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Jungkook corse nuovamente per arrivare a casa di Jimin, le sue gambe stavano per cedere ma a lui non importava.

Voleva suo fratello e nient'altro gli importava più di quello.

Finalmente arrivò a destinazione, suonò alla porta e immediatamente questa si aprì lasciando vedere Jimin in ciabatte con un piccolo sorriso ma che svanì quando osservò per bene lo stato in cui si trovava il maggiore.

«Jungkook, tranquillo. Entra ma rilassati un po'» disse facendolo passare in salotto «Hyun-San è in camera sua che sta riposando mentre i miei sono usciti a comprare delle cose per lui...» il corvino si poggiò alla parete, sfinito, stanco con la respirazione affannata «Ti porto un bicchiere d'acqua, vai sul divano e aspettami lì» ma Jungkook non si mosse, era come bloccato nel suo mondo di fatti Jimin quando ritornò, lo ritrovò in quel medesimo punto «Vieni con me...»

Jimin prese il suo braccio delicatamente e finalmente il più grande si mosse, insieme si sedettero sul divano. Il biondo gli diede il bicchiere e l'altro lo bevve con velocità quasi volendo affogarsi in quello stesso istante.

«Jungkook, calmati. È qui con la mia famiglia e non con altri...» provò a farlo sbollire. Si notava decisamente troppo nervoso, malinconico, disperato.

«Come vuoi che io mi calmi, eh?» domandò arrabbiato con i suoi occhi furiosi, bruciando l'altro con lo sguardo.

«Non devi prendertela con me! Io non c'entro nulla! E poi dovresti essere felice che tuo fratello sia in casa mia e non in un'altra che non conosci, cazzo» sbottò poggiando completamente la sua schiena al divano.

«Sai quanto cazzo ho sofferto quando ho visto come me lo portavano via? Un botto. Avresti dovuto dirmelo! Ho pure picchiato Namjoon dalla rabbia, stavo quasi per farla finita dalla rabbia!» cominciò a singhiozzare nuovamente mentre si alzava in piedi, Jimin lo imitò.

«Ti ho detto che non sapevo niente e te lo ripeto, non lo sapevo! Non te la prendere con gli altri se sei arrabbiato! Non sbraitarmi contro, non dire che la colpa è mia se hai sofferto! Non è né mia né tua! Perché volevi terminare con la tua vita?» lo puntò con il suo dito.

«Me lo chiedi anche? Sai quanto cazzo è difficile essere me? Sai quello che ho passato e che continuo a passare? È uno schifo, sono stanco di tutto e di tutti. Sono un mostro pieno di cicatrici con un passato atroce, che cerca di fare il duro anche quando non lo è, che si droga per avere un po' di soddisfazione da questa maledetta vita, che cerca inutilmente di continuare a vivere per un solo motivo quello che mi frena dal togliermi la vita» parlò il maggiore abbassando pian piano lo sguardo.

«Qual è questo motivo che ti tiene in vita?» Jungkook alzò lo sguardo con confusione a questa domanda «Qual è?» ripeté.

«Hyun-San, chi a-altro...» scesero lacrime per il suo volto.

«Allora continua a vivere, non ti arrendere, lotta per lui, lotta per avere la tua rivincita. Non continuare a definirti un mostro, uno schifo o una merda quando in realtà sei tutt'altro. Tu puoi farcela perché sei coraggioso, ne hai da vendere! Non disprezzarti in questo modo perché tu non hai colpe, non è colpa tua se ti è toccata questa vita... Essendo qui, tu potrai vedere tuo fratello quando vuoi. Io stesso parlerò con i miei genitori e gli spiegherò tutta questa situazione. Non stare male perché non ne hai motivo...» Jungkook si sedette sul divano continuando a piangere silenziosamente, Jimin si pose al suo fianco e fece sì che il capo del maggiore si poggiasse sopra il suo petto.

«Ho mille motivi per stare male, Jimin... Tu non capisci, non hai vissuto quello che ho v-vissuto io» tremò e il minore iniziò ad accarezzarlo delicatamente «Non abbiamo una famiglia... Mio padre non so dove sia, ci ha abbandonato per un'altra donna tantissimi anni fa, neanche ricordo il suo volto pensa un po' ed è proprio a causa sua se stiamo come stiamo. Mia madre è caduta in depressione, ha iniziato dei giri cattivi a causa sua. Il loro era un amore malato, tossico e alla prima occasione mio padre ci ha abbandonati a noi stessi, lasciandoci in mano di quell'animale che solo tre anni è stata rinchiusa in manicomio» la mano di Jungkook si posò sulla coscia del più piccolo quasi volendo aggrapparsi a lui «Non posso dargli una casa, un futuro, una vita insieme a me... Mi fa male tutto questo. Hyun-San è così buono, generoso, intelligente, speciale e non si meritava quel che ha passato. Anche lui ha cicatrici sul suo corpo ma non ricorda come e chi gliel'ha fatte a causa di traumi subiti... Per fortuna ne ha molte meno rispetto a me, mi sottoponevo io alle torture di mia madre al posto suo... Era l'unica cosa che potevo fare» tirò fortemente su con il naso e la sua voglia di parlare sembrava svanita nel nulla.

«Jungkook non parlarne più per oggi... Mi racconterai, ti sfogherai con me un altro giorno. Ora, rilassati» le sue mani accarezzarono lente la cute del più grande.

«Promettimi che non tradirai la mia fiducia... Non raccontare a nessuno la mia vita...» la sua gola emise un ultimo ma sonoro singhiozzo.

«Te lo prometto!»

«K-Kookie sei tu?» Hyun-San scese le scale mentre strofinava dolcemente i suoi occhietti.

«Si, sono io fratellino!» immediatamente Jungkook si alzò e andò ad abbracciarlo con allegria, asciugando anche le sue lacrime.

Quando era con lui, era felice.

«Kookie mi sei mancato...» disse e il maggiore sfiorò i suoi fini capelli.

«San non esagerare... È stato solo un'oretta!» esclamò con un sorriso.

«Kookie, sei amico di Minnie?» domandò il piccolo.

«Chi è Minnie?»

«Kookie! È lui!» Hyun-San indicò Jimin che nel frattempo sorrideva contento.

«Ah, beh sì...» Jungkook grattò la sua nuca «Ti piace questa casa, San?»

«Si, molto bella e carin-» ma prima che potesse finire la frase, risuonò nella stanza il rumore di chiavi che tentavano di aprire la fessura.

I genitori di Jimin erano appena arrivati.

«Jimi-... Chi sei tu?» disse il padre indicando Jungkook.

𝑪𝒊𝒄𝒂𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆𝒔 | 국민 Onde histórias criam vida. Descubra agora