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Quando Namjoon e Jungkook se ne andarono, Jimin rimase fermo immobile sul suo posto con a fianco un Hoseok totalmente confuso, che non riusciva a capire cosa fosse successo fra quei tre prima del suo arrivo.

«Jimin, cosa è successo?» domandò allora il ragazzo.

«Un piccolo inconveniente, ma niente di cui preoccuparsi. Almeno adesso so anche il suo nome!» ostentò il biondo.

«Tony Montana?» ghignò Hoseok.

«Sei un idiota! Si chiama Jeon Jungkook.» disse con contentezza.
«Se fosse mio amico lo chiamerei Kookie, ma purtroppo di Kookie non ha proprio nulla!» pensò poi.

«Se fosse un'altra persona, vorrai dire! Un nomignolo adatto a un tipo del genere, non credo esista!»

«A me ne verrebbero tanti in mente visto il suo carattere enigmatico, ma è meglio se lasciamo perdere. Ora andiamo che il prof di educazione fisica ci starà aspettando!»

[...]

Finita la lezione di educazione fisica, Jimin si recò verso gli spogliatoi, ma non entrò all'istante perché preferiva che tutti i suoi compagni finissero di lavarsi in modo che lui, durante quel momento, potesse stare da solo e lontano da occhi indiscreti. Era sempre stato un tipo prevalentemente timido, soprattutto quando si parlava del suo corpo o di particolari a esso connessi.

Taehyung uscì poco dopo insieme ad altri ragazzi e puntò direttamente lo sguardo sul suo amico.

«Jimin, puoi andare adesso.» lo informò con un sorriso. «C'era anche un'altra classe, ma siamo usciti tutti quindi non preoccuparti. Ci vediamo in aula, sbrigati!»

«Grazie, Tae a dopo!»

Il biondo fece ingresso nello spogliatoio con la sua borsa sportiva fra le mani, all'interno della quale era contenuto il suo cambio, e la pose su una delle panche in legno.
Controllò che non ci fosse nessuno, analizzando ogni singolo angolo di quel luogo, e dopo essersene accertarto, iniziò a spogliarsi rapidamente. Successivamente prese il suo adorato sapone al cocco e mandorle – amava da matti quella fragranza – e si introdusse nella doccia che chiuse attraverso una tendina a righe blu. L'acqua scese di colpo lungo la sua sinuosa figura, ma non fu una bella sensazione.

«È fredda, porca puttana!» si lamentò perché sapeva già che la caldaia della scuola non funzionasse bene, ma ciò non toglieva il fatto che i suoi avessero consumato tutta l'acqua calda. «Questi idioti hanno finito tutta l'acqua calda!» affermò, mentre bagnava per bene i suoi capelli e resisteva all'estrema freschezza dell'acqua.

Di punto in bianco, però, un rumore, proveniente da fuori il suo cubicolo, captò la sua attenzione, inducendolo a spegnere il getto d'acqua per un istante.

«Che cazzo è stato?» sussurrò ansiosamente. «Merda.»

Dischiuse leggermente la tendina e con la coda dell'occhio, individuò il causante di quel rumore improvviso: Jungkook era lì con lui, nella stessa stanza alla stessa ora.

«Non ci posso credere, anche qui!» mormorò in preda al panico.

Il corvino iniziò a togliere i propri abiti senza fretta. Sembrava non provare alcun imbarazzo nel rimanere completamente nudo.
Jimin arrossì a quella vista perché quel ragazzo non era niente male.
Era maledettamente attraente e ben impostato. Tant'è che dovete tirarsi indietro, chiudendo pian piano la tendina, per l'eccessiva attrazione che sta sperimentando. Appoggiò la nuca contro il muro e iniziò a maledire a bassa voce. «Merda e ancora merda.»

«Potevi anche andare in bagno invece di cagarti addosso!» rise Jungkook, entrando sfacciatamente in doccia insieme a Jimin che chinò lo sguardo con le guance a fuoco e nascose la sua intimità tramite le sue mani. «Abbiamo la stessa anatomia e perciò non capisco di cosa tu ti stia vergognando. Sembri una femminuccia.» schernì, mettendo in moto il getto d'acqua, che inzuppò interamente la sua pelle.

