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고마워요 / grazie / thank you


–Non serve arrossire per così poco.– scherzò Minho, continuando a mangiare, disinteressato rispetto a ciò che Jisung stava facendo.

Finché un panino impacchettato in una confezione di plastica non lo colpì in faccia. –Stai zitto.

–Come vuoi.

Jisung si girò verso la porta quando la sentì venir chiusa, comprendendo di essere ormai di nuovo bloccati in quella stanza. Sospirò, buttandosi sulla coperta che era stesa sul pavimento e chiedendosi cosa sarebbe successo da quel momento in poi.

Minho si alzò in piedi, calciando via dalla sua traiettoria dei pacchetti di cibo mentre camminava verso la finestra, guardando oltre ad essa.

Erano fuori dalla città. L'unica cosa che si poteva osservare da quel punto era un prato che sfumava in un bosco, qualche metro più in là. Non poteva neppure pensare di saltare fuori dalla finestra, dato che non si trovavano al piano terra, e comunque c'erano delle sbarre di metallo che gli avrebbero impedito di farlo. –Sembra proprio che siamo in trappola, eh?– commentò sarcastico, stringendo una sbarra fredda nel palmo della mano sinistra.

–Buongiorno anche a te.– gli rispose Jisung, bevendo dell'altra acqua da una bottiglietta.

Minho tornò a sedersi, appoggiando la schiena contro il muro e giocando un po' con le manette, le quali erano ancora nella stanza. –Allora, cosa mi racconti?

–Cosa ti fa pensare che io voglia parlare con te?

–Non lo so, magari il fatto che sono l'unica persona in questa stanza?

–Errato. Sei l'unica persona oltre a me, se ho voglia di parlare con qualcuno sceglierò me stesso.

Minho lo fissò in silenzio. –E io che dovrei fare?

–Non sono affari miei.

–Con tutto quello che ho fatto per te, potresti essere un po' più carino.

–Che stai dicendo? Sono estremamente carino, guarda.– disse, tirandosi un po' su dalla coperta e alzando le mani sotto il suo mento, i palmi quasi totalmente rivolti verso il soffitto, ad indicare il suo viso.

–La tua faccia non ti porterà chissà dove.

–Però mi ha quasi portato nel tuo letto, uh?

–Perché me lo stai ricordando ora? Volevi che succedesse?

–Ti pare? Sei tu che eri così ossessionato con me, inutile umano.

Minho lo guardò di storto. –Mi stai dicendo che non sei umano?

–Se lo sono sono meglio di qualsiasi altro umano. Sicuramente meglio di te.

–Quindi sei troppo bello e superiore a me perché io possa raggiungere il tuo livello.– constatò Minho.

Jisung si girò dall'altra parte, fissando la porta a un paio di metri da lui. No, non era affatto così. Aveva sempre finto di avere alta autostima di sé, ma in realtà era tutta una bugia, utilizzata per mascherare le sue insicurezze. E in qualunque modo avesse potuto pensare a Minho, quest'ultimo sarebbe sempre stato meglio di lui. Era attraente. Il suo viso lo era. Anche il suo corpo, per quanto avesse visto di lui un paio di anni prima. Il suo carattere non era il più convenzionale, ma era estremamente intelligente e lo usava a suo vantaggio per le sue battute sarcastiche, che lo avrebbero sempre fatto ridere, se non fosse stato per il suo enorme odio verso di lui. Era anche piuttosto pazzo, in un modo positivo. La sua mente era sempre molto creativa, nonostante non lo mostrasse sempre. E ora sembrava anche essere più gentile di quanto lo fosse stato una volta. Minho aveva tutto. Minho era tutto. E Jisung non sarebbe mai stato nulla a confronto.

of these chains | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora