Capitolo 55

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"Non sta a me dirtelo."

Il mio corpo iniziò a fremere dalla paura.

"Dirmi cosa, Jimin?" lo intimai, ma lui abbassò lo sguardo.

Cosa avrebbe dovuto dirmi? 

Il cuore stava per esplodermi nel petto, il mio intero corpo tremava in preda agli spasmi. 

Devo sapere. E in fretta. 

Mi alzai dal tavolo e mi avviai alla cassa per pagare, Jimin mi raggiunse subito. Cercò invano di calmarmi, ma era più forte di me, l'ansia stava salendo sempre di più e la mia mente non era più lucida. Insistette per accompagnarmi a casa, ma quella non era la mia destinazione.

- Portami da lui.
- Siena, ma... hai la mente confusa in questo momento, hai bevuto molto.
- Jimin non mi interessa, se è di questo che ti preoccupi il tuo amico mi ha visto in condizioni peggiori. Ti prego, ti supplico, portami al dormitorio, ho bisogno di capire.

Tirò un lungo sospiro, poi entrò nella macchina dell'azienda e confermò al driver la destinazione, si girò scrutandomi, gli occhi erano carichi di tristezza.

- Ne sei sicura?
- Si, devo sapere che ha in mente e non posso aspettare un secondo di più.

Poi fece un gesto inaspettato. 

Allungò la mano e la intrecciò con la mia. La sua presenza mi regalò qualche attimo di serenità, le sue piccole dita, aggrovigliate alle mie, emanavano un forte calore dandomi un senso di protezione.
Dopo minuti che sembrarono infiniti l'auto accostò e scesi di volata, richiamai l'ascensore e salimmo al loro piano. 

Taehyung venne ad aprirci all'ingresso, delle enormi cuffie con microfono mi fecero capire che stava giocando a qualche videogioco online, lo salutai frettolosamente con un abbraccio, ma la mia espressione lo spaventò.

- Siena, tutto bene?
- Dopo ti spiego, dov'è Jungkook?
- In camera sua, ma..? 

Non gli feci nemmeno concludere la frase perché ero già a metà corridoio, bussai ripetutamente alla porta della sua camera.
Stavo sudando freddo, mi girava la testa, il corpo non smetteva di tremare e l'ansia aveva superato da tempo un livello sopportabile.

Il ragazzo aprì con un'espressione sorpresa, ma tornò subito serio.

- Siena. Che ci fai qui?
- Dobbiamo parlare.

Entrai, senza chiedere il permesso, in quella stanza che mi era così familiare da farmi stringere ulteriormente il cuore in una morsa soffocante, mi sedetti sul bordo del letto e aspettai che chiudesse il varco lasciandoci un momento di intimità
Si avvicinò con un passo lento e decise di soffermarsi appoggiandosi alla scrivania di fronte, mantenendo una certa distanza da me.

"Allora? C'è qualcosa che mi devi dire?"

Le sue sopracciglia si sollevarono incredule.

- Riguardo a?
- Noi due (sentenziai)

Si grattò la fronte, spostò un ciuffo ribelle di capelli che gli ricadde sulla medesima tempia subito dopo.

"Siena te l'ho già detto, ho bisogno di un momento di pausa."

Lo interruppi subito, ero troppo frustrata per accontentarmi delle solite banalità.

"Pausa? E allora perché Jimin ha detto che avevi delle cose da dirmi?"

Rimase sorpreso.

- Jimin? Quando lo hai visto?
- Abbiamo cenato insieme, ma non cercare di cambiare discorso.

𝘚𝘰, 𝘴𝘩𝘰𝘸 𝘮𝘦 [ 𝘑. 𝘑𝘬 ]     Where stories live. Discover now