«Il tuo ultimo commento non fa una piega. Sono solo un più timido, tutto qui.» spiegò il biondo, osservandolo da capo a piedi. Il suo bel viso, malgrado quella cicatrice, era nuovamente e finalmente allo scoperto, alla mercé della sua ammirazione. Jimin non era per niente inorridito da quel segno, anzi la curiosità lo spingeva a voler sapere il perché e il come che si celava dietro. Avrebbe voluto conoscerlo a fondo come quei tanti tatuaggi incisi sulla sua pelle. «Sapevi già che ero qui?»

«Perché sarei entrato altrimenti? Ho fatto anch'io ginnastica, dovevo lavarmi e poi l'unico che mi ha visto senza mascherina sei tu e soltanto tu.» affermò Jungkook, pizzicandogli il mento con forza lieve. Jimin sussultò difronte quel gesto che lo fece accaldare maggiormente, ma continuò comunque a fissarlo. Non riusciva a smettere. L'impertinenza di quelle occhiate, però, stavano rovinando il buon umore del moro, che stufo lo guardò in malo modo. «Perché mi osservi così tanto? Perché ti ostini a voler sapere la mia vita?» domandò infastidito. L'altro si mise diritto e aprì un'altra volta il conduttore dell'acqua.

«Ho solo voglia di conoscerti da quando sei entrato qui perché mi incuriosisci, in un certo senso c'è qualcosa in te che mi attrae.» rivelò in maniera molto limpida e senza mezzi termini, mentre insaponava il suo corpo.

«È per le mie cicatrici? Vuoi sapere come le ho fatte o addirittura chi me le ha fatte?» chiese, mostrando un profondo astio verso quell'argomento.

«Anche, ma ti ricordo che fino a poco tempo fa io non ero a conoscenza delle tue cicatrici. Mi incuriosivi anche prima di scoprirle e scoprendole, il mio interesse non è diminuito neanche un po'.» confessò. «Forse sarà stato il tuo costante uso della mascherina, il tuo stile, i tuoi tatuaggi particolari, i tuoi piercing-» elencò, studiandolo meticolosamente. «Adesso il tuo carattere intrigante e difficile e le tue cicatrici. Da quando ti ho visto mi sono posto molte domande su di te. E ora che mi rivolgi la parole, queste sono diventate il quadruplo. Mi interessi davvero.»

«Non mi fido di te e poi non ho bisogno né della tua pena né della tua falsa bontà. Ho avuto una vita di merda e continuo ad averla, ma è mia e soltanto mia. Non voglio che qualcun altro la venga a sapere e ne faccia uso. Avrei preferito vivamente che tu provassi repulsione nei miei confronti e non dover sopportare il tuo starmi costantemente fra i piedi. Io sto bene da solo se non lo hai capito.» disse il ragazzo palesemente indispettito, dedicandosi poi a sciacquarsi il sapone di dosso.
Stessa azione realizzò Jimin.

«Non proverò mai repulsione nei tuoi riguardi perché non sono quel tipo di persona che tu pensi. La tua cicatrice non mi provoca repulsione, anzi penso che dovresti lasciarla libera perché altrimenti non riuscirà mai a curarsi del tutto.»

Jungkook sbuffò fastidiosamente e uscì dalla doccia. Si avvolse in un accappatoio e preparò i vestiti che avrebbe indossato una volta asciutto. Jimin lo seguì.

«Non voglio essere brusco e non posso neanche permettermi di esserlo quindi stai lontano da me e dalla mia vita. È tutto troppo complicato e non fa per te.»

il corvino cominciò a vedersi, dando le spalle al ragazzo dal carattere curioso che lo osservava, lo osservava per l'ennesima volta. Quest'ultimo concentrò la propria vista sulla sua larga e possente schiena e notò dei particolari segni, i quali si presentavano camuffati da svariati tatuaggi, ma con un po' più di attenzione era facile individuarli.
Il minore istintivamente sollevò la mano verso di essi, ritirandola poco dopo con timore, ma poi la riavvicinò e sfiorò lentamente quei segni.

«Chi ha avuto il coraggio di infliggerti queste cicatrici?» sussurrò tristemente.

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Where stories live. Discover now