Capitolo 53

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Ero in preda al panico più totale e non sapevo cosa fare.
Le foto che ritraevano me e Jungkook sarebbero state rese pubbliche se non mi fossi allontanata dai bangtan.
Erano il mio mondo, il mio intero universo, li amavo come una famiglia.
Allontanarsi da loro significava rinunciare all'aria, all'ossigeno, alla felicità e alla mia stessa vita, ma non potevo rischiare che la carriera di uno di loro finisse con uno scandalo. 

Sapevo che la rivelazione di quelle foto avrebbe implicato uno scalpore mondiale puntandoci tutte le attenzioni addosso, alcune Army potevano reagire male scagliandosi contro di noi, urlandoci parole di odio e disapprovazione, il mio lavoro sarebbe stato a rischio così come la nostra futura felicità di coppia.

Non avremmo più avuto la segretezza, la complicità nel sapere che nessuno era a conoscenza di noi; già era difficile muoversi in pubblico con la notorietà di Jk, se anche io fossi stata nell'occhio del mirino giornalistico avremmo detto addio a ogni tipo di uscita.  

Piansi lacrime amare di rassegnazione, avevo preso una decisione e non potevo più tornare indietro. 

Dovrò dirgli addio. 

Trascorsi l'ultima sera in Giappone in compagnia dei ragazzi fingendo felicità, rimasi l'intera notte accoccolata al petto di Jk, volevo imprimere nella memoria ogni singola emozione e sensazione che riusciva a farmi provare, così non l'avrei più dimenticato.

Il mattino seguente, mentre il gruppo era preso dalle prove, infilai tutti i miei vestiti in valigia e lasciai l'albergo per tornare a Seoul.
Le lunghe ore di viaggio e le poche ore di sonno dormite resero ancora più difficile il completamento della mia lettera di dimissioni. Atterrata in aeroporto chiamai l'agenzia e presi appuntamento con il capo, un paio d'ore più tardi ero seduta nel suo ufficio per dirgli addio.

L'uomo basso e paffuto non si aspettava la mia comunicazione e abbassò lo sguardo con tristezza, mi aveva accolta senza sapere niente di me e mi aveva spronato a migliorare come una figlia, infatti  si dispiacque molto per il poco preavviso dato, ma mi concesse comunque l'opportunità di rimpatriare.
Perché quella era la scusa per giustificare il mio licenziamento: la sofferenza e la mancanza di casa. 

Ricordo ancora il giorno in cui Bang Pd mi offrì il mio ruolo nello staff, mi disse sorridendo "Visto che sei straniera, e che richiediamo molto tempo lontano dalla propria dimora, puoi chiedere in ogni momento un periodo di congedo per rivedere la tua famiglia, ti sarà concesso seduta stante".

Ma io non avevo bisogno di un breve periodo, dovevo solamente sparire per far si che la persona dietro la voce metallica non rovinasse la carriera della persona che amavo. 

Tornai distrutta nel mio appartamento e prenotai il volo di ritorno, la mia partenza era prevista per la sera successiva.

Avevo deciso di non salutare i ragazzi, sarei sparita come una nuvola di fumo, senza dire niente. 

Odio gli addii, sono troppo dolorosi. E poi così sarà più facile per loro dimenticarmi.

Tentai in ogni modo possibile di scagionare i miei sensi di colpa, ignorai le numerose telefonate di Jungkook e i messaggi degli altri componenti del gruppo. 

La notifica di un'e-mail attirò la mia attenzione.

Da: I 8 U
"Hai fatto quello che dovevi fare.
Le foto non saranno mai rese pubbliche.
Ora sparisci e non tornare mai più."

Mi accasciai inerme sul divano ricoperta solo dalle mie lacrime. Anche quella notte la trascorsi in bianco, la mia mente era sovraffollata da ricordi e immagini dei ragazzi. Ogni mio momento di felicità era legato a loro, fui pervasa dalla disperazione e da un senso di vuoto perché ero consapevole che la mia vita non sarebbe più stata la stessa.

La suoneria del telefono rimbombò in tutta la stanza, controllai l'ora prima di rispondere, erano le tre del mattino.
Lo schermo continuava a illuminarsi a intermittenza avvisandomi di una chiamata face-time di Taehyung.
Il mio baby bear era sempre stato dolce e comprensivo con me e, nonostante mi fossi ripromessa di non dirgli addio, mi sentii in dovere di rispondere.

"Hey, Taetae, che fai ancora sveglio?".

I suoi occhi lucidi celarono un velo di tristezza che mi strinse il cuore in una morsa dolorosa e sofferente, allungò il braccio aumentando l'inquadratura, comparvero in fila dietro di lui Jimin, Nam, Jin, Yoongi e Hobi. Erano tutti lì che aspettavano una spiegazione da me.

"Davvero hai deciso di lasciarci?" disse con voce roca.

Abbassai lo sguardo e cacciai indietro le lacrime che si erano soffermate sul bordo, tirai su col naso e risposi "Mi manca casa, mi dispiace".

Jimin strappò l'oggetto dalle mani del compagno e si allontanò dal resto del gruppo.

- Noi sappiamo cosa voglia dire sentire la mancanza di qualcuno o qualcosa, ma pensavamo di colmare quell'assenza con la nostra presenza. Siamo forse stati così tanto egoisti?
- No Jimin, assolutamente. Siete la mia famiglia e lo sarete per sempre, vi chiedo solo di capire e di comprendere. Credimi, fa più male a me che a voi.

Un rigo salato bagnò la mia guancia, ma mi decisi a non crollare, tirai un sospiro e feci la fatidica domanda che mi stava tormentando dall'inizio della videochiamata. 

"Jungkook dov'è?"

Namjoon prese possesso della fotocamera e tornò a inquadrare tutti quanti.

"L'agenzia ci ha telefonato alla fine del concerto per dirci della tua decisione, da allora si è chiuso in camera sua e non ha voluto vedere nessuno".

Sentii un forte dolore al petto e d'istinto mi portai la mano a coprire la ferita inesistenze, il leader notò la mia espressione sofferente e sussurrò "Ti perdonerà prima o poi".

Salutai i ragazzi con un ultimo addio e tornai a rigirarmi nel letto, attendendo gli albori dell'aurora.

                                             ***

Verso l'ora di pranzo fui risvegliata bruscamente dal campanello della porta che suonava ininterrottamente, corsi in fretta ad aprire, senza neanche chiedere chi fosse.

Un ammasso di pelle nera si scaraventò contro di me avvolgendomi con le braccia.
L'aria di mare che emanava poteva essere ricollegata a una sola e unica persona.

"Jungkook.. che ci fai qui?"

Lui si staccò dal quel legame e si avvicinò toccando la sua fronte con la mia, i due profondi occhi neri erano umidi e le enormi pesche sottostanti ne segnavano la stanchezza.

"Te ne saresti veramente andata senza neanche salutarmi?"

Feci un lungo sospiro e mi voltai per avviarmi verso il divano, non sostenevo più la sua vicinanza. Già faceva male il solo pensiero di lasciarlo per sempre, la sua improvvisa e inaspettata presenza stava solo peggiorando le cose. 

Cercai ovunque delle parole che potessero esprimere ogni mio sentimento, ma preferii tacere, non volevo addossargli quel fardello, avrei tenuto tutto per me. 

Seguì i miei passi sedendosi al mio fianco, "Siena, perché te ne vuoi andare? Non sei più felice con noi?"

Non staccavo gli occhi dal pavimento, incapace di reggere ancora una volta il suo sguardo.

Il mio viso fu sommerso dalle lacrime e quando lui lo notò si voltò di scatto afferrandomi le spalle e obbligandomi al confronto.

"VUOI RISPONDERMI?" ringhiò a denti stretti.

Era furioso, la delusione provata pochi minuti prima era completamente scomparsa, lasciando strada solo a un'enorme quantità di rabbia.

- Mi.. mi dispiace.. (balbettai stremata)
- Ti dispiace eh? E non pensi a me? Non pensi a quello che potrei provare io se tu te ne vai?

Come schiacciata da un peso invisibile mi accasciai al suolo, i miei singhiozzi sconnessi lo spaventarono, così si alzò allontanandosi. Si massaggiò le tempie con le dita, poi disse le uniche parole che stavo aspettavo da giorni.

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Angolo autrice:

Ecco il momento più brutto, quello dell'addio 😭
Ma cosa avrà voluto dire Jk di tanto importante a Siena? Basterà aspettare il prossimo capitolo 🤗🤭
Lasciatemi una stellina di apprezzamento 🌟

𝘚𝘰, 𝘴𝘩𝘰𝘸 𝘮𝘦 [ 𝘑. 𝘑𝘬 ]     Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon