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«Dove dobbiamo portarvi?» domandò uno dei due ragazzi alla guida, dopo aver aiutato Jimin a salir in macchina Jungkook.

«Vi do l'indirizzo...» glielo diede e i due iniziarono a guidare verso la destinazione indicata.

«Jimin...» pronunciò il maggiore che teneva il suo capo poggiato sulle gambe del minore «Non dovevi intrometterti nella mia vita... Non dovevi... Sei così ostinato che cazzo mi viene voglia di picchiarti per avermi fatto ridurre in questo stato. Fumato, drogato, sadico e con un passato che non si dovrebbe neanche augurare al tuo peggior nemico. Volevo farti allontanare, farti paura ma credo che sia stato tutto il contrario, ho fallito nel mio stesso piano. Che patetico...» rise «Perchè cazzo non riesci ad allontanarti da me?» Jimin lo guardò e accarezzò i suoi capelli.

«Non cominciare con i tuoi soliti discorsetti del cavolo poi ne parliamo, qui ci sono troppe persone intriganti che hanno molta voglia di sapere» disse riferendosi ai due che guidavano.

«Non toccarmi i capelli, lo odio» affermò alzando la sua testa e poggiando la sua nuda schiena al sedile. Le sue braccia si incrociarono e la sua testa andò indietro. Tutti questi movimenti furono osservati minuziosamente dal minore accanto a lui.

«Ogni tanto dovresti accettare l'aiuto che gli altri ti offrono, sai o anche l'affetto o il calore che provano a trasmetterti...» spiegò osservandolo.

«Non ne ho bisogno. Non voglio la pena o la compassione di nessuno...» disse con le sue palpebre socchiuse.

«Io non lo faccio per pena o per altro. Io lo faccio perché me lo sento, perché ho voglia di farlo. Non ho secondi fini e te l'ho anche detto più volte» ricalcò nuovamente.

«Non me ne fotte un cazzo, non ti credo. So già che andrai a raccontare quello che hai visto, sentito... Non sei diverso dagli altri»

«Ancora non mi conosci, Jungkook...» affermò guardando fuori al finestrino, vedendo che la macchina si era già fermata e la casa del suo amico si trovava proprio davanti a loro. Jimin aprì lo sportello «Siamo arrivati» e scese.

«Dove cazzo mi hai portato, eh?» sbottò con confusione.

«Non possiamo di certo dormire in mezzo ad una strada! Siamo a casa di un mio amico, staremo qui per stanotte e non dire nulla in contrario. Comunque in quella borsa vicino a te c'è la tua maglia e il tuo giacchetto, mettili che fa freddo» Jungkook iniziò a mettersi i vestiti e poi scese, ponendosi davanti l'esile figura di Jimin. La macchina davanti a loro sfrecciò via e il maggiore si guardò intorno immediatamente. Non vide assolutamente nessuno e cogliendo l'occasione poté prendere il minore dalla maglia e far scontrare la sua schiena con il palo della luce che si trovava dietro di loro.

«Chi ti credi di essere, eh?» lo guardò con furia «Perchè cazzo mi parli così? Sei mia madre? Mio padre? Non sei nessuno e mi dai ordini? Stai sfidando la mia pazienza e ti giuro che se la perdo io qui casca il mondo. Non mi dare ordini perché io faccio quello che dico io! Non me li ha mai dati nessuno e dovresti darmeli tu? Jimin, giuro, mi stai facendo tremendamente arrabbiare. Non sfidarmi...» lo lasciò andare ed iniziò a camminare avanti a lui.

«Dove vai, Jungkook?» chiese, mordendosi il labbro inferiore.

«Lontano da te, mi sono rotto il cazzo...» Jimin lo inseguì e acchiappò la sua mano.

«No, aspetta! Ti prego! Lascia che ti aiuti solo per questa occasione... Non volevo darti degli ordini ma solo aiutarti, s-scusami» Jungkook scansò la sua mano.

«Non voglio le tue scuse, non ne ho bisogno, lasciami stare!» continuò a camminare. Jimin lo seguì di nuovo e questa volta circondò la sua vita con le braccia. Aggrappandosi a lui come se la sua vita dipendesse da quello.

«Dormiremo solamente... Tu non sei in buone condizioni e non è giusto che tu vada per strada... Kai è un mio caro amico, non va a scuola come noi, tranquillo! Anche se ti vedrà senza mascherina, lui non farà nulla, te lo giuro! Ha il turno di notte ora. Rimani così potrai riposarti e riprenderti dagli effetti di quello che mi hai fatto iniettarti...» continuò a stringere le sue braccia intorno al corpo del più grande, quest'ultimo si allontanò brutalmente guardandolo di passo con irritazione.

«Dillo cazzo! Dillo droga! D-r-o-g-a!» scandì la parola «Drogato, mi hai drogato e io te l'ho ordinato. Cosa ti costa dirlo? Non voglio riposare, non voglio dormire non sai che la cocaina diminuisce il sonno, eh?» rise con sarcasmo «Quante cose ti ostini a non vedere...»

«Invece sì che le vedo e anche con molta chiarezza! Vedo un ragazzo che soffre, che ha il cuore in frantumi, che ha paura di provare felicità, che ha paura dell'amore e di ricevere affetto, che non riesce a rimarginare le ferite del passato, che affoga le sue pene nei vizi più sbagliati che ci possano essere... Vedo un ragazzo che ha una grande corazza ma che al suo interno ha un buon cuore ed io ne sono certo nonostante tu continui a negare, a reprimere il tuo vero te» spiegò con tanta sincerità.

«Non farmi discorsi da psicologo o quello che vuoi tu perché con me non fanno una piega, stai solo dando aria alla tua cazzo di bocca nulla di più. Sono questo non ci sono altre versioni di me, mi dispiace deluderti, piccolo»

Uno difronte all'altro senza mai smettere di osservarsi a vicenda, un dolce sguardo contro uno spento e vuoto. Strano ma particolare. Passarono alcuni minuti e loro erano ancora lì volendo magari muoversi o dire qualche parola ma sembrava che qualcosa glielo impedisse. Fu Jungkook a spezzare quel bizzarro momento, iniziando a farsi una delle sue solite sigarette alle erbe.

«Perchè continui con quella merda?» chiese il minore infastidito.

«Non sono cazzi tuoi, dannazione!» rispose con ira mentre poneva tra le sue labbra quel cumulo di marijuana e tabacco che accese pochi secondi dopo. Inspirò piacevolmente, assaporando quel fumo distruttivo, additivo ma allo stesso tempo rilassante nella sua cavità vocale e nei suoi polmoni «Ti ho già detto che-»

«Jungk-»

«Minnie che ci fai qui a quest'ora? E chi è lui?» domandò Kai alle sue spalle.

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Where stories live. Discover now