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Jimin e Jungkook, dopo essersi rivestiti e sistemati in seguito a quel momento così intenso, misero in moto l'auto e cominciarono a ripercorrere la strada del ritorno ma qualcosa successe. Una chiamata improvvisa li destabilizzò totalmente, obbligandoli a fermarsi.

«Pronto?»

«Jungkook...» rispose suo padre.

«Come hai avuto il mio numero?» chiese l'altro con indifferenza.

«Sono il tuo preside quindi ne sono in possesso ma non è questo il punto...» Jungkook si accigliò all'istante, il tono che usò Hyun-Sik non gli piacque particolarmente, era strano.

«E qual è il punto?» domandò il corvino guardando per un momento Jimin al suo fianco, quest'ultimo lo fissava attento.

«Non so come dirtelo... È c-complicato» la sua voce tremò e il maggiore strinse una delle sue mani contro il volante già spazientito, si sentiva irritato.

«Non voglio giri di parole. Che succede?» chiese quasi istericamente.

«T-Tua madre...» pronunciò facendo immediatamente alterare l'altro.

«Cosa mia madre? Parla papà! È successo qualcosa alla mamma?» proferì con agitazione e con il suo battito cardiaco ormai accelerato.

«T-Tua madre sta m-morendo, Kook. Le rimane qualche o-ora-» Jungkook chiuse la chiamata con le mani tremanti mentre lacrime automatiche cadevano dai suoi occhi, percorrendo interamente il suo volto.

Rimase a fissare il vuoto silenziosamente senza neanche dire una parola, non riusciva a riprendersi era come se fosse rimasto alla chiamata e soprattutto ad ascoltare quella frase che in quel preciso istante si ripeteva continuamente all'interno della sua mente mentre il suo cuore si frantumava in piccoli pezzettini con un sottofondo assordante.

Jimin non poté evitarlo, pianse. Aveva capito, aveva percepito e assorbito in sé la situazione circostante soprattutto quando vide il braccio di Jungkook calarsi dal volante come in segno di resa.

Capì che non c'era più niente
da fare.

«K-Kook... I-Io» provò a dire il minore tra le lacrime e i singhiozzi, odiava vedere Jungkook in quel modo.

Senza emozioni all'esterno ma con un uragano all'interno.

«T-Tranquillo... Non devi dire nulla. C-Capita» trattenne il suo pianto e Jimin afferrò il suo viso.

«No, n-non capita... N-Non tenerti sempre tutto d-dentro, s-sfogati» portò il viso del suo compagno sulla sua spalla.

«Io n-non so che d-dire... Sta m-morendo, ha poche ore... Io non capisco» parlò singhiozzante «Ho desiderato mille volte che m-morisse per tutto quello che c-ci ha fatto, ho imprecato contro Dio affinché se la portasse via ed ora non so che dire» il suo tono di voce si raffreddò velocemente e le sue lacrime furono asciugate con forza attraverso i suoi palmi «È mia madre... Quella che mi ha messo al mondo, quella che mi ha amato tanto tanto ma è anche quella che mi ha distrutto mentalmente e fisicamente...» respirò più volte e Jimin strinse la sua mano con forza.

«S-Senti rabbia verso tuo p-padre, non è così?» chiese il minore mentre strofinava i suoi occhi.

«Tanta... È colpa sua se m-mia mamma adesso si trova in questo s-stato» chiuse fortemente i suoi denti e dopo tanto tempo uscì, dal suo giacchetto, il pacchetto d'erba insieme all'accendino e tutto il resto. Jimin lo guardava con tristezza non voleva che il suo ragazzo tornasse come prima.

«Vuoi f-fumare?» gli chiese debolmente.

«Si, ne ho fottutamente bisogno, devo rilassarmi prima di andare lì» affermò seriamente.

«Anche io voglio farlo» sentenziò il minore, l'altro lo osservò con riluttanza.

«No, amore tu non lo farai» replicò per poi iniziare con la preparazione della sua canna.

«Si che lo farò. Non mi importa! Abbiamo detto che avremmo superato tutto insieme ed anche questa volta lo faremo! In ogni momento io sarò al tuo fianco ed anche adesso che hai voglia di fumare! Tu sei me ed io sono te...» disse tutto ad un fiato.

Il petto di Jungkook si alzò e si abbassò velocemente allo stesso tempo, guardò Jimin con serietà per poi abbassare il finestrino e lanciare via tutto il contenuto che aveva poco prima uscito dal suo giacchetto.

«Non fumerà nessuno e tu tanto meno, cazzo» comunicò passando le sue dita fra i capelli con frustrazione.

«S-Scusa... Ma non voglio che tu ricada in quel tunnel in cui eri prima che io ti conoscessi. Sei troppo importante e non voglio che ti s-succeda niente...» balbettò nervosamente e il maggiore lo prese dalla nuca per portarlo contro il suo petto.

«Scusami tu... Non avrei dovuto farlo... A volte mi capita di voler riprendere con l'erba soprattutto in certi momenti» spiegò con amarezza.

«Ti c-capis-» l'altro lo interruppe.

«Non devi capirmi o per meglio dire compatirmi... A volte ho la tentazione di farlo ma poi vedo te al mio fianco e mi passa completamente come adesso. Non avrei mai permesso che tu la provassi» baciò il suo capo, il biondo annuì.

«Stai b-bene?» domandò.

«Non lo so. Non riesco a provare nulla, è come se adesso qualcuno mi stesse sussurrando più volte "tranquillo, andrà in un posto migliore. Lei non sta bene qui"» parlò lentamente.

«Magari è veramente così...» si mise diritto.

«Non lo so» girò la chiave e guidò fino al centro psichiatrico dove arrivò circa una quindicina di minuti dopo.

Tardi.

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Where stories live. Discover now