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Jimin riuscì a convincere i suoi genitori a lasciarlo uscire di casa con la scusa che sarebbe andato a dormire da Taehyung. Preparò una piccola borsa per rendere il tutto ancora più credibile e salutandoli, uscì per dirigersi verso la scuola. Quando arrivò in quel luogo, immediatamente notò che Jungkook si trovava già lì ad aspettarlo. Si notava estremamente calmo ma con un certo fastidio sul suo volto.

«Ciao J-Jungkook...» Jimin cercò di catturare la sua attenzione che di fatti catturò. Il corvino si voltò e il biondo poté notare quei suoi famigerati occhi arrossati che luccicavano attraverso la notte, accompagnati da quella solita mascherina a coprire la cicatrice.

«Pensavo che i tuoi non ti avrebbero dato il permesso» disse con burla.

«Gli ho inventato una scusa ed era l'unica che avrebbero accettato...» parlò Jimin mordendosi il labbro.

«Gli hai detto sicuramente che saresti andato a dormire da qualcuno, non è così?»

«Beh s-si, era l'unica scusa che potevo dirgli...Come lo sapevi?»

«Non è stato difficile intuirlo dalla borsa che porti con te, si era capito subito... Jimin giusto?» domandò con serietà.

«Si»

«Ti piace proprio il pericolo, eh? Dormirai fuori, tutta una notte con un tipo come me? Sei davvero intraprendente, curioso, coraggioso come tu ti definisci... Sei davvero sicuro di voler conoscere parte del mio mondo?» domandò girandosi verso il più piccolo che non esitò a rispondere.

«Si, sono pronto!» sorrise.

«A costo di dormire per strada e non in un comodo letto?»

«Si, che emozione! Sono pronto!» affermò con felicità.

«Che sciocco...» Jungkook si avvicinò ridendo velocemente verso il minore che diede la sua schiena contro la ferrosa ringhiera del cancello «Non una parola a nessuno su quello che vedrai, neanche una! Se solo venissi a sapere che tu hai parlato, verrò da te e non so se vorrai parlare più dopo quello che ti farò. Siamo intesi?» Jimin lo guardò «Intesi?»

«Fanculo... Si!» Jungkook sorrise con soddisfazione.

«Adesso andiamo!»

«Dove?»

«Vuoi scoprire chi mi vende l'erba? Chi si cela dietro questa cazzo di scuola?»

«D'accordo ma non mi faranno nulla, giusto?»

«Non ti assicuro nulla. Io ti ho avvisato»

«Devo ammettere che adesso sono più tranquillo...» sorrise sarcasticamente.

«Io ti avevo avvisato!» ripeté guardandolo.

...

Jungkook e Jimin si incamminarono verso il retro della scuola, verso il luogo di cui tutti parlavano. Attraversarono la grande strada buia che separava la scuola da quell'immenso casolare, arrivando così davanti un muretto un po' alto che il più grande superò senza alcuna fatica ma per il biondo purtroppo non fu la stessa cosa.

«Jimin dove cazzo sei? Vieni, avanti» disse sbuffando.

«Non c'è un cancello o qualcos'altro per entrare?»

«No, devi scavalcare!»

«Non ci arrivo, cazzo! Madre natura ha voluto che io fossi basso, mi dispiace!»

«Sei una tortura, fanculo!» Jungkook decise di passare di nuovo oltre quella parete, ritornando da Jimin che prese in braccio e pose sopra l'appoggio del muretto. Il minore arrossì durante quell'inaspettato atto e giurò di aver sentito una piccola ola di calore passare per il suo corpo quando le braccia del maggiore lo tennero fortemente «Salta, cazzo! O vuoi pure aiuto per fare quello?» Jimin si svegliò dal suo trance.

«Che ragazzo amareggiato, sto saltando! Un attimo!» saltò sistemando poi i suoi vestiti. Qualche secondo dopo Jungkook era già al suo fianco con la sua solita espressione senza nessun sentimento in particolare, solo quegli occhi arrossati facevano trasparire il suo aver fumato da poco.

«Vieni, su»

Jimin's pov

Io e Jungkook camminammo per una stretta e buia stradina, adornata da erba alta almeno una cinquantina di centimetri. Quella dava proprio quel tocco di abbandonato e malandato che faceva al caso di quello strano luogo. Nonostante io dissi di essere coraggioso e di voler continuare per la mia strada, avevo un po' di paura per quello che avrei potuto vedere, avevo un po' di paura per quello che poteva veramente essere il mondo di Jungkook, avevo un po' di paura ma non volevo desistere. Volevo conoscerlo anche se un giorno ne avrei dovuto subire le conseguenze ma quello non mi interessava minimamente.

Arrivammo davanti al casolare e Jungkook aprì quella gigante porta di ferro arrugginito che separava quel mondo tanto distinto dal mio. Un odore nauseante arrivò alle mie narici. Non capì di cosa si trattasse ma volevo resistere a tutti i costi.

«Benvenuto nel mio mondo, piccolo» mi sussurrò Jungkook al mio orecchio. Un brivido passò per il mio corpo, avevo un po' di paura. Non mi piaceva quel luogo, non mi piaceva il suo macabro tono di voce con cui osava parlarmi.

«Io n-non-»

«Silenzio...» curvò nuovamente le sue labbra in un sorriso che potei notare attraverso quella mascherina.

Osservai l'interno e dovetti deglutire immediatamente. Dove caspita ero finito? Ero inorridito da quello che i miei poveri occhi erano costretti a vedere. Il casolare era abbastanza grande ed era illuminato da delle misere torce appese al basso soffitto. Era inquietante, scuro, contorto. Davanti ai miei occhi si trovavano molto uomini dalla pelle nera e alcuni mulatti. Sapevo che le voci che giravano per la scuola fossero vero ma non pensavo così tanto. Jungkook si trovava dietro di me e sorrise verso un uomo che si diresse verso di noi. Era uno di quegli uomini mulatti. Jungkook d'improvviso mi tenne strette le mani con le sue dietro la mia schiena. Esercitava molta forza, non riuscivo a muoverle.

«J-Jungkook-»

«Silenzio. Tu hai voluto questo, tu sei voluto entrare nel mio mondo. Non puoi ritirarti adesso»

«Mira lo que tenemos aquì» guarda quello che abbiamo qui, disse quell'uomo. Era messicano, potevo intuirlo.

«Callate y haz tu trabajo» zitto e fai il tuo lavoro, disse Jungkook seriamente.

L'uomo prese il posto di Jungkook, tenne le mie mani e tappò la mia bocca. Mi portarono al centro di quella stanza e mi fecero sedere con forza in una sedia. Fu proprio Jungkook a legarmi a questa. Avevo paura, perché faceva questo?

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Where stories live. Discover now