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«Minnie che ci fai qui a quest'ora? E chi è lui?» domandò Kai alle sue spalle.

«Ciao Kai!» Jimin si girò verso di lui grattandosi la nuca nervosamente. Jungkook rise dietro di lui mentre continuava a fumare.

«Che fai qui? Lui?» chiese di nuovo segnalando il corvino.

«Beh... Ehm... Puoi ospitarci per stanotte? Poi ti spiegherò tutto con più calma perché è un po' complicato!» disse Jimin avvicinandosi a lui.

«D'accordo ma almeno dimmi lui chi è, non l'ho mai visto con te» affermò osservandolo.

«È un mio compagno di università e si chiama Jungkook...» informò il minore.

«Minnie ma sta fumando erba?»

«Si, Kai ma ti giuro che è un bravo ragazzo. Non fare altre domande perché poi ti spiegherò io tutto con più calma» lo rassicurò. Kai sembrò pensare un momento la proposta ma alla fine accettò.

«Tieni le chiavi, già sai come muoverti in casa mia. Io tornerò domani mattina ma sicuramente starò dormendo quando voi vi sceglierete quindi o mi aspettate o ve ne andate e mi saluti con un messaggio perché il mio sonno nessuno lo disturba» gliele consegnò ridendo e Jimin lo salutò con un bacio sulla guancia «Mi raccomando Minnie...» alzò lo sguardo verso il corvino «Ciao Jungkook» il menzionato non rispose, si limitò a calare di nuovo quel fumo sui suoi polmoni. Kai salì in macchina e agitando la mano, sfrecciò via.

«Jungkook...» richiamò la sua attenzione.

«Dimmi» rispose freddo.

«Mio gelido amico potresti farmi il piacere di entrare insieme a me in questa benedettissima casa senza obiettare?» sorrise sarcasticamente. Jungkook si avvicinò rapidamente a lui.

«Mi fa tremendamente arrabbiare il tuo sarcastico tono di voce... Prima che arrivasse il tuo amico cosa ti ho detto? Non devi darmi ordini! Cazzo» ricalcò il maggiore.

«Ti sto solo chiedendo di entrare cortesemente! Non sei in buone condizioni ed io non ti lascerò a vagare per strada...» controbattè il minore.

«Smettila porca puttana!» esclamò con fastidio.

«Se tu te ne andrai, io ti seguirò sappilo» lo guardò con assoluta serietà.

«Mi irriti, Jimin. Perché vuoi continuare questa merda?»

«Solo per stanotte. Non dormiremo in una strada né io né tu»

«D'accordo accetterò il tuo capriccio ma come sai patti chiari amicizia lunga, racconta qualcosa di quello è successo ora e giuro che vengo cercarti e non precisamente per parlare...»

«V-va bene, cazzo! Ora entriamo!» i due entrarono senza dire neanche una parola. La tensione era palpabile e se qualcuno avesse provato a toccarla questo si sarebbe rotta in mille pezzi come di fatti fece Jimin «Jungkook mi ascolti un momento?»

«Che desidera ancora?» si voltò con fastidio.

«Posso, posso disinfettare la ferita sul tuo mento e mettere magari un cerotto? Sembra si sia riaperta di nuovo...» Jungkook toccò quel dolente punto con il suo indice sentendolo umido. Strinse fortemente i suoi denti cercando di non fare uscire quel grido di frustrazione che era trattenuto all'interno della sua gola. Appoggiò i suoi palmi sullo schienale della poltrona e abbassando lo sguardo fissò il pavimento sottostante. Passò una mano per la sua fronte e poi fra i suoi capelli. Era letteralmente frustrante continuare a vivere in quel modo, faceva schifo «Posso?»

«Si, puoi...» sussurrò lentamente. Jimin pose la sua mano sull'avambraccio del maggiore e premendo leggermente lo portò con se al piano di sopra, nella stanza degli ospiti. Un camera semplice e attrezzata di un bellissimo color rosa antico che Kai usava per ogni evenienza come in quest'occasione.

«Senti non voglio darti ordini ma, ma potresti sederti su uno dei due letti? Scegli tu quale» fece un piccolo sorriso. Stranamente il corvino accettò senza obiettare.

«Per stanotte non voglio più discutere con te perché mi sono scocciato. Curami sta merda e finiamola qui» disse con indifferenza.

Il ricordo di quella cicatrice sapeva perfettamente come ucciderlo e ferirlo dentro.

Era brutalmente doloroso.

Jimin immediatamente annuì e si diresse verso il bagno di Jin prendendo con sé cotone, disinfettante, pomata e qualche cerotto. Ritornò in camera trovando il maggiore con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani fra i capelli, la sua giacca di pelle posata sul bordo del letto. Davvero il cuore di Jimin provò un certo dolore al vederlo in quello stato. Non lo conosceva bene, non sapeva il perché del suo tanto interesse verso quel burrascoso ragazzo ma voleva stargli vicino nonostante tutto.

«Eccomi! Spero che questo non ti faccia troppo male...» informò il minore aprendo il flacone di disinfettante e inzuppando il batuffolo di cotone.

«Non mi interessa. Fai quello che devi fare, tranquillo» rispose guardando da un'altra parte.

«D'accordo» approssimò il batuffolo alla ferita tuttavia aperta e iniziò a picchettare lievemente sopra, cercando di essere il più cauto possibile. Jimin notò l'espressione di Jungkook, questa non esprimeva assolutamente nulla. Sembrava star pensando... Chissà a chi, chissà a cosa... Si domandava il biondo mentre continuava a svolgere il suo compito «Posso farti una domanda? Però non arrabbiarti, è solo-»

«Curiosità? Dimmi, avanti...»

«Quando ti hanno ferito in questo punto?» domandò perplesso, continuando a disinfettare.

«Quasi tre anni fa se non ricordo male» strinse i pugni, come dimenticare quel giorno...

«Non te l'hanno mai curata?»

«No, non avevo nessuno e poi ero io che non volevo... Ci ho pensato io con un po' d'acqua e un fazzoletto premuto contro la ferita tenuto fermo dalla mascherina»

«Dio...» sussurrò con tristezza per poi mettere la pomata e un largo cerotto per sigillare la cicatrice «Molte volte ti sei è formata l'infezione?» chiese sedendosi al suo fianco.

«Si, molte volte»

«Fa male?»

«Molto...»

«Spero che con questa medicazione fatta possa rinchiudersi un po'...» Jimin giocò con le sue piccole dita.

«Rimarrà sempre lì anche se provassi mille volte a ricucirla, a farla sparire...»

«Sai, Jungkook... Io penso che una qualsiasi cicatrice che sia visibile o invisibile, esterna o interna è una parte essenziale di noi cioè magari è proprio grazie a quella se tu o io siamo quello che siamo oggi. Può aver fatto male o troppo male ma quando la guarderai saprai che hai vinto tu, che sei ancora qui anche sei il dolore di quando te l'hanno inflitta è stato tanto. Non sempre ci sono momenti belli in questa vita ma quello che conta è sapersi rialzare e andare avanti perché purtroppo, per quanto credo io, la nostra esistenza è una sola e non come dicono tutti 'c'è un'alta vita!' per me non c'è. È una e va vissuta nonostante questa ci possa mettere davanti molte difficoltà che siano gravi o meno gravi. Io non ho una vita particolarmente burrascosa come la tua ma posso assicurarti che ho capito tante cose osservando tutto quello c'è intorno a me. Mi piace osservare e guardare oltre tutto e tutti che sia una persona, un animale o semplicemente una cosa. Mi piace parlare e ascoltare gli altri. Potrò sembrare troppo buono magari ingenuo ma se vorrai io sarò qui al tuo fianco se un giorno deciderai di buttar fuori tutto quello che hai dentro di te. So che c'è tanto dentro di te. Ogni tanto la tua maschera da cattivo e strafottente cade e io riesco a leggere molti sentimenti contrastanti attraverso i tuoi occhi. Non sei di pietra come vuoi dare a vedere, sei solo un po' ghiacciato» Jimin si alzò e andò nel letto in cui avrebbe dormito quella notte, sdraiandosi comodamente.

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Where stories live. Discover now