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Soffocare, reprimere.

Erano questi i verbi che costituivano l'animo di Jimin in quei momenti di puri ricordi.

«Jimin te la senti di scendere per farmi compagnia mentre io cucino qualcosa per entrambi?» chiese Jungkook ponendosi in piedi dopo essersi riposato per un po' al fianco del biondo che in realtà non riposò affatto. I pensieri lo sopraffacevano.

«Si, tranquillo. Vai prima tu che io vado un attimo in bagno...» sorrise debolmente e Jungkook notò che mentiva ma preferì non dire nulla. Si limitò ad accarezzare la sua guancia e ad uscire ma in realtà non lo fece veramente, si nascose dietro la porta per vedere cosa avrebbe fatto in realtà.

Jimin si mise seduto sul bordo del letto e poggiò i gomiti sulle sue ginocchia. Prese la sua testa fra le mani e la massaggiò più volte come se avesse paura che questa stesse per esplodere da un momento all'altro. In seguito si alzò, camminando lentamente verso il calendario appeso al muro dove si fermò davanti.

Sembrava contemplarlo meticolosamente come se tuttavia non si capacitasse di che giorno fosse.

Dopo qualche minuto strappò quella pagina di calendario in mille pezzi ed estrasse una foto da un portagioie, iniziando a piangere senza controllo alcuno. Lacrime caddero per quella fragile carta.

Malgrado fossero passati alcuni anni, il dolore fisico e mentale era sempre lo stesso, perfettamente identico a quel fatidico giorno in cui il vero Jimin aveva cessato completamente di esistere, chiudendosi in un guscio ma che solo con l'arrivo di Jungkook stava rinascendo.

Quest'ultimo, vedendo la scena, decise di entrare immediatamente, corse verso il più piccolo e lo abbracciò da dietro come se avesse paura che questo scappasse da lui. Notando così la foto fra le sue mani, si notava vecchia e leggermente stropicciata. Raffigurava un uomo sorridente.

«Chi è, Jimin?» chiese con timore a bassa voce. Il minore tirò su con il naso e lasciò andare varie lacrime.

«È m-mio p-padre...» rispose completamente rotto dal pianto.

Jungkook si sentì più confuso che mai, non riusciva a collegare i fatti. Si sedette sul letto portando con sé anche Jimin che nel frattempo stringeva a sé la fotografia.

«Tuo p-padre? Ma-» provò a dire ma il più piccolo lo interruppe, accarezzando la sua guancia con la sua piccola mano.

«Non s-sai purtroppo, non mi è mai piaciuto p-parlarne...» la sua voce continuava a tremare come il suo corpo «Fra due giorni è il suo a-anniversario»

«È morto?» chiese direttamente. Il biondo annuì tristemente.

«Fra due giorni saranno quattro anni ma io, ma la mia mente non mi consentono di superarlo. È stato un trauma per me vederlo in quello stato. Lo odio per avermi fatto quello» il maggiore accarezzò la sua schiena in modo delicato «Si è ucciso quando io ero in casa con lui. Si è impiccato davanti ai miei occhi... Mi ha costretto a vedere il suo corpo senza vita. Una delle persone che amavo di più priva di vita. Quel giorno sono sceso dalla mia camera e ho trovato mio padre con una corda al collo già morto. Non sapeva che quel giorno io non sarei andato a scuola, mi ero addormentato e non sono andato» Jungkook lo guardò con orrore.

«P-Perchè è s-successo...?» diede un bacio sulla sua guancia. Neanche lui riusciva a proferire parola alcuna dinanzi a quella orripilante confessione.

«Qualche mese prima avevamo scoperto che aveva una malattia, quella merda di malattia che se si diffonde sei già morto, non hai scampo. Cancro ai polmoni ma era già troppo diffuso quando lo scoprimmo... Fumava e fumava era completamente dipendente da sigarette, pipe, sigari e malgrado la malattia lui continuava... I dottori iniziarono con i t-trattamenti» Jimin iniziò a piangere di nuovo «Cominciò a perdere i suoi capelli, aveva sempre dolori in tutto il suo corpo, smise di lavorare, dovetti accudirlo insieme a mia madre nonostante il loro amore fosse finito già da parecchi anni ma si volevano un gran bene» accarezzò la foto «Amavo con tutta l'anima mio padre, era uno dei pezzi più importanti della mia vita ma la malattia lo distrusse completamente fino a farlo arrivare a dove è arrivato quel giorno. Io ancora non me ne c-capacito... Sapevo che gli sarebbe rimasto poco ma non mi aspettavo che mi togliesse anche quel poco che rimaneva per stare con lui. Si sentiva un peso, io lo so... La sera prima me lo aveva detto ma io pensavo che stesse scherzando!» pianse sulla spalla di Jungkook e dagli occhi di quest'ultimo uscirono lacrime di tristezza e amarezza «Non ho potuto salvarlo, non ho potuto viverlo e dirgli quel "ti voglio bene, ti amo papà" che spesse volte gli ho negato perché non mi sembrava importante, pensavo che lo sapesse già quello che io provavo nei suoi confronti... Lo odio per essere andato via dalla mia vita in questo modo ma lo amavo e lo amo perché era e continua ad essere il mio p-papà ma da lassù, in quel cielo che in questi momenti maledico così tanto. Ogni anno è sempre una merda questo periodo ma grazie alla tua presenza quest'anno ho sentito meno questo macigno» Jimin osservò Jungkook e sorrise leggermente per un momento «Non piangere anche tu, è passato...»

