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L'intento di Jungkook era quello di far allontanare e far spaventare Jimin in tutti i modi possibili, naturalmente quelli che aveva lui a disposizione. Il motivo per cui costrinse il più piccolo a drogarlo con una siringa di cocaina era per il seguente passo che avrebbe fatto, non doveva essere molto lucido com'era al solito e cosa non meglio degli effetti di quella polvere chiamata anche 'neve'? Con l'assunzione endovenosa di cocaina, l'organismo di Jungkook era come se si fosse svegliato di colpo, la sostanza era già arrivata al suo sistema nervoso e gli effetti iniziavano a notarsi, anche se questi non sarebbero durati molti visto la poca quantità di polvere iniettata. Jimin chiuse gli occhi per un attimo cercando di regolare la sua agitata respirazione, mordendo poi il suo labbro. Avrebbe resistito e lo avrebbe dimostrato nonostante Jungkook continuasse a sferrare forti colpi per farlo demordere. Quest'ultimo si alzò in piedi e rise sonoramente, avvicinandosi rapidamente al minore davanti a lui e prendendolo per un braccio.

«Ora ti farò vedere un'altra parte del mio mondo, la più bella!» rise e continuò a stringere la sua presa. L'euforia, la violenza, l'aggressività, l'iperattività, il forte appetito sessuale erano alcuni dei tanti effetti collaterali dell'assunzione di cocaina. Jimin obbedì immediatamente, seguendolo. Non voleva dire 'basta' ma quel Jungkook, dinanzi ai suoi occhi, incuteva davvero molta paura. Sapeva che la colpa di tutto quello era sua, per la sua testardaggine, per la sua curiosità, per la sua incessante insistenza.

Jimin fu portato alla fine del casolare stretto dalla mano di Jungkook attorno al suo braccio. Davanti a loro era posizionato un grande letto matrimoniale rivestito da un lenzuolo colore bordeaux scuro. Il più piccolo pensò al peggio ma il maggiore lo fece sedere su un'altra sedia posizionata appunto davanti al letto. Non fu legato questa volta, fu sostenuto da due uomini incaricati dal più grande. Aveva organizzato tutto e niente doveva andare storto, Jimin doveva togliersi dal suo cammino.

«Fatela entrare» disse Jungkook con un risata ad altri uomini che all'istante fecero entrare nella stanza una donna dall'aspetto di una prigioniera, secondo il pensiero di Jimin, ma purtroppo era ignaro di tutto quel mondo oscuro e perverso che si celava dietro. Aveva catene ai polsi e alle caviglie. Un collare come giro collo e il suo corpo interamente nudo. Una dettaglio che stranizzò Jimin fu l'espressione sul viso della donna, non era addolorata o mortificata, sembrava quasi eccitarsi oltremodo stando in quel modo. Il suo trucco era sbavato e il suo labbro era masticato dai suoi denti ma non per nervosismo o voglio di scappare, Jimin capì che quei gesti erano per nascondere i suoi gemiti che in vari momenti lasciò andare. Il minore davvero non riusciva a capire cosa fosse davvero quel macabro scenario difronte a sé.

«J-Jungkook...»

«Shh, silenzio» gli uomini stesero la donna sul letto, fissando le catena alla spalliera poi gemette e Jimin non poté che rimanere allibito da quell'atto. Jungkook si posizionò davanti la donna, estraendo poi di nuovo il coltellino dalla sua tasca. In seguito fissò Jimin, i loro sguardi fecero contatto e il più piccolo notò quell'immenso vuoto che il primo giorno aveva visto ma stavolta accompagnati da un leggero filo di tristezza «Questo è un altro lato del mio mondo. Non credo che tu conosca questa termini, sei troppo puro e vergine per sapere di questo lato... Sadismo, masochismo. Due parole completamente differenti ma accomunate da un solo scopo, nella maggior parte dei casi, provare piacere. Il primo ama infliggere dolore, il secondo ama riceverlo. Sembra paradossale, strano ma è così» Jungkook camminava da una parte all'altra mentre rideva, Jimin tremò nuovamente «Piccolo... Indovina chi è il sadico in questa situazione»

«T-tu?» stentò a dire.

«Bingo! Sono io» Jungkook si avvicinò rapidamente alla donna e con il suo coltellino fece un veloce e agile taglio sulla coscia. Lei gemette fortemente e Jimin abbassò lo sguardo inorridito «Guarda! Cos'è, ti spaventa sapere quello che sono veramente? Qual è la mia vera natura? Ti spaventa oltremodo questo mio lato e non negarlo perché nonostante nel mio corpo ci sia della droga, riesco a percepire il tuo timore, la tua paura ma anche la tua voglia di dimostrarmi che tu ce la farai, che tu puoi stare accanto ad un tipo come me» Jungkook realizzò un altro taglio sul seno e lei gemette di nuovo. Due uomini intervennero, iniziando a stimolarla, ad assorbire quel sangue fuoriuscente dalla ferite, Jimin cercò di chiudere di nuovo gli occhi. La mente di Jungkook era letteralmente un caos in quel momento, gli effetti dalla cocaina, i ricordi, il suo passato, sua madre, le cicatrici, non riusciva ad essere lucido. La fase down di quella droga stava avendo inizio «No, guarda! Jimin ti fa paura questo? Dimmi ti fa paura?»

Un taglio sul braccio, lei gemette.

Mamma ho paura...

«A me faceva tanta paura questo scenario da piccolo, sai... Ero terrorizzato, completamente terrorizzato ma mia madre era di tutt'altro pensiero. Secondo te chi era il masochista non consenziente a quell'epoca? Ero io e mia madre la sadica sanguinaria che amava infliggere dolore al suo povero piccolo»

Un taglio sulla spalla, lei gemette.

Mamma mi fai male...

«Guardami! Guardala! Perché prova piacere mentre le infliggo dolore? Perché io ero terrorizzato mentre mia madre mi infleggeva dolore? Perché?» Jimin lasciò andare varie lacrime, il tutto era troppo straziante. Jungkook sembrava fuori di sé.

Un taglio sul ventre, lei gemette.

Mamma perché mi fai questo?...

«Io ero proprio come te in quei momenti piangevo, piangevo come il debole che ero... Perché non provavo piacere? Perché i segni di quelle infernali notti non sono scomparsi? Perché sono ancora sul mio corpo? Perché il mio passato continua a torturarmi, non lasciandomi neanche un attimo di respiro? Perché continuo a ricordare tutto? Vorrei sparire ma non posso. Sono pieno di cicatrici. Stanno lì a torturarmi continuamente»

Un taglio sulla gamba, lei gemette.

Mamma...

«È un inferno...» Jungkook lasciò andare lentamente il coltellino a terra per poi accasciarsi in un angolo. Jimin non resistette più.

«Lasciatemi, cazzo! Fanculo, lasciatemi!» gli uomini lo lasciarono e Jimin corse verso Jungkook, ponendosi alla sua altezza. Lo circondò con le sue braccia e cercò in tutti i modi di farlo rilassare. La fase down era questa un momento di debolezza, di sconforto, di depressione «Jungkook calmati... È passato!» poi si rivolse verso gli uomini «Qualcuno che sappia parlare la mia cazzo di lingua c'è?» due ragazzi di una ventina d'anni si fecero avanti «Mi capite?»

«Si» dissero insieme.

«Bene... Avete una macchina?» uno dei due confermò «Allora aiutatemi, cazzo!»

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora