Capitolo 54

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Si massaggiò le tempie con le dita, poi disse le uniche parole che stavo aspettavo da giorni.

"Siena è tutto risolto, non ti devi disperare".

Smisi di respirare incredula. 

Che ha detto? 

Il mio cervello completamente in tilt non riusciva a riprendersi, mi voltai a fissarlo aspettando una spiegazione.

- Non te ne devi andare (aggiunse) 
- Ma... ma... che vuol dire?

Fece un lungo sospiro, poi iniziò: "Sapevo che non poteva essere un caso che la tua lettera di licenziamento coincidesse con l'arrivo di un pazzo maniaco che ti stalkerava, così quando Bang Pd ci ha informati che te ne saresti andata sono tornato immediatamente a Seoul con il jet, mi sono diretto all'agenzia e ho raccontato tutto quello che sapevo. Sono entrati nella tua e-mail, hanno tracciato l'indirizzo IP e sono risaliti al mittente"

"E chi è?" strabuzzai gli occhi.

Si avvicinò al divano, ma questa volta rimase in piedi, fissandomi imponente dall'alto.

"E' una delle mie sasaeng più pericolose. L'agenzia ha scoperto che ci stava seguendo da mesi, hanno chiamato la polizia e in casa sua hanno trovato foto, filmati, copie di chiavi di vari appartamenti, documenti, contratti e tutto risalente a te. Hanno raccolto abbastanza prove da far partire una denuncia immediata".

Quindi una sua fan ha creato tutto questo casino? 

In un attimo l'ultima sua comunicazione si piantò nella mia mente come un fulmine.

- E le nostre foto?
- Cancellate, è stato tutto distrutto per la mia privacy.

Mi alzai di fretta e corsi ad abbracciarlo.
Ero stata una stupida a non sfruttare l'agenzia, lui aveva cercato di avvertirmi, ma non lo avevo ascoltato.

- Oh Dio finalmente, non so come ringraziarti.
- Non devi. E' stato il mio lavoro a metterti in pericolo e mi dispiace.

Solo allora mi resi conto che il mio gesto non era stato ricambiato.
Era freddo, distaccato, non era più il ragazzo di prima.

- Jk, che succede? 

                                                           ***

Erano passate alcune settimane dal mio rientro a lavoro, lo staff e i ragazzi mi accolsero calorosamente quando li raggiunsi in Giappone con il maknae e mi fecero promettere che non me ne sarei più andata. D'altro canto però la stalker aveva rovinato tutto.

Jungkook era rimasto sconvolto dalla mia reazione e mi aveva chiesto un periodo di pausa.
" Devo ragionarci su " mi aveva detto quel giorno prima di uscire dalla porta di casa. 

Non lo biasimavo, sarei stata pronta ad abbandonarlo per il suo bene e per il mio nonostante la mia scelta dipendesse da una minaccia.
Non comprendevo fino in fondo il motivo della sua decisione, ma decisi comunque di assecondare il suo volere.

Dopotutto mi aveva salvato la carriera, ed era quella l'ancora di salvezza a cui mi stavo aggrappando per non sprofondare. 

L'assenza di JK si sentiva ed era dolorosa, parlavamo solo in circostanze necessarie.
Niente più sorrisi.
Niente più battute.
Niente più baci.
Solo un freddo e scostante rapporto lavorativo.

Così ogni giorno impegnavo la mia mente concentrandomi sul lavoro e quando la sera tornavo a casa la annebbiavo con fiumi alcolici.
Non era salutare, ma era comunque un modo per andare avanti. 

𝘚𝘰, 𝘴𝘩𝘰𝘸 𝘮𝘦 [ 𝘑. 𝘑𝘬 ]     Where stories live. Discover now