
Il ragazzo non appena sente il suo nome sta per andarsene, ma io impulsivamente lo fermo per un braccio:«È stato lui?» chiedo con voce tremolante.
Il ragazzo mi guarda stupito e annuisce leggermente.
Alzo gli occhi al cielo e sospiro:«Sali in macchina, lui non verrà con noi» decido infine.
Il ragazzo mi guarda stupito:«Davvero?»
Io con gli occhi lucidi annuisco.
In quel momento, Matthew esce dalla palestra e mi vede con il ragazzo.
Si blocca all'istante. Lo guardo gelidamente. Non può averlo fatto per davvero.
«Sali in fretta» lo avverto mentre mi sbrigo a salire in auto e uscire dal parcheggio.
Matthew inizia a correre verso la nostra direzione e urlare il mio nome ma riesco a scappare da lui con la vettura.
Le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi ma non singhiozzo. Sono solo calde lacrime.
«Mi dispiace che tu mi debba vedere così» dico al ragazzo accanto a me, ovviamente in imbarazzo.
Sento il mio telefono suonare e rifiuto la chiamata, sapendo già di chi si tratta.
«Non ti preoccupare» quasi sussurra il ragazzo.

«Se ti dico che non l'ho conosciuto così mi credi?» domando mentre eseguo le indicazioni che mi ha dato per casa sua.
Riesco a vedere con la coda dell'occhio il ragazzo:«Sì»
«Mi puoi dire come si è comportato a scuola in questi mesi?»
Il ragazzo annuisce:«In realtà molto bene, pensavo davvero che fosse cambiato. È da una settimana che ha ricominciato ad essere come prima e con prima intendo l'anno scorso. I suoi amici hanno iniziato a dirgli che si comportava da nerd e che stava solo con la sua ragazza, che deduco sia tu. Una settimana fa ho sentito una loro conversazione: lo volevano tirare fuori dal tavolo della mensa e, come un deficiente, gliel'ho detto. Da quella volta, Matthew è cambiato, tornando come prima. Mi è dispiaciuto...» sospira «Davvero. Ho parlato spesso con lui in questi mesi e... credevo fossimo amici»
Deglutisco piano mentre le lacrime hanno smesso di scendere.
«Poi però mi hanno preso di mira, in questi giorni e... eccoci qui»
Annuisco silenziosamente.

Dopo le ultime indicazioni, accosto davanti casa sua.
«Grazie davvero tanto» mi dice grato.
Sorrido:«Non ti preoccupare»
Il ragazzo annuisce imbarazzato.
«Ti porgo le sue scuse» esordisco infine.
Lui sorride:«Sembrerà strano, ma so che è una brava persona»
Annuisco:«Ti serve una mano con lo scotch?» mi propongo.
Il ragazzo sorride lusingato:«No, ormai ci sono abituato»
Annuisco nuovamente.
Ci salutiamo velocemente e riparto con l'auto alla ricerca di un parcheggio.

Ho cercato di essere gentile e di trattenermi il più possibile mentre ero con il ragazzo. Ora però sono sola, con me stessa e basta. Ora devo prendere delle decisioni.

Parcheggio quindi davanti ad un supermercato e chiamo mia madre.

Tesoro!

Matthew è lì, vero?

Non tornerò a casa fino a quando lui non se ne sarà andato

Va bene

Sembrerà infantile, ma ho bisogno di tempo. Almeno un po'

Non ti preoccupare, tesoro. Glielo spiego io.

Chiudo la chiamata con la donna e chiamo Alfie.

Haley

Alfie devi tenere tuo fratello lontano da me

Cosa? Perché?

Così gli racconto tutta la storia, riuscendo a non piangere.

Se ti dico che ho bisogno di tempo per pensare, mi capisci?

Assolutamente

Quindi mi aiuti?

Ovvio

Grazie

Ma ora dove sei?

Non lo so. Sono ferma in un parcheggio. Starò qui per un po'. Tuo fratello è a casa mia.

Immaginavo

Chiudo la chiamata anche con il mio amico e rimango immobile a guardare le persone uscire dal supermercato davanti a me.

Mi sento delusa, afflitta, presa in giro anche. So per certo che Matthew ha agito così per far piacere a quei trogloditi della sua scuola, ma questa non è assolutamente una scusa plausibile. Piango, anche, tanto, perché ho preso la mia decisione.
E sono certa, che non solo farà male a lui, ma mi distruggerà.

Dopo aver chiesto conferma ad Alfie, decido di andare a casa degli Harris. Voglio chiarire subito questa situazione. Anche perchè so per certo che più aspetto per confrontarmi con Matthew, meno forza avrò per fare quello che devo fare.

DUST || [COMPLETA]Where stories live. Discover now