«Non sto piangendo, mi è entrato qualcosa dentro l'occhio» inventò ma poi parlò nuovamente «No, non posso dirti questa cazzata perché è vero. Qualche lacrima me l'hai fatta fare...» Jimin lo fissò meticolosamente «Perché non me lo hai detto prima? Lo avremmo superato insieme come tu hai fatto con me» respirò profondamente «Ho dovuto vederti piangere e stare male per sapere questo importante aneddoto della tua vita» sentenziò tristemente. Jimin si alzò dalle sue gambe e camminò avanti e indietro per la stanza nervosamente.

«Mi sono chiuso in me stesso come una cazzo di lumaca che si retrae nel suo guscio appena la sfiorano perché mai nessuno ha voluto sapere dei miei mali, dei miei problemi! Nessuno mai ha deciso di vedere realmente chi fossi! Nessuno era interessato! A causa di tutta sta merda, ho deciso che il mio compito era quello di ascoltare e aiutare gli altri e di non pensare a me! Ho scoperto che intromettermi nelle vite altrui mi faceva sentire meglio perché quella mia mi faceva troppa paura! È da lì che sono diventato il Park Jimin dal carattere tutto pepe e lingua lunga, quello che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, quello che poi aveva due amici, quello che non usciva più di casa, quello che non aveva più una vita perché gliel'avevano strappata via qualche anno prima, quello che non ha vissuto a pieno la sua adolescenza» poggiò le sue mani contro la scrivania mentre riprendeva fiato «Ma tu sei riuscito a sconvolgere di nuovo tutto, riportando a galla il vecchio me. Quello che rideva e parlava di ogni cosa, quello spensierato, quello che ama uscire e la vita, quello ribelle che ha voglia di rompere ogni regola e vivere finalmente la sua vita» sorrise lievemente.

«Sai che non sono bravo con le parole, fiorellino perciò vieni qui e abbracciami» il minore continuò a sorridere, dirigendosi nuovamente da lui. Si sedette un'altra volta sulle sue gambe e insieme diedero vita ad un abbraccio pieno di conforto e tanto calore «Sono una frana in questi momenti ma l'unica cosa che posso e voglio dirti è che se hai bisogno di qualcuno con cui parlare di qualunque cosa, che sia triste o felice, fallo con me. Io non sono come gli altri, come quelli che dicevano di essere tuoi amici» il più piccolo annuì per poi guardare di nuovo la foto tra le sue mani «Io non so dove sia mio padre, non so perché abbia abbandonato me e mio fratello ma almeno tu sai che il tuo è in un posto migliore, che ha smesso finalmente di soffrire. Quando guarderai il cielo saprai che sarà lì a guardarti per sempre e poi hai anche tua madre che ti ama da morire. Me lo ha confermato oggi, quando abbiamo parlato in mattinata e mi ha ringraziato per essermi preso cura di te e per starti facendo uscire dal tuo guscio» Jimin che poggiava la testa contro la sua spalla, sorrise «Quello che adesso chiami papà...»

«Si, è il compagno di mia mamma già da parecchi anni. È una bellissima persona e sono contenta che lei stia con lui malgrado questo non potrà mai sostituire il mio vero papà ma gli voglio un gran bene e non posso negarlo» Jungkook annuì.

«Che ne dici se adesso andiamo veramente a cucinare?» propose sorridente.

«Si, così mi prenderò anche un'aspirina...» disse «Potresti portarmi in braccio fino a giù?» domandò con le sue guance a fuoco.

«Ma certo, piccolino! Andiamo a fare la pappina!» il menzionato rise stringendosi fortemente a lui.

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Donde viven las historias. Descúbrelo ahora