Capitolo 69

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Il campanello della porta risuonò svegliandomi, così mi alzai dal letto.
Non feci neanche in tempo a vedere l'ora sull'orologio, notai solamente che avevo ancora gli abiti della sera prima addosso.
Mentre mi avvicinavo all'entrata sentii dei forti pugni sbattervi ripetutamente sopra, poi una voce.

"Siena, aprimi".

E' lui.

Il mio cuore sussultò e mi bloccai, la voce di Jungkook mi aveva scatenato un tumulto nel petto. 

E' qui. 

Una singola superficie di legno ci divideva.

Con la mano che non smetteva di tremare girai il pomello e tirai verso di me, incrociammo lo sguardo e un respiro mi si fermò sul fondo della gola.
I suoi occhi scuri erano nascosti da un ciuffo lungo di capelli, che si mosse leggermente quando si tolse il berretto.
La mano tatuata abbassava la mascherina scura, poi il suo volto si alzò, incontrandosi con il mio.
Le labbra dischiuse fecero uscire un lungo sospiro intrappolato attirando la mia attenzione, poi, con un movimento veloce, mi scansò entrando nella mia soglia.

Rimasi completamente immobile, lì, ferma sulle mie gambe tremolanti perché dopo un'eternità sentii nuovamente l'odore di mare inebriarmi le narici.
Chiusi la porta e ricalcai la scia del suo profumo voltandomi, lui si tolse rapidamente il bomber antracite per poi posarlo su una sedia.
I movimenti della schiena erano lievemente visibili sotto il piccolo strato di stoffa bianca che lo ricopriva, spostò l'oggetto e si sedette voltando il capo nella mia direzione.
Fu allora che notai un rivolo di sudore che gli stava colando sulla tempia.

- Sei sudato. Dov'eri?
- Sono stato a correre, poi sono tornato a casa e ho letto il tuo messaggio. Sono qui adesso.

La sua voce rimbombò come un tuono nelle mie orecchie e fui presa alla sprovvista spaventandomi. 

E adesso che gli dico?

"Come stai?"

Tirò un lungo sospiro e iniziò a fissarsi le dita.

- Ho avuto tempi migliori, Siena.
- Mi dispiace.
- Mi hai chiamato solo per sapere della mia condizione fisica?

I suoi occhi incontrarono i miei, erano vuoti, le sue iridi scure non contenevano più le milioni di stelle che avevano prima. Adesso c'era solo un velo di tristezza.

- No, vorrei che tu mi raccontassi della sera della festa.
- Siena, che vuoi sapere?
- Tutto.

Voltò la testa verso la finestra, il panorama notturno di Seul infondeva un senso di malinconia. Iniziò a raccontare.

- Andava tutto bene fino a quando Ari non ti ha portato via. Poi sono uscito a cercarti, ma non ti ho più trovata. Ti ho chiamato ripetute volte, ma non hai mai risposto. Fino al tuo ultimo messaggio in cui mi chiedevi di non farmi più sentire e di sparire dalla tua vita. Il giorno dopo sono venuto a casa tua, ma non c'eri già più.
- Che ne è stato della tua giacca?

Lui mi guardò dubbioso.

"La giacca? L'ho prestata a Taehyung. Mentre rientravo nella sala ci siamo scontrati e si è versato il vino sulla camicia. Così gli ho dato la mia per coprirsi. Ma, perché lo vuoi sapere?"

Adesso era il mio turno e dovevo essere io a raccontare.

                                         ***

"Stai scherzando vero?"

Le sue urla riempirono la stanza.

- Jk aspetta, ti prego.
- No Siena, mi stai dicendo che mi hai bloccato ovunque, mi hai respinto, hai persino cambiato paese per evitarmi perché eri convinta che avessi un'altra relazione?
- Si..

Abbassai lo sguardo pentita.

- Jk devi capire, stavo venendo a chiederti un'altra possibilità e ho trovato una donna nel tuo appartamento.
- Appartamento che guarda caso condivido con altre sei persone (disse alzando il tono)
- Si, ma la giacca era la tua.
- Ma io lì non c'ero, smettila di giustificarti. Hai mandato tutto a puttane solo per una tua supposizione. Non mi hai dato nemmeno il tempo di spiegare, tu sei fuggita da me (scagliò un pugno sul tavolo) 
- Si, hai ragione. Sono fuggita perché non appena ho realizzato che ti avevo perso per sempre non potevo più resistere.  
- Io.. io devo andarmene.

Prese il bomber e si avviò alla porta d'ingresso.

- Come? Dove vai?
- Devo pensare, vado a correre.

Uscì sbattendo la porta.

                                                ***

Se ne era andato da un paio di ore, lasciando solo un enorme e incolmabile vuoto dentro di me.
Provai a telefonargli più volte, ma non ricevetti alcuna risposta.
Così mi decisi ad andare a cercarlo, sapevo che spesso, quando aveva bisogno di pensare o rimanere da solo, andava sulle sponde del fiume per cercare un po' di tranquillità. 
E lì risiedeva la speranza di poterlo trovare.
Afferrai il cappotto, presi le chiavi di casa, il telefono e mi avviai verso la porta.

Abbassai la maniglia e tirai verso la mia direzione e in quell'esatto momento fui sommersa da una figura scura.
La sua mossa fugace mi fece sobbalzare, poi non capii più niente.

Delle braccia forti mi stavano stringendo dietro la schiena e davanti a me il buio più totale.
La sua struttura massiccia mi copriva la visuale e non stavo capendo chi mi avesse afferrata.
Sentii qualcosa di spigoloso appoggiarsi sulla mia testa e una mano percorse la lunghezza della mia schiena fino ad afferrarmi i capelli dietro la nuca.

Cercai di alzare lo sguardo, ma ero completamente immobilizzata.
Fu allora che, tirando un lungo respiro, riconobbi la sua fragranza inconfondibile.

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Angolo autrice:

Eccoci al capitolo 69 🎉
Scusate se ci ho messo una vita a pubblicarlo ma l'ho riscritto più e più volte perché non ero mai soddisfatta ☹️
Spero che possiate apprezzarlo.
Adesso sappiamo che Jk ha scoperto il vero motivo per cui Siena se n'è andata, ma come reagirà? Potrà perdonarla?
E chi ha stretto Siena, fino a quasi farla soffocare?
Fatemi sapere la vostra opinione che sono curiosa 🤗
Lasciatemi una stellina 🌟💜

𝘚𝘰, 𝘴𝘩𝘰𝘸 𝘮𝘦 [ 𝘑. 𝘑𝘬 ]     Where stories live. Discover now