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안아줘 / abbracciami / hug me


E di nuovo, i giorni seguenti si susseguirono come se non fosse successo nulla. Minho sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo per fermarlo, per cambiare quella situazione agonizzante. Non solo per Jisung, anche per sé stesso.

–Devi andare a lavoro oggi?– gli chiese Minho, sedendosi al tavolo e guardandolo mentre scriveva di nuovo qualcosa su quel cellulare.

–No. Sono libero questa sera.– rispose Jisung, spegnendo lo schermo del cellulare e tornando a fissare la luce del tramonto che entrava dalla finestra, respirando, ma non troppo a fondo.

–Ho bisogno di parlarti.– disse Minho, il suo tono serio. –Puoi sederti qui vicino a me?

Jisung deglutì. Nella sua mente si stavano susseguendo migliaia di possibilità su ciò che avrebbe potuto dirgli. Lo avrebbe cacciato? Sarebbe rimasto senza casa di nuovo? Avrebbe dovuto lavorare ancora di più? Aveva fatto qualcosa di sbagliato?

Si alzò in piedi a fatica, dato che le gambe gli facevano male dopo aver corso fin troppo; spostando la sedia accanto a Minho e sedendosi come richiesto.

Minho sospirò, raggiungendo gli occhi del ragazzo con i suoi. Era così facile leggerlo, come poteva pensare di poter nascondere tutto così facilmente? –Lo so che non stai bene.

Jisung abbassò lo sguardo. –No, io..sto bene, lo giuro.

–Jisung. Non sei così bravo a recitare quanto pensi.

Il suo viso si alzò di nuovo. I suoi occhi erano lucidi, le sue labbra leggermente aperte. –Scusa se non sono perfetto come te, allora.– disse, tirandosi su come se stesse per alzarsi, finché qualcosa gli impedì di farlo. La mano di Minho, sul suo braccio.

–Non sei perfetto, e va benissimo così. Non lo sono nemmeno io. Ma è proprio questo che mi fa male. Quanto tu cerchi di esserlo, di sembrarlo. Cerchi di avere ogni cosa sotto controllo, forse è perché ti sentiresti perso se non fosse così.

–Perché vuoi cercare di capirmi così tanto? Potresti anche lasciarmi stare e basta, non–

–Perché fa così male. Fa malissimo.– disse, mordendosi il labbro inferiore. –Fa male sentirti piangere. Fa male vederti andare sempre da qualche parte, fa male sapere che sei stanco, costantemente. Che non hai nemmeno la forza di parlarmi, di scherzare con me, di odiarmi come hai sempre fatto. Non l'hai capito, che ci tengo a te? Forse sarà strano saperlo, forse davvero mi odi. Ma io..Jisung, non sto cercando di capirti. Sei un libro aperto per me. Ma anche se posso vedere senza fatica tutto ciò che stai vivendo, tu non vuoi essere aiutato. Cosa dovrei fare? Cosa posso fare, per aiutarti?

–Mi hai già aiutato abbastanza.– mormorò Jisung, dopo qualche secondo.

–Sei sempre così solo. Pensavo fosse perché sei sempre impegnato, ma..nessuno ti viene a trovare. Tu non esci mai con nessuno. E nessuno è disposto ad aiutarti, a parte me. Non saresti mai neppure essere dovuto arrivare ad una situazione simile. Se c'è qualcosa che ti stai tenendo dentro e hai bisogno di dirlo a qualcuno, io sono qui. Lo sai, vero? Sono qui. Ti ascolterò.

La mano di Minho lasciò andare il suo braccio, scorrendo verso la sua mano e sfiorando appena la sua pelle.

–Non sei solo.

–Non..non ho bisogno di nulla. Me la caverò da solo.

–Non devi farlo per forza. Se lo capisci, ti lascerò stare e non ti chiederò più nulla, lo so che non è giusto per me obbligarti a dirmi qualcosa che non ti senti di dire. Ma sappi soltanto che non devi essere per forza da solo. Non devi per forza "cavartela" da solo.

of these chains | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora